Lucrezio - Contro il timore della morte

Lucrezio - Contro il timore della morte (tratto dal De rerum natura libro III, vv. 830-867). (1 pagina, formato word) (0 pagine formato doc)

Appunto di epris
«Nulla è dunque la morte per noi e non ci riguarda affatto, dal momento che la natura dell'anima è da ritenere mortale «Nulla è dunque la morte per noi e non ci riguarda affatto, dal momento che la natura dell'anima è da ritenere mortale.
E come, prima che venisse il tem­po della nostra nascita, non avemmo nessuna sensazione angosciosa, neppu­re quando i Cartaginesi da ogni parte si rovesciarono per combattere e ogni angolo della terra, scosso dal terrificante ciclone della guerra, sembrò freme­re di terrore sotto la volta del cielo e tutti gli uomini, per terra e per mare, rimasero nell'incertezza sotto quale delle due potenze dovessero cadere in servitù: cosi, quando non ci saremo più, quando sarà consumata la separa­zione dell'anima e del corpo, di cui ora siamo congiuntamente costituiti, cer­to, dato che allora non saremo in vita, non ci potrà accadere più nulla che sia tale da svegliare la nostra sensibilità, neanche se la terra si mescolerà col ma­re ed il mare col cielo. E se per caso, dopo essere stata separata dal corpo, l'anima nostra nella sua sostanza dovesse sentire qualcosa, ciò non avrebbe alcun valore per noi dato che noi siamo congiuntamente costituiti dall'indispensabile unione di corpo e anima.
E anche se, dopo la morte, una nuova era dovesse riunire la materia di cui eravamo fatti e ridurla nuovamente nella forma attuale e ci fosse con­cessa nuovamente la luce della vita, neppure quest'evento potrebbe riguar­darci in qualche modo, una volta che sia stata interrotta la continuità della nostra coscienza».