"L'amica di nonna Speranza" di Gozzano

Titolo: L'amica di nonna Speranza Descrizione: Analisi del testo de "L'amica di nonna Speranza" di Gozzano (4 pagine) (0 pagine formato doc)

Analisi del testo di "L'amica di nonna Speranza" L'amica di nonna Speranza Questa lirica è suggerita, secondo un modulo ripreso da una lirica di Francis Jammes, da un vecchio album di foto di famiglia, una cui fotografia ingiallita sotto la data del 28 giugno 1850 è accompagnata da una dedica “… alla sua Speranza la sua Carlotta…”.
Gozzano si lascia trasportare indietro nel tempo quando la sua futura nonna e l'amica di lei, Carlotta, avevano appena diciassette anni, erano tornate a casa dal collegio e vivevano i loro primi romantici sogni d'amore. Questi allora ricrea, ispirato dalla vecchia fotografia, il piccolo mondo provinciale di una volta, guardando con un rimpianto fra struggente ed ironico, attratto e respinto tutto a un tempo, interessato alla rievocazione sentimentale e, nello stesso tempo, compiaciuto di mettere in commedia un mondo così lontano dal proprio.
Da ciò lo stile della lirica, uno stile tutto letterario, tramato ora di ricordi culturali (fino, addirittura, all'inserzione di versi di un poeta del Seicento), ora di vocaboli quotidiani, in un tono conversevole e piano, ironico nella sua quotidianità. Così la lirica oscilla continuamente tra il gioco compiaciuto e l'effusione sentimentale, dove però il gioco non diventa mai fine a se stesso, e l'effusione, a sua volta, trova un suo limite calcolato in quella specie di controcanto che il Gozzano stesso continuamente le fa con la sua commedia. Forma metrica: strofe distiche, cioè di due versi doppi, liberamente composti, ognuno di senari, settenari, ottonari, novenari, con doppia rima interna. 1ª sezione: i primi versi descrivono il salotto degli antenati, a metà Ottocento, affastellando, in un disordine pittoresco, i mille oggetti di cattivo gusto (cioè di un gusto ormai antiquato) che lo riempiono. È un artificio a rievocare l'atmosfera di quell'Ottocento che il Gozzano sente provinciale, ma al quale, pure, si sente legato sentimentalmente. Il pappagallo impagliato, i busti di Alfieri, poeta italiano della seconda metà del Settecento, autore di tragedie, e di Napoleone, i frutti di marmo sotto la campana di vetro, gli scrigni costruiti con valve di conchiglie, l'immagine di Venezia e gli altri ricordini di viaggio, i quadri e le stampe, la tappezzerie damascata delle sedie, il lampadario a gocce di vetro sono tutti arredi e suppellettili di scarso pregio, ma con pretese di eleganza e di raffinatezza, almeno agli occhi dei padroni di casa. 2ª sezione: la scena si popola di personaggi e si riempie di suoni. Arrivano le due fanciulle, che sono considerate ormai “signorine” e quindi da poco hanno avuto il permesso di allargare la gonna di crinolina. Una suona e l'altra canta, entrambe sognano l'amore e il Principe Azzurro mentre si sentono il vocio dei bambini e i discorsi degli adulti. 3ª sezione: arrivano ora gli Zii. Tramite una successione casuale di stralci del dialogo, il poeta ci fa intuire i temi della banale conversazione, dalla quale