Riassunto per capitoli del Principe di Machiavelli

Il Principe di Machiavelli: sintesi per capitoli del trattato politico sulle caratteristiche dei principati e sui metodi per conquistarli e mantenerli.

Riassunto per capitoli del Principe di Machiavelli
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Il Principe di Machiavelli

Il Principe di Machiavelli: riassunto per capitoli
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Il Principe di Machiavelli è un’opera letteraria nuova rispetto al suo genere: è un trattato politico composto da ventisei capitoli e dedicato a Lorenzo de Medici. La dedica è interessante perché è adulatoria, è autoreferenziale, perché Machiavelli vuole tornare dai Medici a Firenze. Niccolò Machiavelli nasce a Firenze il 3 maggio del 1469, figlio di un dottore in legge. Niccolò fu il terzo figlio dopo Primavera e Margherita.

I primi rudimenti di grammatica li apprese nel 1476. Sappiamo che conosceva il latino perché ci è pervenuta una scrittura di “Rerum natura Lucrezio”. Non sappiamo se conoscesse anche il greco ma conosceva l’antichità greca. Nel 1499 scrive il suo primo discorso politico, il Discorso sulla guerra di Pisa. La prima parte del trattato Il Principe parla dei tipi di principato, la seconda dei tipi di milizie, la terza parte dei comportamenti del principe e la quarta è la dedica, l’esortazione da parte Medici di prendere in mano la situazione italiana.

Il Principe di Machiavelli: riassunto per capitoli

Capitolo 1

Di che genere sono i principi e come si acquisiscono. Tutti gli stati sono principati o repubbliche. I principati sono di due tipi: è figlio di re e lo eredita, è nuovo e conquistato. Per acquisire un regno nuovo lo puoi acquisire con armi tue o di altri, con la fortuna o con la virtù.

Capitolo 2

Si parla di principati e di come si governano. Nei principati, dove la popolazione è soffocata dal sangue, basta non scalfire questo ordine quando si eredita il principato e non si avranno problemi a mantenere lo stato. A meno che non venga conquistato da uno più forte di lui.

Capitolo 3

I principati misti. Succede che a volte la popolazione cambierebbe volentieri il principe credendo di migliorare. Ma si illude. Per esempio Luigi XII di Francia conquistò e subito perse Milano, perché deluse le aspettative del popolo. E’ importante che il principe risieda nel territorio conquistato, come hanno fatto i turchi nei Balcani. Deve farsi amici gli altri stati più piccoli e difenderli. Il principe inoltre deve stare attento che questi stati più piccoli non diventino troppo potenti e forti. Tornando a Luigi XXII, ha fatto tutto il contrario di questo, perché entrò in Italia per ambizione dei veneziani, che nel frattempo volevano conquistare metà Lombardia. Luigi XII ha fatto quattro errori:

  • ha spento i minori potenti, cioè i futuri amici, appoggiando la conquista della Romagna;
  • ha accresciuto il potere del papa;
  • ha fatto entrare in Italia un forestiero potentissimo, la Spagna;
  • non è venuto ad abitare in Italia.

Capitolo 4

Per quale motivo dopo la morte di Alessandro i suoi successori non persero il regno. I principati si possono governare in due modi: un principe e tutti servi, oppure un principe e i baroni. Sarebbe più facile conquistare i turchi al posto dei francesi perché i primi hanno un principe e tutti servi, invece la Francia ha principe e baroni, e sarebbe più difficile.

Capitolo 5

Come si devono governare citta o principati che prima di essere conquistati avevano un proprio ordinamento giuridico? Ci sono tre modi.

  • distruggerli,
  • andarvi a risiedervi,
  • metterci un governo di pochi e prendere i tributi.

Capitolo 6

I principati conquistati con i propri eserciti ed una determinazione razionale. Il Machiavelli dice “i problemi sorgono conquistando un nuovo principato”. Il mantenerlo dipende dalle virtù del conquistatore. Ciro e altri hanno conquistato e conservato i regni, ma li hanno mantenuti grazie alla loro virtù e alla fortuna. Machiavelli mostra gli esempi di Mosè, Romolo, Ciro e Gerolamo Savonarola.

