De Ira: analisi del testo
De ira: analisi del testo della raccolta, in tre libri, di Seneca (1 pagine formato doc)
DE IRA: ANALISI DEL TESTO
Seneca – De Ira: analisi del testo. Analizziamo una delle opere più psicologiche di Seneca, nella quale viene analizzato uno dei sentimenti più istintivi, inconsci, della mente umana, ovvero l’ira.
L’opera in questione è, appunto, “De Ira”.“De ira” è un’opera raccolta in tre libri, pubblicata tra il 39 e il 40, e appartiene ai dieci Dialoghi di Seneca.
In questo componimento non vi sono dei veri e propri dialoghi tra due o più personaggi inseriti in una cornice storica, ma l'autore parla sempre in prima persona, avendo come unico interlocutore il destinatario dell'opera. In questo scritto l'ira è intesa come una passione che offusca la mente e la ragione, passione estrema al limite con la follia, capace di far fare qualsiasi cosa a chi la prova, in modo incontrollato.
De Ira III, 36 1-4: traduzione
DE IRA III 13 1-3 ANALISI
La lotta contro le passioni costituisce un tema fondamentale nell’opera di Seneca, le quali, secondo il filosofo, ostacolano la bontà, indirizzando la volontà verso fini negativi. Quindi bisogna evitare che le passioni prendano il possesso dell’io. E l’ira, come ogni altra passione, ci aggredisce come una belva, pronta a scatenarsi se lasciata libera. L’ira, quindi, va controllata e tenuta rinchiusa. L’unica terapia nel bloccare le passioni e l’ira è fermarle non appena si manifestano, ovvero, quando l’io, colpito dal desiderio di un falso bene o nella paura di un falso male, rimane ancora responsabile dell’io stesso. Ma, una volta che esse prendono possesso dell’io, non è più possibile ritornare indietro.
Quindi, Seneca afferma che l’ira scaturisce dall’indignazione e ritiene che essa non riesca a spingere all’azione se non riceve l’assenso dall’animo tutto.
De ira di Seneca: traduzione
LA LOTTA CONTRO L'IRA: ANALISI
La vera ira è dunque quella che scavalca la ragione, che è incapace di contenere il moto del proprio animo e che si trascina dietro la ragione. L’ira provoca l’attacco, stacca i freni inibitori, anche se si è uomini pacifici: l’ira non ha nulla a che vedere con la ferocia.
Ed ecco un passaggio interessante: ma allora, l’interlocutore obietta a Seneca all’inizio del sesto capitolo, l’uomo virtuoso deve arrabbiarsi di fronte alle azioni disoneste. No, risponde Seneca, perché altrimenti il saggio sarebbe perennemente arrabbiato, data l’ingiustizia del mondo, e sprofonderebbe nella tristezza, cattiva compagna dell’ira, impazzirebbe.