Alberto Moravia

Biografia dello scrittore contemporaneo.(formato txt) (0 pagine formato txt)

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Moràvia, Albèrto nome con cui è noto lo scrittore italiano Alberto Pincherle Moravia (Roma 1907-1990).

Per una grave malattia, fu costretto nell'adolescenza ad anni di forzata immobilità e si dedicò ad accanite letture. A vent'anni, guarito, condusse a termine la stesura del suo primo romanzo, Gli indifferenti (1929), descrizione cruda e impietosa degli aspetti più sconcertanti della vita della borghesia romana nel primo dopoguerra e dell'impotenza morale dei più giovani. A questa "opera prima", che mostrava nel giovanissimo scrittore una precoce e disillusa maturità, seguirono un romanzo alquanto macchinoso e prolisso, Le ambizioni sbagliate(1935), e una raccolta di novelle, La bella vita(1935), che, insieme con la raccolta successiva, L'imbroglio(1937), contiene alcuni tra i migliori racconti moraviani, come Inverno di malato.Dopo le esercitazioni di prosa d'arte de I sogni del pigro(1940), M. tentò la satira politica con La mascherata(1941), un romanzo che, essendo centrato sulla grottesca raffigurazione di un'immaginaria dittatura, fu sequestrato dalle autorità fasciste.
Nel 1944, con le prose d'impegno civile de La speranza e con i racconti d'intonazione surrealistica de L'epidemia, apparve il romanzo breve Agostino, storia dell'iniziazione sessuale di un adolescente che coincide con la rivelazione delle ingiustizie sociali. Alla traumatica scoperta, da parte di Agostino, del sesso e del danaro come elementi fondamentali dell'alienazione borghese, si contrappone in un altro adolescente, Luca, protagonista de La disubbidienza(1948), la deliberata assunzione del sesso come strumento di liberazione per fondare una vita più schietta e autentica. Ma già ne La romana(1947) il rigorismo morale di M. si era attenuato, cedendo il passo, nella rappresentazione delle classi subalterne, a una concezione non più patologica o ambigua, ma fondamentalmente sana della condizione sessuale. Accanto a due romanzi "coniugali", L'amore coniugale(1949) e Il disprezzo(1954), in cui la tematica moraviana è applicata alla maggiore istituzione etica borghese, il matrimonio, e a un romanzo politico freddo e cerebrale, Il conformista(1951), M. scrisse in quel periodo i Racconti romani(1954) e i Nuovi racconti romani(1959), rispecchiando, con alto manierismo, la vita del sottoproletariato romano e dei suoi espedienti per sopravvivere. Un racconto "romano" è anche La ciociara(1957), che però costituisce un'eccezione nella produzione moraviana, rappresentando un mondo in cui c'è spazio per la nostalgia di un "paese innocente", di sentimenti semplici e veri. Con La noia(1960), M. ritorna al motivo fondamentale della dissoluzione della vita nell'alienazione. L'arte di M. tende poi a complicarsi, seguendo gli schemi ideologici suggeriti da varie mode espressive: dal romanzo-saggio ne L'attenzione (1965) al pensiero di Wittgenstein nei racconti di Una cosa è una cosa(1967), dalla condizione della donna nella società contemporanea nelle raccolte di racconti Il paradiso(1970), U