Lettere a Lucilio (Seneca ) Libro II, Lettera 3
Seneca, lettere a Lucilio, Libro II - Lettera III, "Bisogna dedicarsi allo studio della filosofia che sola può dare la felicità ".(formato txt) (0 pagine formato txt)
LETTERA IV BISOGNA DEDICARSI ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA CHE SOLA PUÒ DARE LA FELICITÀ So bene, caro Lucilio, che tu vedi Chiaramente che la vita non può essere felice e nemmeno tollerabile senza l'amore della sapienza; i primi suoi rudimenti bastano a renderla tollerabile, ma quando poi è sapienza perfetta allora rende la vita perfettamente felice.
Ma questo anche se appare evidente va confermato e impresso più profondamente nell'animo colla quotidiana meditazione: ché è più difficile mantenere che fare dei buoni propositi. Bisogna perseverare nella virtù e aggiungerle nuovo vigore con assiduo studio, finché la bontà del pensiero si sia tradotta in buona volontà. Pertanto non hai bisogno con me di fare molte parole e lunghi atti di fede: io capisco che tu hai compiuto un grande progresso. Conosco l'origine delle cose che mi scrivi: e so che non sono né finzioni né coloriti abbellimenti. Ti dico tuttavia francamente quello che penso: ho per te viva speranza ma non ancora intera fiducia, e voglio che anche tu adotti questa stessa norma. Non è bene che tu creda a te stesso troppo presto e facilmente. Fruga dentro te stesso, guardati da varie parti, osservati attentamente e vedi di capire se abbi fatto progresso nella filosofia o nella vita stessa. La filosofia non è un artificio preparato per farne ostentazione agli occhi del popolo: il suo valore non è nelle parole ma è nei fatti. Non serve per trascorrere le giornate con qualche diletto o per dissipare il senso di fastidio che c'è nell'ozio. La filosofia forma e costituisce l'animo, regola la vita e dirige le azioni, ordina le cose da fare e da omettere, siede al timone e dirige il corso delle vite fluttuanti per incerte direzioni. Senza la filosofia non è possibile una vita veramente scevra da timori e turbamenti: ad ogni ora circostanze continuamente diverse esigono consigli che solo ad essa si possono chiedere. Qualcuno può dirmi: s ma a che giova la filosofia se c'è sopra di noi il destino Che giova se ci governa la divinità Che giova se chi comanda è il caso Ciò che è ormai fisso non può essere mutato, e niente si può fare contro l'incerto; la divinità è padrona delle mie deliberazioni ed ha già decretato che cosa io debba fare, oppure la fortuna nulla concede alle mie deliberazioni." Se anche c'è un tanto di vero in queste affermazioni, se anche rispondono pienamente a verità, mio Lucilio, in ogni modo bisogna dedicarsi alla filosofia: sia che il destino colla sua inesorabile legge o Dio signore dell'universo abbia predisposto tutte le cose, sia che il caso spinga o getti avanti a sé senz'ordine alcuno le umane cose, noi dobbiamo trovare nella filosofia la nostra difesa. Essa ci incoraggia ad obbedire volentieri a Dio e con dignitosa fermezza alla fortuna, c'insegnerà a seguire i voleri di Dio, ed a sopportare i capricci del caso. Ma non è questo il momento di discutere quale compito resti all'uomo, se ci governi una Provvidenza, oppure se una serie di atti del destino ci tragga prigionieri