Gabriele d'Annunzio: pensiero e tematiche

Il pensiero, l'estetismo e le tematiche affrontate da Gabriele d'Annunzio (3 pagine formato doc)

Appunto di relly88

GABRIELE D'ANNUNZIO: PENSIERO E TEMATICHE

L’influenza delle scelte estetiche nella letteratura.

L’arte di fine Ottocento assume un’importanza sempre maggiore nella vita sociale, in quanto diffonde il concetto della bellezza come elemento di perfezione vitale. Colui che incarnò questo principio fu il decadentista Gabriele D’Annunzio. Esteta nato, D’annunzio aveva una smania per tutto ciò che era gradevole e piacente. Questo stato d’animo lo portò ad un modo di vita quasi esagerato, inimitabile che solo lui poteva permettersi. La sua vita perciò la considerava quasi come un “opera d’arte” che sottraeva alle leggi del bene e del male, sottoponendosi solo alla legge del “bello”, non rinunciando a nessun godimento, a nessuna mancanza di capolavori artistici che raccoglieva nella sua villa la Capponcina, nei dintorni di Firenze, e poi nella villa di Gardone.
A creargli intorno un alone di mito contribuivano anche i suoi amori, specie quello lungo e tormentato che lo legò alla grande attrice Eleonora Duse.

Gabriele d'Annunzio: vita, opere e pensiero

D'ANNUNZIO: TEMATICHE

Aveva perciò la cosiddetta maschera dell’esteta, cioè l’abitudine, la maniera di vivere nel modo più raffinato possibile: il fine era certamente il piacere, non nel senso volgare e comune della parola, ma nel senso più alto, nel suo significato più intenso, ossia un godimento da esteta. Il suo estetismo, tuttavia, rappresenta una risposta ideologica alla crisi del ruolo dell’intellettuale; infatti, quest’ultimo, se fino a poco tempo prima dell’Unità d’Italia, era considerato come una guida ideologica in tutti i campi (morale, politico e sociale), ora, con la fine del periodo risorgimentale e con l’avvio di uno sviluppo moderno in Italia, questa condizione è messa in crisi, lasciando dei vuoti che la tradizione culturale propria dell’intellettuale sembra non riuscire a colmare. Il primo atteggiamento è quello di rifiuto che viene dal mondo della borghesia, raccolto da un D’Annunzio quasi insofferente, ma che già prefigurava una nuova immagine. Egli dispone la sua persona caratterizzando la figura dell’esteta, ponendosi fuori dalla società borghese, fa rivivere all’artista quella condizione di privilegio goduta in epoca passata. Ben presto, pero’, D’Annunzio si rende conto che l’intellettuale non è in grado di opporsi alla borghesia, avviata ormai verso l’industrializzazione e il capitalismo monopolistico, e di conseguenza l’esteta gli appare come una figura forzata e distruttiva.

IL SUPERUOMO DI D'ANNUNZIO

Tale conseguenza, si può notare soprattutto nel romanzo “Il Piacere”, nel quale il protagonista Andrea Sperelli, avendo smarrito idealità e valori, diventa il simbolo dell’uomo contemporaneo in crisi, alla continua ricerca di un piacere che si rivelerà illusorio. Successivamente, influenzato dalle idee del filosofo Nietzsche, D’Annunzio si lascia suggestionare dal fascino ideologico del superuomo, o meglio dal mito della vita speciale, diversa da quella degli uomini comuni. Tutto ciò lo spinge al “vivere inimitabile” giacchè  si comprende facilmente che tale sistema di vita non può essere di tutti, ma di pochi, anzi pochissimi, di coloro che si considerano superuomini, cioè eroi.