I giochi circensi a Roma

L'avversione verso i giochi circensi nelle testimonianze di Agostino, Tertulliano e Seneca (1 pagine formato doc)

Appunto di ziniuro1
Dalla lettura dei testi di Seneca, Agostino e Tertulliano possiamo rintracciare una matrice comune: il disprezzo verso gli spettacoli dei gladiatori.
Sebbene tutti e tre gli autori esprimono la medesima riflessione sulla pericolosità di alcuni ludi, solo Agostino e Tertulliano sembrano cogliere l'aspetto più pericoloso dell'evento spettacolare.

Seneca, autore dell'età imperiale, si era severamente espresso contro la politica degli spettacoli di massa, sovvenzionati dalle autorità evidenziando solo l'aspetto violento di questi giochi. Questi spettacoli non erano adatti, secondo il filosofo, a coloro che seguivano il "retto costume": inducevano solo alla cattiveria, alla'avidità ed infondevano l'animo solo di violente e sanguinarie passioni, non portandoci a capire e a considerare la dignità dell'uomo in quanto essere vivente .
Inoltre, Seneca guarda con disprezzo questi spettacoli, in quanto esercitavano una grande ammirazione presso il pubblico a danno del teatro e facevano parte di quella che lo studioso Della Corte chiama " concorrenza del peggio".

Il problema, poi, con l'avvento del Cristianesimo viene trattato soprattutto da un punto di vista morale, analizzando il perverso rapporto che si stabiliva tra lo spettatore e lo spettacolo. Tertulliano affronta il problema dei giochi in un'opera specifica " De spectaculis", e nel testo proposto possiamo capire quanto pericolosi siano questi spettacoli per gli spettatori. Infatti, nell'anfiteatro ogni spettatore è "assetato" di sangue, ha un istinto omicida tanto da spingere il gladiatore ad uccidere