La mandragola
Analisi dell'opera e dei personaggi de "La mandragola", di Macchiavelli. (4 pagine, formato word) (0 pagine formato doc)
Untitled ROMA, 15 SETTEMBRE 1999 LA MANDRAGOLA.
L'intreccio fonde su spunti plautini, obbligatori nella commedia erudita cinquecentesca, con il motivo della beffa a sfondo erotico, di antica tradizione novellistica. Lucrezia, proba moglie di messer Nicia, finisce per credere, prima ingannata poi consenziente, alla fervida passione sensuale di Callimaco, spalleggiata dalla madre Sostrata, dal corrotto fra Timoteo suo confessore e dallo scaltro Ligurio, regista dell'intrigo. I personaggi sembrano rappresentare la trasposizione comica della concezione tragica esposta nel Principe, ove l'umanità appare dominata dal calcolo economico ed è contemplata con lo sguardo disincantato e pessimista di chi in essa non riesce a scorgere altro che “vulgo”, incapace del bene come del male, privo di qualsiasi disposizione ideale e pronto a sacrificare i propri doni intellettuali alla realizzazione di progetti meschini e venali. Alla spietata analisi si adegua il dato stilistico, la prosa tagliente nella sua sobrietà, criticamente controllata anche attraverso il magistero dei classici (lettera di Giovanni Manetti al Machiavelli). Proposte di lavoro su “La Mandragola”. Analizzare le tecniche espressive della commedia: si usa la prosa o la rima? Il linguaggio è aulico e/o quotidiano? C'è uso del vernacolo fiorentino, dei proverbi popolari? Quale uso viene fatto del latino da parte dei vari personaggi? La lingua usata è comprensibile ad un pubblico contemporaneo medio-colto? Quali personaggi usano il vernacolo e che cosa rivela di essi questa scelta? La Mandragola di Niccolò Machiavelli, massima espressione della commedia italiana del Rinascimento, è un componimento in prosa. Il linguaggio in esso contenuto si può definire sia aulico che quotidiano in quanto troviamo sia l'uso di un linguaggio colto, quale il latino, sia l'uso di un linguaggio dialettale, quale il vernacolo fiorentino. L'uso del latino viene soprattutto utilizzato da Callimaco: infatti, egli, rappresentante il linguaggio vuoto del dottorato, prendendo le vesti di un dottore, deve dimostrare di essere una persona colta ed il miglior modo per far credere che a quei tempi si era una persona colta, era quello di parlare il latino. Il vernacolo fiorentino, invece, viene usato soprattutto da messer Nicia, immagine di un linguaggio volgare e poco colto: questa scelta da parte dell'autore sta ad indicare la figura di “sciocco” del personaggio, ancora impiantato nelle sue radici, la figura del piccolo borghese attaccato al proprio prestigio di dottore in legge, attento al rispetto dei titoli accademici. A mio parere la lingua usata potrebbe essere comprensibile ad un pubblico medio-colto, anche se troviamo una minoranza di espressioni antiche e di forme dialettali. Analizzare lo spazio in cui si svolge l'azione: prevalgono gli esterni o gli interni? Quale parte della città viene privilegiata? Certi spazi hanno valore simbolico? Per quanto riguarda lo spazio in cui si svolge