Giuseppe Parini: Le odi e Il giorno
Breve biografia di Giuseppe Parini e analisi delle opere: Le odi e Il giorno (1 pagine formato txt)
GIUSEPPE PARINI, LE ODI E IL GIORNO
Nasce nel 1729 a Bosisio, presso Milano. Si trasferisce a Milano presso una prozia, che morendo gli lascia una rendita annua, a condizione che divenga sacerdote; così il giovane, pur senza vocazione, intraprende la carriera ecclesiastica. A ventitré anni pubblica una raccolta di liriche ed entra nell'Accademia dei Trasformati, prestigioso centro culturale nel quale domina il pensiero illuminista. Diviene precettore dei figli del duca Serbelloni e successivamente del giovane Carlo Imbonati. Il governo Austriaco gli offre prima la direzione della "Gazzetta di Milano" e poi una cattedra come insegnante di lettere. Nel 1796, dopo l'ingresso dei Francesi a Milano, collabora per qualche mese alla Municipalità rivoluzionaria, in una commissione che si occupa della religione e dell'istruzione pubblica. Muore a Milano nel 1799.Parini dedica tutta la sua vita all'impegno poetico, morale, sociale; in sintonia con il riformismo illuminato di Maria Teresa d'Austria, vuole un rinnovamento della società.
Segue le nuove idee illuministiche, rifiutandone però alcune; respinge le posizioni antireligiose e materialistiche degli Illuministi e rifiuta le maniere violente, ma accoglie con favore i principi egualitari: crede nell'uguaglianza originaria e naturale di tutti gli uomini e nella necessità di riconoscere ad ogni individuo, a prescindere dalla classe sociale, una pari dignità umana.
GIUSEPPE PARINI, OPERE: LE ODI
Le odi. Parini compone numerose odi di stampo illuministico i cui argomenti sono di tipo civile (l'educazione, la salute, la politica pacifista e riformista). Negli ultimi anni della sua vita, deluso nelle aspettative di rinnovamento sociale e civile, scrive odi non più illuministiche, ma strettamente personali.
Giuseppe Parini: riassunto
PARINI, IL GIORNO
Il giorno. E' l'opera più celebre del Parini; si tratta di un poema satirico in endecasillabi sciolti, che mette in ridicolo l'aristocrazia del tempo. Il poeta immagina di essere precettore di un "giovin signore" durante il Mattino, il Mezzogiorno, il Vespro e la Notte (che sono le quattro parti del poema; il Vespro e la Notte sono incompleti).
Il precettore accompagna il giovin signore lungo tutta la giornata, insegnandogli i piaceri, i riti sociali, gli atteggiamenti e le parole adatte; in realtà finge di ammaestrarlo, ma la sua funzione è quella di smascherare i vizi, i limiti e la pochezza umana e culturale del protagonista.
Parini critica l'aristocrazia e il suo mondo vuoto e vano attraverso l'ironia e l'antifrasi (figura retorica che consiste nell'usare un'espressione per dire l'esatto contrario si ciò che essa significa).
Nel Mattino si descrivono le occupazioni del giovane signore dopo il risveglio, a giorno ben inoltrato: la colazione, le prime visite, la toilette, la pettinatura, l'incipriata, la vestizione, l'uscita per recarsi alla casa della dama di cui è cavalier servente (negli ambienti signorili del'700 era diffuso il cicisbeismo, ovvero la consuetudine secondo la quale un giovane nobile diventava cavalier servente di una signora e si metteva al suo servizio, accompagnandola dovunque e assistendola in ogni circostanza. Tale pratica era così diffusa da essere ufficializzata; si trattava, senza dubbio, di un'istituzione ipocrita che serviva a mascherare l'adulterio).