Vincenzo Monti: personalità e poesie

Vincenzo Monti: riassunto sulla sua personalità, la poetica e descrizione di alcune poesie, quali "Al signor di Montgolfier" e "Sermone sulla mitologia" (4 pagine formato doc)

Appunto di laura

VINCENZO MONTI: PERSONALITA'

La personalità di Vincenzo Monti.

Il giudizio sulla personalità del Monti è stato a lungo (e lo è ancora, sostanzialmente) negativo. Ciò è dovuto soprattutto alla variabilità dei suoi atteggiamenti politici: da clericale e conservatore infatti diventò anticlericale e giacobino; da celebratore della politica moderata e delle vittorie di Napoleone diventò cantore della Restaurazione e dell’Austria. Con questi disinvolti passaggi da un estremo all’altro si attirò l’accusa di incoerenza morale e politica già dai suoi contemporanei, che lo soprannominarono “Camaleonte” e “Proteone” ( da Proteo , dio del mare, che aveva il potere di trasformarsi in tutte le forme non solo di animali, ma anche di piante e di elementi naturali, come l’acqua ed il fuoco).

La stessa accusa gli viene mossa dai critici romantici (De Sanctis), che lo considerarono, un opportunista, degno nipote del Guicciardini, sempre disposto a cambiar casacca per il suo “particulare”, per ricevere cioè onori e prebende.
Ma già lo stesso De Santis finì con l’attenuare queste accuse di volgare opportunismo, quando definì il Monti “segretario dell’opinione dominante”, come per dire che il Monti, infondo, non faceva che interpretare e rappresentare i sentimenti della maggioranza del suo tempo, frastornata dai rapidi ed improvvisi mutamenti. Fu forse solo un po’ ingenuo degli altri, perché con le sue opere si esponeva pubblicamente ad esprimere il suo entusiasmo sincero e quasi fanciullesco per il nuovo.

Vincenzo Monti: biografia, opere e confronto con Foscolo

Oggi anche la critica storicistica ha ridimensionato l’accusa di essere stato un volgare opportunista giudicando il Monti nel contesto della cultura del suo tempo, non alla luce dell’esperienza morale e politica del nostro tempo. Per comprendere storicamente la personalità del Monti, così volubile ed incoerente, bisogna tenere presente la sua formazione di tipo umanistico, di un umanesimo cioè tutto formale, retorico ed esteriore, del tutto privo di interessi morali, religiosi e politici. Come già gli umanisti del ‘400, anche il Monti era convinto che la poesia sorgesse all’ombra dei prìncipi, e di essi doveva cantare le gesta. Questo tipo di intellettuale di formazione umanistica durava in Italia da secoli e portava necessariamente ad una concezione arcadica della poesia, che celebrasse gli avvenimenti del tempo, visti solo nella loro esteriorità spettacolare, indipendentemente dai motivi ideali che li avevano determinati, che non era compito del poeta individuare, ma se mai dello storico.
Per un poeta di formazione retorico-umanistica il motivo occasionale era solo un pretesto di canto, per cui non c’è da meravigliarsi se il Monti esaltava un giorno quello che aveva condannato prima e viceversa, senza provare alcun rimorso né scrupoli etici, tanto ciò gli sembrava ovvio e naturale.

