Svevo e la critica letteraria
Italo Svevo nella storia della critica letteraria: da Montale a Debenedetti, da Barilli a Maxia (1 pagine formato doc)
SVEVO CRITICA LETTERARIA
Svevo e la critica letteraria.
Quando Svevo pubblicò la sua poesia era praticamente uno sconosciuto. Soltanto nel 1925 Montale con il suo articolo intitolato “Omaggio a Italo Svevo” aprì l'opera sveviana alla critica. L'autore triestino poteva così incominciare a rientrare nella letteratura italiana primo novecentesca. Montale guarda maggiormente ai primi due romanzi che al capolavoro successivo ad essi, “La coscienza di Zeno" di Italo Svevo. Di “Senilità” dice sia un “documento della vita, spesso in forme poco o punte letterarie, ma esatte e senza sbavature”.In seguito si occuperà di Svevo anche il critico Giacomo De Benedetti che per primo conia la definizione di “homo fictus” (quindi di – ritratto- ) per i protagonisti dei romanzi sveviani. De Benedetti ritiene che Svevo sia riuscito esattamente a descrivere nelle sue opere uomini della contemporaneità e della società attuale. Sempre quest'ultimo ha sviluppato la sua analisi su un attento studio comparato tra Svevo e Proust. Egli azzarda l'ipotesi di uno Svevo come un “Proust rovesciato” nel senso che mentre Proust afferma che “il passato è tempo perduto, risorge nel momento in cui lo si ritrova vivo”, Svevo elabora il gioco della memoria per cercare di risanguare la “polpa di vita” che si sta indebolendo.
SVEVO CRITICA LETTERARIA: ARCANGELO LE ONE DE CASTRIS
In un saggio del 1964 si occupa di Svevo anche Arcangelo Leone di Castris che studia i rapporti tra Svevo e Joyce. Secondo il critico, si può presupporre che l'opera di Svevo sia stata anteriore a quella di Joyce secondo degli studi filologici. Infatti continua dicendo che Joyce trae dal romanzo sveniano il tipo “dell'uomo qualunque moderno”.
Il critico francese Alain Robbe-Grillet si è particolarmente interessato al tema della malattia in Svevo. L'unica salute possibile e l'unica condizione per vivere è per i personaggi proprio la malattia intese come “una convinzione” (Zeno aveva infatti detto: “ La malattia è una convinzione ed io sono nato con questa convinzione”). Al tempo stesso il tema della malattia va di pari passo con quello della menzogna (si ricordi il passo in cui Zeno afferma: “ se non avessi deformato tutto, avrei ritenuto inutile aprir bocca”).
La coscienza di Zeno di Italo Svevo: riassunto e commento
SVEVO CRITICA LETTERARIA: RENATO BARILLI
Solo con Renato Barilli si è aperta alla critica la discussione sul binomio Svevo versus Pirandello. La reviviscenza della grande narrativa ottocentesca sarebbe comune ai due accanto a precisi elementi di “narrativa retorica” che va al di là però della cultura borghese tipica dei romanzi dell'800.
In tempo più recenti il critico Sandro Maxia si è interessato a Svevo in quanto ritiene che la sua produzione poetica abbia da considerarsi come una “guarigione e una riconcilazione con la vita”. Ciò è particolarmente deducibile dal suo capolavoro “La coscienza di Zeno”.