Se questo è un uomo, Primo Levi
Breve relazione del romanzo-diario di Primo Levi "Se questo è un uomo".(1 pagg., formato word) (0 pagine formato doc)
Il libro che ho letto nell' ultimo mese si intitola "Se questo è un uomo" ed è stato scritto da Primo Levi durante e dopo la seconda guerra mondiale e stampato per la prima volta nel 1947 Il libro che ho letto nell' ultimo mese si intitola "Se questo è un uomo" ed è stato scritto da Primo Levi durante e dopo la seconda guerra mondiale e stampato per la prima volta nel 1947.
E' un romanzo storico che si riferisce all'olocausto vissuto da Levi in prima persona, infatti il libro si ambienta nel campo di concentramento di Auschwitz dove gli ebrei ed i prigioneri vivono quasi allo stato di bestie, senza alcun sentimento, solo con gli automatismi immessi dalle S.S.. La narrazione stessa si apre infatti con una poesia rivolta al lettore: Voi che siete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per un mezzo pane che muore per un sì o per un no. In tutto il racconto persiste la tristezza del leager, la trama di per sé è semplice: Primo Levi, che scrive il libro in prima persona, viene deportato ad Auschwitz, dove vive di stenti per due anni prima di essere liberato e di tornare a casa (racconterà il ritorno ne "La Tregua"); l' autore analizza però bene il "come" si vive nel campo di concentramento, dilungandosi in particolar modo sugli stati d'animo dei personaggi (che peraltro variano in continuazione). Una particolarità del racconto è rappresentata dall' abbinamento delle descrizioni riguardanti il tempo (quasi sempre piovoso umido e con il cielo grigio) e l' animo delle persone, vuoto e senza emozioni di alcun genere. Infine, posso dire che questo libro mi è piaciuto/non mi è piaciuto perché mi è sembrato troppo noioso/perché è scritto in maniera scorrevole e non contiene termini difficili, ma solo, a volte, parole Tedesche pronunciate quasi sempre dagli ufficiali tedeschi ma comunque tradotte da Levi, che le pone forse proprio per evidenziare la durezza dei comandi a cui questa lingua si addice benissimo.