Operette morali di Leopardi: riassunto

Dialogo tra la natura e un islandese, Dialogo di Tristano e un amico, Cantico del gallo silvestre e Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Silografi: riassunto delle Operette Morali di Leopardi

Operette morali di Leopardi: riassunto
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Operette morali di Giacomo Leopardi

Operette morali di Leopardi: riassunto
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Le Operette Morali di Giacomo Leopardi sono una raccolta di dialoghi filosofici in prosa che l'autore scrisse tra il 1824 e il 1832. Questi scritti rappresentano uno dei momenti più alti della produzione leopardiana e costituiscono una summa del pensiero filosofico del poeta. In essi, Leopardi affronta temi universali e attualissimi come l'amore, la felicità, la morale, la società, la religione e la morte, con uno stile elegante e raffinato, ma anche ironico e sarcastico. Le Operette Morali rappresentano un'opera complessa e stratificata, che richiede una lettura attenta e approfondita, ma che ripaga il lettore con riflessioni profonde e sempre attuali sulla condizione umana.

Dialogo della Natura e di un islandese: riassunto

Il Dialogo della Natura e di un islandese di Giacomo Leopardi racconta la storia di un uomo che, fin da giovane, si rende conto dell'impossibilità di trarre piacere morale e spirituale dalla convivenza con gli altri. Così decide di vivere isolato dall'umanità, in cerca di un luogo che non infligga sofferenze al suo corpo né alla sua anima. In una conversazione con la natura, l'uomo lamenta tutta la crudeltà delle calamità naturali e si domanda a che serve questa vita infelicissima dell'universo. La natura risponde che il mondo è un ciclo eterno di produzione e distruzione, in cui la distruzione è indispensabile alla conservazione del mondo. Alla fine, l'islandese viene sbranato da due leoni affamati, simbolo della natura che si nutre della distruzione per sopravvivere. In questo brano, Leopardi dimostra il suo materialismo assoluto e il pessimismo cosmico che abbraccia tutti gli esseri e tutti i tempi.

Cantico del gallo silvestre: riassunto

Il Cantico del gallo silvestre di Giacomo Leopardi è un dialogo in cui il protagonista è un gallo che invita gli uomini a considerare la dura condizione umana. Non importa quanto l'uomo cerchi piaceri e benessere, ogni giorno ritroverà solo l'infelicità. Anche se la vita sulla terra svanisse, l'uomo non sarebbe meno infelice di quanto lo sia già. La speranza dell'uomo ogni giorno è vana e dipende solo dal riposo che gli darà più forza per affrontare le disavventure delle prossime ore. Il tema centrale dell'operetta è la morte, che pone fine a tutte le cose e a tutti gli esseri viventi, e il processo di decadimento che accompagna ogni essere fin dalla nascita. Leopardi dimostra il suo pessimismo cosmico, sottolineando che la felicità è impossibile per ogni creatura e solo la morte porterà alla fine della sofferenza.

Dialogo di Tristano e un amico: riassunto

Tristano rappresenta Leopardi a colloquio con un amico. L’operetta è di stampo ironico. L’amico commenta l’ultima opera dello scrittore intrisa di infelicità come tutte le altre e con sorpresa apprende che Tristano dopo quello scritto ha cambiato opinione. Egli infatti finge di ritirare le sue concezioni pessimistiche sulla infelicità umana e di abbracciare le opinioni ottimistiche del suo tempo. Avevo sbagliato tutto, dice, la felicità esiste, perché il genere umano non vuol credere alla verità, ma solo a quello in cui gli fa comodo di credere, non vuole vedere la realtà, preferisce vedere quello che gli piace.

Quando si è costretti a vivere in un paese è meglio credere che quello sia il paese più bello del mondo. Quando si vuol vivere, è meglio pensare che la vita sia bellissima. Gli uomini sono sempre pronti a rivolgersi alla fortuna, a consolarsi di qualunque sventura, ad accettare qualunque compenso per ciò che hanno perduto, ad adattarsi a qualunque condizione, anche la più ingiusta e barbara.

L’ironia però non è tenuta in continuità. Per lunghi tratti Leopardi l’abbandona per far posto alla polemica diretta. Non vuole confondere il suo animo con quello vile, debole e ignobile dell’uomo del suo tempo e dichiara il suo coraggio di guardare in faccia la realtà, di vedere e accettare tutto il dolore umano, rifiutando ogni puerile inganno. “Se Salomone, Omero e i filosofi più antichi condividono il mio pensiero sulla crudeltà del destino umano, non sono io lo stupido, ma gli uomini del mio tempo.” Ed è proprio polemica contro un secolo al quale Leopardi si sente estraneo e del quale disprezza tutte le tendenze. E’ il decadimento dei moderni rispetto agli antichi che non cessa di ammirare, ed è decadenza non solo morale e intellettuale, ma anche fisica per la moderna educazione che mortifica il corpo. E’ l’abbassamento del livello culturale, è la mediocrità dominante che impedisce ai grandi animi di emergere e soprattutto è la viltà degli uomini che vogliono credere che la vita sia bella e non hanno il coraggio di ammettere di non sapere nulla di non essere nulla e di non avere niente da sperare. L’operetta si conclude con un’invocazione alla morte unica liberatrice della sofferenza umana.

Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Silografi

Lo scopo principale di questa Accademia è favorire le inclinazioni e premiare l’ingegno dell’uomo. Pare che in questo secolo tutto l’ingegno umano sia rivolto alla invenzione e alla costruzione delle macchine. Ma le macchine sin qui inventate proteggono l’umanità da diversi spaventi o pericoli provocati dalla natura ma non da quelli provocati dall’uomo.

L’accademia dei Silografi propone tre grossi premi per l’invenzione di tre nuove macchine. La prima dovrà fare la parte dell’amico dell’uomo. Una macchina che non lo biasimi, non lo derida, lo sostenga nella necessità, non tradisca la sua fiducia, non faccia pettegolezzi

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I nostri video

I nostri approfondimenti:

  • Canti: una raccolta di quarantuno canzoni patriottiche, a contenuto filosofico, idilli o liriche d’amore.
  • Operette Morali: un’opera filosofica in cui Leopardi esprime la sua pessimistica concezione della vita.
     
  • Zibaldone: raccolta di note e appunti raccolti giornalmente tra il 1817 e il 1827.
  • Canti pisano-recanatesi: analisi delle più celebri poesie dei Canti, le liriche filosofiche del pessimismo cosmico 
  • Idilli: struttura e analisi delle poesie dei Canti caratterizzate dallo stile vago e indefinito

E infine, un focus sulle singole opere:

La quiete dopo la tempestaIl sabato del villaggioCanto notturno di un pastore errante dell’AsiaA SilviaUltimo canto di SaffoLa sera del dì di festaAlla lunaZibaldone

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