Gaio Giulio Cesare: De Bello Gallico e De bello civili

Commento generale sulle opere - De Bello Gallico e De bello civili - e lo stile di Cesare (2 pagine formato doc)

Appunto di cassiopea24

GIULIO CESARE: DE BELLO GALLICO E DE BELLO CIVILI

Cesare.

I Commentari furono molto probabilmente denominate dall’autore come Commentarii rerum gestarum, ossia “resoconto delle proprie imprese”. Benché di argomento storico, i Commentari non appartengono al genere storiografico, né l’autore aveva l’intenzione di scrivere un’opera storica. Per “commentarius” si indicava la raccolta di materiale che costituiva la fase preparatoria alla stesura dell’opera storica. Possiedono doti formali riassunte nella formula “pura et inlustris brevitas”: uso di parole corrette e genuinamente latine; dote della chiarezza; capacità di selezionare i fatti più importanti e di esporli in brevi parole.
Il consapevole allontanamento dall’opera storiografica è confermato dall’assenza della prefazione, tipica dell’opera storica. Ciò nonostante a volte l’autore utilizza elementi dell’opera storica, come l’inserzione di digressioni etnografiche o l’uso di discorsi diretti.

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COMMENTARII DE BELLO GALLICO

La caratteristica più importante dei Commentari è che l’autore sia il protagonista dei fatti narrati. Per questo motivo essi sono accostabili al filone memorialistico  e autobiografico di cui conservano lo scopo di esaltare o giustificare le azioni del protagonista. La novità dei Commentarii sta nell’incisività del racconto, dal linguaggio schietto, dall’essenzialità dello stile e dal distacco che Cesare mantiene rispetto ai fatti narrati con la narrazione in terza persona. Riguardo l’attendibilità storica dei Commentarii ci sono stati, nel corso degli anni, diversi dubbi. Tuttavia attraverso il confronto con altre fonti antiche che narrano gli stessi avvenimenti (Svetonio, Plutarco) si è visto che sussistono soltanto piccole imperfezioni. D’altronde, Cesare non si sarebbe esposto facilmente a smentite su dei fatti di cui molti erano stati testimoni. Lo scopo principale dei Commentarii è quello di presentare in buona luce il protagonista dei fatti.

I commentarii De Bello Gallico sono il resoconto di otto anni di campagne (otto libri, dei quali, l’ottavo, scritto dal legato Aulo Irzio) condotte da Cesare contro le popolazioni galliche, scritto per reagire alle accuse delle classi dirigenti avversarie di Cesare, e presenta quindi la conquista della Gallia come un qualcosa di inevitabile e essenziale per la sopravvivenza di Roma, in quanto serviva per controllare il Reno e impedire che i Germani lo oltrepassassero. Il De Bello Gallico tutto sommato è scritto in maniera abbastanza obbiettiva, anche facendo ricorso alla terza persona, ma anche molto distaccata dagli eventi. Cesare parla di eventi che accadono in terre lontane da Roma, terre che nemmeno lui conosce a fondo, delle quali ci descrive per sommi capi la geografia, i gruppi etnici che le abitano e le abitudini di questi ultimi. Autoesaltazione: La guerra gallica non richiedeva una particolare giustificazione, anche perché era stata vittoriosa. A Cesare erano sì state mosse accuse di aver violato le norme dello ius belli ma tutti sapevano che quelle erano strategie politiche contro di lui. Pertanto la guerra in Gallia restava comunque una “guerra giusta”, spesso giustificata da un’autodifesa. Lo scopo è dunque quello di dare di sé il ritratto di un grande generale, che identifica la propria gloria con quella di Roma. Poiché a queste doti militari si aggiungono anche doti di scrittore, si può dire che egli ha raggiunto il suo scopo.

DE BELLO CIVILI

Il De bello civili presenta, rispetto al De Bello Gallico, una minore obbiettività, dovuta alla diversa situazione. L’opera è costituita da tre libri, vi sono poi altri tre libri, di cui però non si conosce l’autore, e tratta le vicende legate alla guerra civile fra cesariani e repubblicani, i quali sono comandati da Pompeo.