Capitolo 7

I principati nuovi che si conquistano con eserciti di altri e per contingenze favorevoli. Coloro che con fortuna diventano principi e lo fanno con facilità, poi con difficoltà mantengono il proprio regno. Perché questi principati si reggono sulla volontà di chi li ha donati. Come le piante senza radici, con la prima folata di vento si spengono.  Due esempi: Francesco Sforza e Cesare Borgia. Francesco con propri mezzi, fortuna e virtù diventa Duca di Milano, invece Cesare ereditò il ducato di Romagna dal padre, ed è un esempio di grande virtù nel mantenere uno stato regalato.

Capitolo 8

Il delitto politico come mezzo di acquisizione di un principato. C’è oltre ad un modo virtuoso e fortunato, un modo nefasto. E qui si catapulta nel passato, ad Agatocle il siciliano. Nel 136 a.C., diventa comandante dell’esercito, ma non gli basta, vuole diventare principe, allora raduna il popolo in piazza e fa uccidere tutti i ricchi e i potenti. Dopo cacciò i cartaginesi dall’isola. Machiavelli dice che si può arrivare al potere tramite il delitto ma non tramite la gloria. Il delitto politico può essere anche un bene, sempre se del male si può parlare di bene, se lo si fa per necessità e per il bene dei sudditi, ma se si continua bisogna vivere sempre con il pugnale alla mano.

Capitolo 9

Il principato civile. Il principato è causato dal valore del popolo o dai grandi, ma quello sorretto sulle spalle dei grandi si regge con più fatica di quello sorretto dal popolo. Perché i grandi non si possono manovrare a proprio piacimento, invece chi arriva al potere da solo sopra il popolo ha intorno a se solo persone obbligate ad obbedirlo, invece con i potenti bisogna pestare i piedi e si creano dei nemici.

Capitolo 10

Valutazione della forza del principato. Bisogna chiedersi se un principato ha abbastanza forze per reggersi da solo. Cioè se ha abbondanza di uomini e di ricchezza per difendersi da ogni nemico. C’è chi ha un fortissimo esercito e può fare guerra a chi vuole e chi invece deve puntare su una tattica difensiva, far costruire delle grandi mura. Chi è ben fortificato, sarà sempre ascoltato con rispetto perché gli uomini sono nemici delle imprese ardue. Le citta dell’Alemannia sono libere perché sono molto fortificate e ubbidiscono all’imperatore.

La regola è che un principe ben fortificato e che non si fa odiare, difficilmente sarà conquistato.

Capitolo 11

I principati ecclesiastici. Hanno regni e si possono permettere di non difenderli, hanno sudditi e si possono permettere di non governarli; perché si reggono sulla religione. Questi principati sono sicuri e felici, e ci porta all’esempio di Alessandro VI: con finanze e mezzi ha sostenuto Cesare ed ha annesso la Romagna allo stato della chiesa. Cosi Giulio II senza aver fatto nulla si è trovato le cose fatte.

Capitolo 12

Le milizie mercenarie. I vari sistemi di offese e di difese. I principi fondamentali che ha un buon principato sono: una buona legge e delle buone armi. Queste armi possono essere armi mercenarie o proprie, armi ausiliarie e miste. Le mercenarie sono inutili e pericolose. Se uno tiene uno stato fondato sulla difesa di mercenari non sarà mai tranquillo, perché i mercenari sono ambiziosi e senza disciplina, infedeli, e gagliardi con gli amici e vili con i nemici. L’uso dei mercenari è stata la rovina dell’Italia. È grazie all’uso dei mercenari che i francesi di Carlo entrarono in Italia. I veneziani fecero gloriose imprese perché avevano un esercito proprio. Il Carmagnola era un condottiero mercenario, che era prima al servizio dei Visconti di Milano poi passò dalla parte dei veneziani.  Poi non conquistò più e lo giustiziarono per tradimento. Ma da lì in poi Venezia perse colpi su colpi e l’unica potenza che rimase in Italia fu il papa, che riempì l’Italia di mercenari.

