Purgatorio Canto XIII: commento e spiegazione
Spiegazione e commento dei versi del canto 13 del Purgatorio di Dante: qui sono punite le anime degli invidiosi (3 pagine formato docx)
PURGATORIO CANTO XIII: COMMENTO E SPIEGAZIONE
Purgatorio - Canto XIII. 1-15: Dante introduce la nuova cornice: sono arrivati nel punto in cui il monte è come tagliato e da dove inizia la seconda cornice, che ha diametro minore e curva più stretta rispetto alla precedente, quindi fa una descrizione realistica.
Il paesaggio però è differente: la prima cornice era fatta di marmo bianco puro e la parte del monte era incisa da bassorilievi che presentavano esempi di mancanza di superbia premiata, mentre il sentiero era inciso da bassorilievi che mostravano esempi di superbia puniti, così che le anime penitenti li guardavano, camminando col viso chino sotto il peso del proprio peccato. Qui, invece, la roccia è brulla, livida, quasi ad anticipare già il peccato dell’invidia che nasce dalla solitudine assoluta di un individuo, che avendo un vuoto di immagine o di sentimenti, lo vuole riempire cercando negli altri lo stesso vuoto. Virgilio prima di parlare compie un movimento strano, quasi un rito: per voltarsi a destra verso il sole, fa perno con il piede destro e piega la parte sinistra del corpo.
16-27: Virgilio fa un’apostrofe al Sole con un riferimento allegorico, in quanto il Sole è simbolo della grazia, che è allegoria della luce della ragione e di Dio. Catone gli aveva detto di seguire la luce del Sole, perciò quando non trova nessuno spirito che gli indichi la via da seguire segue il Sole e in questo caso lo loda, riprendendo il cantico delle creature di San Francesco.
16-27: Virgilio fa un’apostrofe al Sole con un riferimento allegorico, in quanto il Sole è simbolo della grazia, che è allegoria della luce della ragione e di Dio. Catone gli aveva detto di seguire la luce del Sole, perciò quando non trova nessuno spirito che gli indichi la via da seguire segue il Sole e in questo caso lo loda, riprendendo il cantico delle creature di San Francesco.
Canto 1 Purgatorio: parafrasi, analisi e figure retoriche
GLI INVIDIOSI DANTE: COMMENTO
Nell’Antico e nel Nuovo Testamento si legge come il Sole sia sinonimo di non invidia. Prima nella lettera di Giovanni è scritto che le tenebre dell’invidia oscurano gli occhi, poi nel libro di Giobbe che gli invidiosi anche di giorno sono nelle tenebre e a mezzogiorno, per loro, è come fosse mezzanotte. Nella prima cornice avevano usato molto la vista, ora invece è l’udito che fa parte del rito di espiazione che devono compiere gli invidiosi, perciò sentono degli inviti alla mensa della carità: infatti l’invidia è la negazione dell’amore fraterno e così come in vita erano stati incapaci di amare il prossimo, ora invitano il prossimo a partecipare alla loro carità.
28-51: le tre frasi che sentono sono la sintesi di esempi di carità e vengono ripetute a intervalli regolari. La prima è presa dal vangelo di Giovanni ed è la frase di Maria rivolta a Gesù alle nozze di Cana, quando aveva provato affetto verso i giovani che non avevano più vino da offrire agli invitati e la sua carità aveva portato al miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, simbolo di sapienza. La seconda si riferisce al personaggio classico di Oreste, figlio di Agamennone, che volle vendicare la morte del padre Agamennone ucciso dalla moglie Clitennestra con l'aiuto dell'amante Egisto. Tornato a Micene con l'amico Pilade, la congiura venne svelata e Oreste condannato a morte; Pilade finse di essere lui per salvarlo e tra i due iniziò una nobile gara dettata dall'amicizia in cui ciascuno pretendeva di essere Oreste.
28-51: le tre frasi che sentono sono la sintesi di esempi di carità e vengono ripetute a intervalli regolari. La prima è presa dal vangelo di Giovanni ed è la frase di Maria rivolta a Gesù alle nozze di Cana, quando aveva provato affetto verso i giovani che non avevano più vino da offrire agli invitati e la sua carità aveva portato al miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, simbolo di sapienza. La seconda si riferisce al personaggio classico di Oreste, figlio di Agamennone, che volle vendicare la morte del padre Agamennone ucciso dalla moglie Clitennestra con l'aiuto dell'amante Egisto. Tornato a Micene con l'amico Pilade, la congiura venne svelata e Oreste condannato a morte; Pilade finse di essere lui per salvarlo e tra i due iniziò una nobile gara dettata dall'amicizia in cui ciascuno pretendeva di essere Oreste.
Canto 22 Purgatorio: riassunto e analisi
CONTRAPPASSO INVIDIOSI PURGATORIO
Questo esempio era stato ripreso anche da Cicerone nel de Amicitia. La terza è presa dal vangelo di Matteo e fa parte degli insegnamenti di amore impartiti da Cristo agli apostoli. L’amore verso gli altri doveva essere assoluto e ad oltranza, anche verso chi ci odia e ci fa del male. Virgilio risponde a Dante con una metafora, incitando al bene con l’immagine di una frusta che lo deve spingere verso la sommità della montagna, ossia verso l’espiazione della tendenza a peccare, e le cui corde sono le voci aeree che raccontano esempi di carità, mentre il freno deve trattenere dal peccato ed è rappresentato dagli esempi di invidia puniti che incontrerà in seguito. Virgilio, però, ha paura che Dante segua solo l’udito, mentre deve usare anche la vista per essere un exemplum humanitati, quindi lo esorta a osservare meglio.