Ennio, Terenzio, Plauto e Lucilio: riassunto
Riassunto di latino sulla vita e opere di Ennio, Terenzio, Plauto e Lucilio (3 pagine formato doc)
ENNIO, TERENZIO, PLAUTO E LUCILIO: RIASSUNTO
Ennio: Quinto Ennio nacque nel 239 a.C.
a Rudiae. Lo stesso Ennio, secondo Gellio, diceva di avere tre anime, perché era in grado di parlare in greco, osco e latino. Nel corso della Seconda Guerra Punica combatté in Sardegna come socius dell’esercito romano; lí conobbe Catone, allora questore, che lo portò con sé a Roma. Esercitò la professione di grammaticus, insegnando greco e latino. Molto apprezzato negli ambienti culturali e tra i personaggi piú influenti, Ennio divenne ben presto amico degli Scipioni e soprattutto di Scipione l’Africano, per il quale scrisse il poemetto encomiastico Scipio. Nel 189 a.C. seguí il console Marco Fulvio Nobiliore nella campagna militare contro gli Etòli, per celebrare come poeta le sue gesta, e dopo la presa della città di Ambracia scrisse la tragedia omonima. Nel 184 a.C.Terenzio: vita, opere e pensiero
ANNALES ENNIO
Quinto Fulvio Nobiliore, figlio diMarco, gli fece conferire la cittadinanza romana, come testimonia negli Annales. Ennio morí a Roma nel 169 a.C., anno in cui fu rappresentata la sua ultima tragedia, il Thyestes.scrisse molte tragedie di argomento greco sono conservati venti titoli e oltre quattrocento versi; di quelle di argomento romano due titoli: Sabinae eAmbracia e pochi frammenti. Quasi nulla rimane invece delle commedie, Caupuncula (L’ostessa) e Pancratiastes (Il giocatore di pancrazio). Da Terenzio sappiamo che, come già Nevio, Ennio “contaminò” i modelli greci nell’elaborazione delle sue commedie dove emergono i linguagi della Commedia Nuova. Scrisse quattro o sei libri di Saturae, poesie di vario argomento in metri differenti; il poemetto Scipio, in onore di Scipione l’Africano; il Sota, una raccolta di versi ispirati nel metro e forse anche nel genere alla poesia di Sòtade di Maronea; gli Hedyphagetica (Piatti succulenti), un poema gastronomico in esametri, di cui resta un solo frammento con un elenco di pesci e frutti di mare commestibili. Ennio compose anche quattro epigrammi in distici elegiaci.
EPICHARMUS ENNIO
L’interesse per la filosofia è testimoniato da varie opere: l’Epicharmus (Epicàrmo); l’Euhemerus (Evèmero); il Protrepticus (Protrettico), o Praecepta (Precetti). Di tutte queste opere ci sono pervenuti pochissimi frammenti, ma tracce di riflessione filosofica si trovano un po’ in tutte le opere di Ennio e in particolare negli Annales. L’opera principale è il poema epico Annales, in esametri, che narrava la storia di Roma dalle origini sino all’epoca dell’autore. Diviso dallo stesso Ennio in diciotto libri, ne restano circa 400 frammenti, per un totale di oltre 600 versi. Esso costituí per tutta l’epoca repubblicana il modello supremo di composizione epica e influenzò profondamente la poesia e la prosa successiva.
ENNIO TRAGEDIE
Le tragedie enniane: Ennio dovette iniziare la sua carriera letteraria come autore teatrale e in quest’ambito si contraddistinse quale autore di coturnate. A lui si deve la creazione di un linguaggio e di uno stile tragico caratterizzati dall’utilizzo di tutti gli espedienti retorici; le passioni piú forti, il solenne e il magniloquente, il patetico e l’orrorifico sono ben evidenti nei frammenti rimasti. Enniosi rapportò alle opere greche con grande libertà, modificandone talvolta l’intreccio con ampliamenti e riduzioni e con l’uso frequente della contaminatio, cioèdella mescolanza di modelli diversi. E’ rimasto un esempio di coro enniano nell’Ifigenia, dove sembra probabile che la composizione del coro sia stata modificata rispetto all’originale. Ennio diede particolare risalto agli effetti patetici, come mostrano i personaggi delle sue opere agitati da emozioni forti e da sentimenti esasperati. Di particolare intensità dovevano risultare passi come l’addio di Medea ai suoi figli, in cui l’eroina con accenti commoventi si separa dai figli che lei stessa sta per uccidere.
