In difesa della poesia satirica - Orazio
In difesa della poesia satirica - La lunga satira consta complessivamente di 3 momenti: una prima parte storicamnte teorica, in cui Orazio indica la genesi ideale della satira romana; una seconda parte in cui il poeta chiarisce il vero ufficio della poesi (0 pagine formato txt)
"I poeti Aristofane, Cratino ed Eupoli con gli altri dell'antica Commedia, se qualcuno meritava biasimo perché ladro e disonesto o adultero o assassino o in altro modo infamato, con molta libertà lo bollavano.
Tutto a quelli attinse Lucilio e li seguì solo mutando accenti e ritmi: arguto era e di naso fino, ma duro nel comporre i versi; fu questo il suo difetto: nello spazio di un'ora, disinvolto, egli dettava duecento versi, come fosse cosa grande; e poiché scorreva limaccioso c'era molto da togliere: loquace, pigro nel sopportare la fatica dello scrivere, dico scriver bene, ché scriver molto a me non interessa. Ora Crispino, cento contro uno, mi sfida: 'Prendi pure, se tu vuoi, prendi le tavolette con la cera, fissa tu l'ora, il luogo che ti pare, i testimoni, e si vedrà di noi chi sa scriver di più'. Sia lode ai Numi che mi fecero d'animo piccino, atto a poco parlare e raramente. Ma tu, come ti piace, imita pure il mantice caprino, pieno d'aria, che sbuffa finché il fuoco ha rammollito il ferro. Fannio portò giù da sé la cassa dei suoi libri e il suo ritratto in bottega, beato: ma nessuno legge i miei scritti ne m'arrischio io stesso di recitarli in pubblico: c'è gente a cui non piace affatto questo genere: e sono i più, con la coscienza sporca. Scegli in mezzo alla folla chi tu vuoi: questo dall'avarizia è tribolato o dalla misera ambizione; quello ha desiderio pazzo delle donne maritate, quest'altro dei fanciulli; questo qui lo rapiscono i bagliori dell'argento, stupisce Albio dei bronzi; quello traffica merci in tutto il mondo dietro al giro del sole, anzi si getta precipìte tra i rischi come polvere che il turbine solleva, per non perdere nulla dal capitale o per accrescerlo: tutti questi dei versi hanno paura ed odiano i poeti: 'Ha il fieno in corno, fuggi lontano: pur di suscitare una risata non risparmia amici né se stesso; scribacchia alcune cose e sùbito s'affanna che le sappiano quanti vengon dal forno o dalla fonte e i fanciulli e le vecchie'. Aspetta un poco, lascia ch'io ti risponda brevemente. Devi sapere, intanto, ch'io mi tolgo dal numero di quelli a cui concedo d'esser poeti: ché non basta infatti comporre bene un verso; e se qualcuno come me scrive cose più vicine alla prosa, costui non è poeta: darai l'onore di un tal nome a chi possegga genio, un animo divino, un linguaggio sublime ed ispirato. Per questo alcuni fecero questione se la commedia sia poesia o no, giacché vi manca l'impeto, il vigore dello spirito tanto nella forma quanto nel contenuto: pura prosa, se dalla prosa non si discostasse per certezza di metro: 'Il padre irato s'infuria perché il figlio dissoluto, pazzo per un'amica rneretrice, rifiuta questa moglie pur con grossa dote e ubriaco, che vergogna!, gira di sera con le fiaccole'. Ma forse Pomponio, se gli fosse ancora vivo il padre, ne udirebbe di più gravi Non basta quindi un verso elaborato di semplice parole che se tu sciogli un qualunque padre si potrebbe sdegnare come quello mascherato. Se dai versi c