VINCENZO MONTI, POETICA

Le caratteristiche della poesia montiana: L’eclettismo letterario consiste nella prodigiosa assimilazione di spunti, immagini, similitudini, miti, attinti a piene mani dalla tradizione poetica di tutti i tempi, antichi e moderni, al punto che l’opera montiana è apparsa ad alcuni una specie di perpetua “traduzione”. Le sue opere sono ricchissime di echi e reminiscenze della Bibbia, di Omero, Orazio, Virgilio, Ovidio, Dante, Petrarca, Shakespeare, Parini, Alfieri, come se si fosse trasformato in “tesoriere musaico delle belle forme”. Nell’assimilazione di motivi e forme della tradizione poetica il Monti obbediva al concetto classicistico della poesia come imitazione e alla poetica neoclassica del suo tempo, che insegnava a scrivere “versi antichi con pensieri nuovi”. Lo stesso avevano fatto nel ‘400 Poliziano e nel ‘500 l’Ariosto e il Tasso. Ma mentre nel Poliziano, nell’Ariosto e nel Tasso l’imitare era un vero e proprio ricreare, perché essi riuscivano a trasfondere nelle forme antiche la loro visione del mondo, nel Monti le voci antiche, strappate dal loro contesto, appaiono sostanzialmente staccate, avendo perduto la vita interiore dell’originale senza riempirsi di una nuova vita, per lo scarso vigore umano e sentimentale del Monti. Il Croce riconosce l’eclettismo letterario del Monti vedendone l’aspetto positivo e considera il Monti un tipico rappresentante della “poesia letteraria” o della “poesia sulla poesia” (altrui), un genere certamente minore di poesia, ma che pure ha una certa suggestione e validità estetica, perché espressione di cultura letteraria e di buon gusto.
•    La seconda caratteristica dell’arte del Monti è il gusto di mitologizzare il presente. Esso consiste nella tendenza a creare un legame tra gli avvenimenti spettacolari e i protagonisti del suo tempo con i miti classici. (vedi “Al signor di Montgolfier”). Il passaggio però, dalla realtà contemporanea al mito, avviene quasi sempre in modo artificioso e retorico. Si avverte subito che il Monti prende dalla realtà solo degli spunti per evadere subito da essa e trasferirsi nel caro mondo dei classici.

VINCENZO MONTI, POEMETTO PER NAPOLEONE

La sua immaginazione non è tanto colpita dal signore di Montgolfier, da Napoleone o dall’imperatore d’Austria quanto dalle immagini e dalle forme delle tradizione classica. Perciò la poesia del Monti che pretende di essere viva e contemporanea, è in realtà antiquata, perché si muove, sia pure con entusiasmo sincero, tutta nei limiti di una tradizione letteraria, indubbiamente opulenta e nobile, ma che sta per essere rifiutata in blocco dalla imminente rivoluzione del Romanticismo. In questo senso il Monti chiude veramente un’età.
•    Sulla poesia del Monti si può tuttora accettare il giudizio di Leopardi. Egli che da giovane era stato ammiratore del Monti al punto che gli dedicò la canzone All’Italia, in seguito, nello Zibaldone, definì il Monti “poeta dell’orecchio e dell’immaginazione, del cuore in nessun modo”. Infatti le opere del Monti, mentre sono ammirevoli per l’abilità retorica e tecnica, oltre che per la felice rappresentazione di qualche particolare, nell’insieme sono disorganiche ed artificiose. Egli è dotato di una vasta cultura letteraria, ma è incapace di poetici ripiegamenti interiori, perché è privo di interessi umani profondi che possano suscitare in lui autentici sentimenti d’ispirazione.

VINCENZO MONTI: AL SIGNOR DI MONTGOLFIER

Al signor di Montgolfier (febbraio 1784). L’ode rispecchia la poetica del Neoclassicismo. Tratta infatti con immagini e versi antichi, d’impronta classica, un tema d’attualità, anzi un fatto di cronaca: l’ascensione del pallone aerostatico, compiuta in Francia prima dai fratelli Montgolfier Michele e Stefano, poi con una tecnica più perfezionata, mediante la sostituzione dell’aria calda con l’idrogeno, da Charles e Robert. I critici parlano di sviste del Monti: infatti il poeta prima confonde Charles e Robert con i primi ideatori del pallone e poi parla di un solo signor di Montgolfier che identifica erroneamente con Robert. Monti aveva cantato un fatto di cronaca come pretesto per una esercitazione letteraria; era infatti più interessato alla mitologia (ideale del classicismo), alla creazione di un eroe ideale indipendentemente dalla fama.