La morte di Cleopatra di Orazio: analisi
Analisi de "La morte di Cleopatra" di Orazio (4 pagine formato doc)
LA MORTE DI CLEOPATRA ORAZIO: ANALISI
Commento al carmen 1,37 “La morte di Cleopatra” di Orazio.Comprensione del testo
Ora si deve bere, ora la terra va battuta
con il piede libero,
ora è tempo di ornare il letto degli dei
con mense saliarie (degne dei Salii), o compagni.
prima di questo non era lecito
versare il Cecubo dalle antiche cantine
fin tanto che una regina folle preparava
per il campidoglio
rovine e lutto con il potere, con il gregge
contaminato dalla malattia di uomini
vergognosi frenata quanto si vuole tanto
da sperare qualsiasi cosa
ed ebbra della dolce fortuna
Spense la sua euforia una nave a
stento salvata dalle fiamme
riportò alla sua mente ottenebrata
dal Mareotico verso le vere paure
Cesare che si affrettava con i remi
dall’Italia verso lei che fuggiva come
lo sparviero verso le dolci colombe
o il veloce cacciatore verso la lepre
nei campi dell’Emonie nivali (coperte di neve)
per incatenare qual mostro fatale.
che chiedendo di morire non come
una donnicciola né temette la spada
né riparò in nascoste terre con la
veloce flotta
osando guardare la reggia distrutta
lo sguardo impassibile e trattare con
animo forte anche i serpenti squamosi
per il corpo con l’oscuro veleno
più fiera nella scelta consapevole di morire.
sottraendo alle crudeli Libarne chiaramente
di essere portata come una donna
qualsiasi lei una donna tutt’altro che
di basse origini in un trionfo superbo.
Assassinio di Pompeo: versione di latino
LA MORTE DI CLEOPATRA DI ORAZIO
Analisi Testuale. Il Carmen 1,37 intitolato “La morte di Cleopatra inizia con l’anafora “Nunc est bibendum, nunc pede libero...nunc Saliaribus…” ripetuta per tre volte per sottolineare la gioia improvvisa della notizia della morte di Cleopatra.
“ Est bibendum è una perifrastica passiva impersonale, mentre ritroviamo con “pulsanda”una perifrastica passiva personale, entrambe segno di gioia e d’esortazione di festa. L’ablativo strumentale “Saliaribus dapibus”fa parte di una struttura che in realtà sarebbe “nunc, sodales, tempus erat ornare pulvinar deorum Saliaribus dapibus. “Pulvinar” è la metonimia che sta per letto tricliniare su cui erano poste le immagini degli Dèi per rendere loro omaggio offerte.Nel verso 4 è usato il verbo all’imperfetto “erat” per sottolineare che l’avvenimento è già avvenuto; in seguito alla fine del verso troviamo “sodales” che è un vocativo, riferito ai compagni esortati a festeggiare.
La seconda quartina è introdotta da “Antehac”, termine che è contrapposto all’anafora “nunc”, nefas è un sostantivo indeclinabile seguito da erat, che è sottinteso; “cellis avitis” è un ablativo di allontanamento.
Il “dum”, che introduce una subordinata, temporale con l’imperfetto “parabat”, è seguito da “Capitolio regina”, termine molto importante perché rappresenta la contrapposizione dell’iberbato tra Roma, testimoniata dal monte Capitolino, e l’Egitto, regno di Cleopatra ( possiamo definirla come callida iunctura).
“dementis”è la forma arcaica di dementes, ed è un’ipallage perché concettualmente il termine è legato a regina, ma grammaticalmente è vicino a ruinas.
Il termine funus è un’anastrofe, e si può osservare come ci sia un chiasmo negli ultimi due versi: “Capitolio ruinas et funus imperio parabat.”.