Dora Markus

L'appunto è il testo della poesia di Dora Markus con il commento. (2pg. file.doc) (0 pagine formato doc)

Appunto di criarc
DORA MARKUS DORA MARKUS Fu dove il ponte di legno mette a Porto Corsini sul mare alto e rari uomini, quasi immoti, affondano o salpano le reti.
Con un segno della mano avvitavi all'altra sponda invisibile la tua patria vera. Poi seguimmo il canale fino alla darsena della città, lucida di fuliggine, nella bassura dove s'affondava, una primavera inerte, senza memoria. E qui dove un'antica vita si screzia in una dolce ansietà d'oriente le tue parole iridavano come le scaglie della triglia moribonda. La tua irrequietudine mi fa pensare agli uccelli di passo che urtano ai fari nelle sere tempestose: è una tempesta anche la tua dolcezza, turbina e non appare, e i tuoi riposi sono anche più rari. Non so come stremata tu resisti in questo lago d'indifferenza che è il tuo cuore; forse ti salva un amuleto che tu tiene vicino alla matita delle labbra, al piumino, alla lima: un topo bianco, d'avorio; e così esisti! Questa poesia come tutte le poesie d'Eugenio Montale appartenenti alla raccolta “le occasioni” ha al suo interno la figura di un TU femminile.
Nel caso di Dora Markus il tu ha un nome. La figura della donna è ormai solo un ricordo perché quando l'io poetico racconta lei è assente. L'occasione, così possiamo dire, si ambienta a Ravenna e si descrive il paesaggio adriatico di Porto Corsini, caratterizzato nel testo, da pochi uomini i cui gesti sono così lenti da non far capire qual è l'azione che stanno svolgendo e quindi un senso d'immobilità è suggerito dall'andamento della poesia che è discorsivo e dal ritmo. Sappiamo della donna che la sua patria originaria è dall'altra parte dell'Adriatico.Infatti, ella è presentata mentre indica la sua terra. L'allontanamento dell'io poetico dalla donna è dato subito dal verbo iniziale “fu”. La città è detta lucida di fuliggine, i due aggettivi si contrappongono ma il Montale usa il primo, lucida, poiché la città brilla per le gocce di vapore acqueo, il secondo, di fuliggine, perché la città, è una città industriale ed è scura. Nello stesso tempo sembra quasi affondare con la primavera che non ha memoria. Alla lettura non ci sono suoni duri, ma solo parole liquide, sibilanti e fricative. Nelle Altre poesie del Montale il trascorrere del tempo è sempre connotato negativamente, poiché fa sparire la memoria e i ricordi, in questo caso, il tempo non ha fatto il suo corso e non ha cambiato la vita lenta e monotona della popolazione di Porto Corsini, che fanno la stessa vita da anni. Il verbo screzia (verso 12), indica la città che cambia colore ed è connotato positivamente. Il colore che sorge da questo cambiamento è quello dell'oro e dei monti bizantini che ricorda quando Ravenna era legata all'oriente. In questo paesaggio ritroviamo Dora Markus, la donna, colta nell'azione del parlare. Le sue parole, descrive il poeta, iridavano, cioè il loro suono prendeva il colore dell'iride, il colore della triglia moribonda. Si descrive in seguito un paesaggio di tempesta e di tristezza in cui gli uc