Osservazioni sul Somnium Scipionis
Appunto inviato da saramayer
Note sul VI libro del "De re publica" di cicerone, sul sogno di Scipione (2 pagine formato doc)
Osservazioni
sul Somnium Scipionis di Cicerone
Il sesto libro del De re publica è sobrio e conciso, poetico e politico, estremamente equilibrato. Potrebbe essere dunque in contrasto con il resto dell'opera, in quanto il De re publica è un'opera tutto sommato tecnica, dottrinale, politica, che si sforza di razionalizzare tutto e le forme possibili di Stato. Possibile che finisca, poi, con un argomento così irrazionale come il sogno? Anche la Politeia di Platone finisce con un sogno e anche il sogno del soldato Er è una discesa negli Inferi. Si tratta di un'esperienza post mortem. Nel libro X Platone introduce la teoria orfico-pitagorica delle metempsicosi: le anime, considerate immortali, dopo la morte del corpo devono subire un processo per cui, dopo aver scelto un altro tipo di vita in cui reincarnarsi, dimenticano tutto quello che è stata la loro vita passata, dimenticano la loro scelta e si trovano proiettate a vivere di nuovo. Anche Cicerone vuole concludere la sua opera con un sogno, solo che il suo è un vero e proprio sogno. Una cosa del genere si può solo sognare (non ci crede del tutto). A differenza di Platone, Cicerone parla di argomenti concreti e reali nella sua opera. Infatti parla dello uno Stato non teorico, ma concreto e reale che conosceva molto bene, cioè lo Stato romano, e tratta la giustizia non in senso astratto, ma attraverso le parole di Carneade. Poi nel sesto libro introduce una visione post mortem rendendola sognata.
Che valore vogliamo dare a questo sogno? E' il pensiero di Cicerone o di Scipione? Se è di Scipione (tra l'altro Cicerone credeva solo nei sogni fisici, nati da un certo individuo), che valore dobbiamo dare alla visione del mondo che delinea, cioè l'immortalità dell'anima e al ricompensa ai personaggi di Stato benemeriti?
Il sesto libro del De re publica è sobrio e conciso, poetico e politico, estremamente equilibrato. Potrebbe essere dunque in contrasto con il resto dell'opera, in quanto il De re publica è un'opera tutto sommato tecnica, dottrinale, politica, che si sforza di razionalizzare tutto e le forme possibili di Stato. Possibile che finisca, poi, con un argomento così irrazionale come il sogno? Anche la Politeia di Platone finisce con un sogno e anche il sogno del soldato Er è una discesa negli Inferi. Si tratta di un'esperienza post mortem. Nel libro X Platone introduce la teoria orfico-pitagorica delle metempsicosi: le anime, considerate immortali, dopo la morte del corpo devono subire un processo per cui, dopo aver scelto un altro tipo di vita in cui reincarnarsi, dimenticano tutto quello che è stata la loro vita passata, dimenticano la loro scelta e si trovano proiettate a vivere di nuovo. Anche Cicerone vuole concludere la sua opera con un sogno, solo che il suo è un vero e proprio sogno. Una cosa del genere si può solo sognare (non ci crede del tutto). A differenza di Platone, Cicerone parla di argomenti concreti e reali nella sua opera. Infatti parla dello uno Stato non teorico, ma concreto e reale che conosceva molto bene, cioè lo Stato romano, e tratta la giustizia non in senso astratto, ma attraverso le parole di Carneade. Poi nel sesto libro introduce una visione post mortem rendendola sognata.
Che valore vogliamo dare a questo sogno? E' il pensiero di Cicerone o di Scipione? Se è di Scipione (tra l'altro Cicerone credeva solo nei sogni fisici, nati da un certo individuo), che valore dobbiamo dare alla visione del mondo che delinea, cioè l'immortalità dell'anima e al ricompensa ai personaggi di Stato benemeriti?
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