Capitolo 13

I soldati ausiliari propri e misti. Gli ausiliari sono i soldati di un altro stato che vengono prestati in aiuto, questi sono armi utili per loro stessi e dannosi per chi li chiama.

  1. Se perdono, si è disfatti.
  2. Se vincono, si è in loro potere.

Colui che ricorre agli ausiliari sarà peggio di colui che ricorre ai mercenari, perché gli ausiliari sono uniti e tutti volti all’ubbidienza altrui, invece i mercenari sono pagati e sono disuniti. E’ meglio perdere con i propri mercenari che vincere con gli altri.

Altre truppe sono quelle miste, affiancate alle proprie, come fece Luigi XI: unendo le truppe francesi a quelle svizzere. Ed è meglio una truppa mista di una ausiliaria o mercenaria. L’impero romano quando cominciò ad assoldare i Goti andò in declino. Non c’è nulla di più instabile di un principe che non si regge sulle proprie armi.

Capitolo 14

Il rapporto tra il principe e l’esercito. Un principe deve prestare grande attenzione all’arte della guerra; un principe che non conosce l’arte della guerra non potrà mai fidarsi perché l’esercito non lo stimerà. Il principe deve mantenere ordinato e disciplinato il suo esercito anche in tempo di pace, non lasciando impigrire i soldati, fare spedizioni sul suo territorio per conoscerlo bene morfologicamente e per meglio difenderlo.

Il principe deve pensare alle battaglie, agli errori e studiare le strategia. Il principe deve leggersi le cronache e le vite dei grandi uomini passati per imparare e studiare le battaglie famose, il perché delle vittorie e il perché delle sconfitte come faceva Alessandro Magno che imitava Achille.

Capitolo 15

La qualità umane e politiche positive e negative. Il principe deve essere buono e non buono a seconda delle necessità, inoltre deve stare attento ai vizi che gli toglierebbero lo stato.

Capitolo 16

La liberalità e la parsimonia. La liberalità in modo appariscente è nociva. All’inizio ti farà avere una buona fama ma finiti i soldi ci sarà la necessità di alzare le tasse, e ti disprezzeranno tutti. Quindi un principe non deve temere di essere visto come misero perché la sua parsimonia farà bastare le entrate senza far alzare le tasse e in più potrà difendersi da chi gli vorrà fare guerra.

Capitolo 17

La crudeltà e l’umanità. Il principe deve desiderare di essere ritenuto pietoso ma non deve usare male questa pietà, Cesare Borgia era considerato crudele, ma riappacificò la Romagna, quindi un principe non deve temere di essere ritenuto crudele se poi tiene unito il suo popolo perché con pochi esempi può fare di più con pochi esempi di crudeltà piuttosto di quelli che per fare i buoni fanno proseguire i disordini.

Un principe nuovo è impossibile che non sia crudele perché un nuovo principato è ricco di insidie, quindi, è meglio essere temuto o amato? Meglio essere temuto perché i legami d’affetto sono soggetti alle intemperie e alla prima occasione è facile offendere uno che si ama di uno che si teme perché il timore è un sentimento che non si lascia mai.

Essere temuto non vuol dire essere odiato e per non essere odiato uno non deve prendere la roba e la donna degli altri (esempio: Annibale teneva un grosso esercito variegato, ma questo lo fece solo grazie alla sua cattiveria, e siccome era cattivo lo rispettavano; mentre i soldati di Scipione si ribellarono in Spagna a causa della sua troppa pietà).

Capitolo 18

La lealtà del principe. Machiavelli qui spiega come sarebbe bello avere un principe che si comporti in maniera onesta nei confronti del popolo che governa. Machiavelli paragona due diversi modi di combattere: quello dell’uomo e quello dell’animale. Il primo si basa sull’utilizzo delle leggi e il secondo sulla forza e per regnare bene quando le leggi non sono sufficienti il principe deve saper usare anche la forza.

Capitolo 19

Evitare l’odio e il disprezzo. Il principe deve usurpare tutte le cose che lo tengono odioso, non deve appropriarsi delle cose del popolo, non deve essere superficiale e nemmeno debole. Deve essere forte, serio e coraggioso! Chi darà questa opinione di se sarà un grande, altrimenti un principe dovrà avere due paure: i sudditi e le potenze straniere.

