Mio padre è stato per me l'assassino: analisi

Breve analisi del testo di "Mio padre è stato per me l'assassino" di Umberto Saba (1 pagine formato doc)

MIO PADRE E' STATO PER ME L'ASSASSINO: ANALISI

Mio padre è stato per me l’assassino di Umberto Saba. Il componimento fa parte dell’Autobiografia, una raccolta di 15 sonetti poi confluita nel Canzoniere, in cui il poeta ha ricostruito le tappe della sua vita.

Il poeta da bambino ha conosciuto il padre solo attraverso le parole della madre che lo definiva “l’assassino”, colui che aveva distrutto i suoi sogni, le sue speranze, la sua vita. Questo ritratto negativo aveva stimolato la curiosità del ragazzo per quest’uomo sconosciuto e misterioso, che rappresentava la trasgressione, la libertà, la fuga, mentre la madre era l’autorità, il dovere, la legge.
Le sue maniere erano prove di dolcezza.

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MIO PADRE E' STATO PER ME L'ASSASSINO: ANALISI DEL TESTO

Al primo incontro col padre, Saba lo sente fisicamente e spiritualmente vicino (“aveva in volto il mio sguardo azzurrino”; “il dono c’io ho da lui l’ho avuto”). Appare “gaio e leggero”, incapace di legarsi ad un luogo (“andò sempre pel mondo pellegrino”) o a una donna (“più d’una donna l’ha amato e pasciuto”).
La madre invece ammonisce il figlio a non assomigliare al padre, esente su di sé di tutti i pesi della vita. La struttura del periodo con la doppia inversione (“tutti sentiva della vita i pesi”) suggerisce l’idea della fatica del vivere.
Questo contrasto fra le figure dei genitori viene interiorizzato dal ragazzo che da adulto avvertirà dentro di sé un conflitto tra la razza ebrea della madre, che gli ha trasmesso il senso tragico dell’esistenza, e quella cristiana e occidentale del padre, che gli ha lasciato la capacità di guardare il mondo con lo sguardo ingenuo e stupito di un bambino.