Il viaggio come metafora di vita

archetipi, riferimenti letterari. Viaggiare come atto di umiltà (4 pagine formato doc)

Appunto di ciccettinavip
In tutta la storia letteraria il tema del viaggio ha sempre avuto un grande valore.
La narrativa ha sfruttato frequentemente questa struttura e la scrittura stessa è stata spesso rappresentata e definita attraverso la metafora del viaggio. Nelle società preindustriali viaggiare era una eccezionale occasione di conoscenza. Un viaggio era una avventura memorabile, da cui il viaggiatore usciva fortemente segnato e modificato. Nella letteratura dell'Ottocento, ma possiamo dire già a partire dal Settecento, il viaggio rappresentò una possibilità di evasione, di ricerca di luoghi lontani dalla città, dalla banalità del quotidiano. Da un certo momento in poi, che storicamente possiamo identificare con la costruzione delle ferrovie, viaggiare divenne più facile, meno pericoloso, e accessibile a tutti.
Ai giorni nostri, con il perfezionamento dei mezzi di trasporto, il viaggio è diventato una esperienza abituale e diffusa. La comunicazione simultanea attraverso i nuovi media permette di raggiungere realtà molto distanti senza nessuno sforzo, né fisico, né, aggiungerei, intellettivo. Questa quotidianità del viaggio, questa sua normalità e facilità, hanno determinato una perdita di quel suo peculiare carattere di esperienza essenziale ed esistenziale, una perdita che la letteratura ha denunciato sottolineando la crescente delusione lasciata da questa esperienza. Partire per conquistare uno spazio e per farsi conquistare, per cercare qualcosa di assoluto diviene un'esperienza solo frustrante, perché ci si accorge che si ritrovano ovunque i segni di quella civiltà da cui si vuole evadere. Il viaggiatore attraversa luoghi che si somigliano tutti tra loro. Il turismo è un modo per trasportare inevitabilmente ovunque il proprio mondo, le proprie abitudini di consumatore. Per questo motivo la recente letteratura parla del viaggio come di una esperienza perduta.