Capitolo 20

Armare o disarmare il popolo. Tenere i sudditi divisi o costruire fortezze. C’è chi teme il proprio popolo e lo disarma, ma sbaglia perché quelle armi potrebbero diventare in caso di necessità tue, c’è chi cerca di dividere i propri sudditi e costruire delle fortezze perché in caso di tumulti si può rifugiare l’esercito, bisogna cercare di non temere il proprio popolo perché le sue armi nella necessità diventeranno tue.

Capitolo 21

Come conquistare la stima dei sudditi. Questo si fa con imprese spettacolari, come fece Ferdinando d’Aragona che unì la Spagna, attaccò l’Italia, la Francia e il Nuovo Mondo, lasciando sempre il proprio esercito con il fiato sospeso; organizzare spettacoli per fare divertire il popolo e premiare coloro che abbelliscono con opere o azioni la tua città.

Capitoli 22 e 23

Come evitare gli adulatori e scegliere i propri consiglieri. Gli adulatori infestano da sempre le corti, bisogna evitarli come un morbo, perché loro vogliono solo la loro gloria. Come scegliere i propri ministri? Un principe intelligente si circonda di ministri ottimi, un adulatore non ti dirà mai la verità mentre un consigliere dovrà avere un comprovata saggezza e a questi soltanto si deve dare il diritto anche di contrastarti, ma se questi lo fanno di propria iniziativa vuol dire che ti mancano di rispetto allora gli si dà il diritto di dire una cosa inversa dalla tua solo se interpellati, perché se lo contrasta di sua iniziativa è mancanza di rispetto.

Capitolo 24

Per quali cause i principi italiani hanno perso il loro regno. I principi italiani che hanno perso la loro autonomia non devono invocare alla sfortuna ma alla loro ignoranza perché non hanno tenuto conto della bonaccia nella tempesta (non hanno tenuto conto delle avversità nei momenti di calma), e quando arrivò veramente la tempesta l’unica cosa che seppero fare era quello di fuggire.

Capitolo 25

Incidenza della casualità nei modi di controllo e nei comportamenti umani. Credo che sia meglio  essere impetuoso piuttosto che rispettoso perché la fortuna è donna e per tenerla sotto bisogna urtarla e batterla, la fortuna piace ai maschi giovani e forti, e di solito non sono molto rispettosi ma sono più feroci e comandano la fortuna con più audacia.

Capitolo 26

Conclusione: esortazione a prendere l'Italia e a liberarla dalle mani dei barbari. “Come ho discorso sopra bisognava che gli ebrei fossero schiavi in Egitto perché Mosè diventasse il loro capo, bisogna che gli Ateniesi fossero dispersi perché Teseo li riunisse, bisogna che i Persiani fossero appressi dai medi perché Ciro prendesse il paese”.

Oggi l’Italia è più schiava degli ebrei, più dispersa degli ateniesi e più oppressa dei persiani, stiamo aspettando qualcuno che elimini i sacchi in Lombardia e le tasse in Toscana e a Napoli. L’Italia prega Dio che le mandi qualcuno che la redima da questa crudeltà, e lei non può sperare che nella vostra casa (riferito ai Medici).

Guarda in Italia come si eccella in tutto tranne che negli eserciti perché tutto avviene dalla debolezza dei capi, quindi se la vostra casa vorrà fare questo lo dovrà fare con le proprie armi, perché non esistono soldati migliori del proprio: se sono buoni e gratificati, diventeranno migliori. Conoscendo il difetto dei propri avversari mi tengo vicino gli amici ma molto più vicini i nemici, e si costruirà un esercito eccellente. Non fate correre le occasioni perché da tempo l’Italia aspetta il suo redentore, ciascuno dà fastidio questo barbaro dominio, pigli dunque il suo casato a cuore questa impresa con quell’animo con il quale si prendono le imprese giuste, affinché sotto la sua guida si verifichi quel che ha detto il Petrarca: “virtù contro a furore, prenderò l’arme e fia el combatter corto che l’antico valore nell’italici non è ancora morto”.

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