PLAUTO: VITA E OPERE
Plauto: 255-251 a.C. nasce a Sàrsina, piccolo centro umbro sottomesso a Roma. 222 a.C. forse partecipa alla Prima Guerra Gallica; in seguito si trasferisce a Roma. 215 a.C. inizia la sua attività di drammaturgo nella Capitale. 191 a.C. mette in scena lo Pseudolus. 184 a.C. muore. Delle centotrenta commedie attribuite anticamente a Plauto, sono sopravvissute in forma completa soltanto le ventuno indicate come sicuramente autentiche dal grammatico Varrone (I secolo a.C.). Di queste commedie (dette, appunto, fabulae Varronianae) è opportuno ricordare l’Amphitruo («Anfitriòne»), che ha per protagonisti gli dèi Giove e Mercurio, calati nelle spoglie di Anfitriòne e del suo servo; l’Aulularia (la «commedia della pentola»), che rappresenta le peripezie di un avaro alla ricerca della sua pentola d’oro perduta; le Bacchides (le «Bacchidi») e i Menaechmi (i «Menecmi»), commedie dai complicati intrecci basati sulla confusione di fratelli gemelli; l’Epidicus («Epídico») e lo Pseudolus («Pseudolo»), ruotanti sull’inesauribile destrezza e capacità inventiva di due abili servi; il Miles gloriosus (il «Soldato fanfarone»), in cui è inscenata la beffa ai danni di un borioso militare. Di tutte le commedie, la Vidularia (la «Commedia del baule»), ultima del corpus
manoscritto, si è conservata solo in modo frammentario. Le commedie plautine sono anzitutto traduzioni di testi comici greci, per lo piú composti da poeti della Commedia Nuova (vedi p. 57); l’intervento di Plauto si esplica, comunque, in una traduzione “artistica”, che comporta la conservazione degli intrecci di base, ma anche un profondo adattamento e, talora, una vera e propria modifica degli originali, di cui il poeta taglia, amplifica o riduce le scene a proprio piacimento. Sono eliminati gli intermezzi corali (privi di collegamento con la trama), che spezzavano le commedie greche in atti, ma nel contempo sono create nuove parti recitate (solitamente piú numerose delle parti parlate) e soprattutto numerose sezioni cantate (cantica). La struttura di base delle commedie plautine è fissa: in una situazione iniziale, solita-mente neutra o positiva, si crea un contrasto fra due (o piú) personaggi, motivato dal desiderio di possedere una cosa (un oggetto o una donna); questa situazione di frizione produce una peripezia, che può essere risolta grazie all’inganno oppure grazie al “riconoscimento” della non sussistenza del motivo di contrasto. Le peculiarità dell’intreccio sono subito rivelate nel prologo iniziale, grazie al quale il pubblico risulta immediatamente informato della vicenda: Plauto, infatti, non bada né all’originalità (o alla coerenza) degli intrecci né all’approfondimento psicologico o caratteriale dei personaggi, ma piuttosto alla elaborazione di situazioni concluse che siano fonte di comicità nelle azioni e nelle battute dei personaggi. Da questo punto di vista, il personaggio del servo svolge un ruolo fondamentale, poiché rappresenta, nella maggior parte delle commedie, la figura dell’ideatore dei piani dolosi e il risolutore delle situazioni piú complesse e intricate, rivelandosi cosí come il vero “regista” delle azioni degli altri personaggi. La centralità della figura del servo non assume, comunque, un ruolo eversivo o anticonformista: il servo, infatti, agisce di solito in favore del suo padrone e, dal buon esito delle proprie trame, quasi mai ricava un beneficio diretto (ma tutt’al piú un beneficio di riflesso, dovuto all’affermazione del personaggio coadiuvato dal servo stesso). Anche il lieto fine di tutte le commedie e il ristabilimento conclusivo di una situazione di equilibrio sociale testimoniano la componente puramente giocosa della commedia plautina e la mancanza di una vera finalità polemica.
TERENZIO
Terenzio: 195-185 a.C. Publio Terenzio Afro nasce a Cartagine (Africa). Giunge a Roma da giovane, come schiavo del senatore Terenzio Lucano, che lo libera. Diviene amico di Scipione Emiliano e di Gaio Lelio.166 a.C. esordisce sulle scene con l’Andria.