Tacito e il metodo storiografico

Riassunto su Tacito: metodo storiografico, pensiero, stile, Tacito nella cultura romana e moderna, rapporti con Plinio il Giovane (5 pagine formato doc)

Appunto di guazzina

TACITO E IL METODO STORIOGRAFICO

Metodo storiografico.

Tacito fu un grande storico, diversamente da come noi intendiamo uno storico oggi, infatti, per i romani la storia fu opus oratorium maxime, un genere letterario d’argomento ovviamente realmente accaduto che seguiva determinate regole compositive e che considerava più importante il fine artistico a quello storiografico. Tacito si concentra sull’obbiettività, quello studio scrupoloso delle fonti, delle cause, degli avvenimenti, concentrandosi sui fatti reali.
La ricerca dell’obbiettività sembra essere il problema principale dello storico, tanto che più di una volta sia nelle historiae, sia negli annales, afferma di voler essere imparziale, di voler indagare sui fatti sine ira et studio, lontano dai sentimenti e dalle simpatie.
In realtà sembra che questo voglia essere un’excusatio non petita, in altre parole lo storico cerca di prevenire certe accuse di parzialità che non è facile muovergli. Tacito non si accontenta di una descrizione asettica degli avvenimenti, ma fornisce un giudizio su ciò che narra. Lo scrupolo della sua obbiettività va orientato verso le fonti, dove appare molto serio e scrupoloso, analizza tutto ciò che è possibile consultare, dalla letteratura, ai documenti del senato, alle testimonianze dirette e personali, tutto ciò per indagare sulle cause e il meccanismo che le hanno prodotte. Questa ricerca va indirizzata verso l’uomo, siccome gli appare come il centro di tutta la storia. Per questo possiamo raccontare che la storia di Tacito ha una via realistica, portando nella storia il suo contributo d’uomo che ha vissuto direttamente i meccanismi che regolano la vita politica.

Tacito: opere e pensiero

TACITO PENSIERO

Per quanto riguarda la storiografia, Tacito, appare l’ultimo continuatore della più viva tradizione storiografica romana, rilevato da valutazioni negative che egli fa sia dei giudei sia dei cristiani, o perché si sta rendendo conto della forza che stanno avendo su Roma, o perché avverte, anche se in modo inconsapevole, il pericolo del destino di Roma. Dopo di lui si abbandona l’indagine storiografica dando spazio alla curiosità storiografica e alla vacuità aneddotica, e tutto ciò sarà un segno inequivocabile della crisi di Roma di fronte al dilagare del cristianesimo.

PUBLIO CORNELIO TACITO NELLA CULTURA ROMANA E MODERNA

Tacito nella cultura romana e moderna. Tacito fu veramente l’ultimo grande storico del mondo romano, dopo di lui la storiografia imbocco strade diverse o verso indagini biografiche, o nello sforzo di ridurre brevemente il materiale concernente la storia romana.
Nel quarto secolo l’interesse per autori del passato favorì un recupero dell’opera del grande storico, che divenne un insostituibile punto di riferimento per quanti come Ammiano Marcello, tentarono di seguirne l’esempio, sia per quanti si limitavano a scrivere soltanto un sunto della storia romana, (Eutropio). Dopo un lungo silenzio del Medioevo e dell’Umanesimo, che non amavano Tacito, nel 500’ ebbe inizio il recupero dell’opera tacitiana e si produsse addirittura sul fine del secolo, un fenomeno che va sotto il nome di TACITISMO...

TACITO E PLINIO IL GIOVANE

Rapporti con Plinio il Giovane. Nel 106 d.C. Tacito, dovendo scrivere un racconto storico degli anni relativi all’eruzione del Vesuvio che distrusse Ercolano e Pompei (79 d.C.), chiese all’amico Plinio il Giovane di fornirgli notizie relative alla morte dello zio Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), comandante della flotta romana a Misero ed autore della Historia naturalis, un’enciclopedia di 37 volumi. Quest’ultimo, secondo la tradizione, aiutò le popolazioni colpite dalla catastrofe ma morì asfissiato dai vapori del vulcano a causa della sua eccessiva curiosità che lo spinse ad osservare il fenomeno troppo da vicino (in realtà morì probabilmente per cause cardiache).
Tacito fu talmente interessato alla prima lettera dell’amico che gliene chiese una seconda che lo ragguagliasse sulla sorte sua e di sua madre dopo la morte dello zio (presso il quale Plinio il Giovane viveva in quanto orfano di padre).
Le lettere descrivono minuziosamente il fenomeno eruttivo, la morte di Plinio il Vecchio e i danni subiti dal Giovane e dalla madre a causa di questa perdita.