L'Ermetismo e Giuseppe Ungaretti: riassunto

Breve riassunto sul movimento ermetico e un approfondimento sulla poesia di Giuseppe Ungaretti (2 pagine formato doc)

Appunto di boop

ERMETISMO E GIUSEPPE UNGARETTI

L'Ermetismo e Giuseppe Ungaretti.

Dell’Ermetismo colpisce subito l’oscurità dello stile e del linguaggio, che il lettore è libero di interpretare, e il modo in cui Ungaretti, suo massimo esponente, sviluppa questa forma di sentire l’arte.
L’Ermetismo, più che una corrente poetica, è un atteggiamento dei poeti vissuti dopo la fine del dannunzianesimo (negli anni della prima metà del Novecento); esso ebbe il suo massimo splendore a Firenze fra il 1935 e il 1942 e subì l’influsso del Surrealismo francese. Per l’espansione di questo movimento furono molto importanti le riviste come “Solaria frontespizio”.
La poesia ermetica è ricorrente nel ventennio fascista, anche per necessità, in un periodo in cui non si poteva conciliare un “impegno” con la libertà”.
Nonostante fosse collocato in un’epoca storica piuttosto travagliata, esso non prese posizione nei confronti del Fascismo.
Saba, Ungaretti, Quasimodo e (solo marginalmente) Montale rappresentano degnamente questa corrente. Ungaretti si distinse dagli altri per il suo uso continuo dell’analogia e della similitudine.

ERMETISMO UNGARETTI RIASSUNTO

L’Ermetismo prese questo nome probabilmente dalla figura magico-mistica di Ermete trismegisto, consona ai temi dominanti di questo movimento: l’oscurità, la caducità dell’uomo, la parola assoluta e pura, la ricerca della realtà (gli ermetici erano alla ricerca di una realtà assoluta che non hanno mai trovato).

Giuseppe Ungaretti fu il massimo esponente di questa corrente; nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1888 (la sua famiglia si trovava lì perché il padre lavorava alla costruzione del canale di Suez) e lì trascorse la sua giovinezza.
Dopo il liceo si trasferì a Parigi, dove venne a contatto con notevoli personalità artistiche e letterarie che raccoglievano esperienze culturali dell’Europa anteguerra.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale partì volontario per il fronte del Carso, uno dei luoghi più pericolosi della storia umana: tra quelle rocce fredde ed esanimi (come lo stesso Ungaretti le definisce) trovarono la morte circa seicentomila uomini e ragazzi.
Da questa esperienza al fronte nacquero alcune sue poesie, come “Veglia”, “Soldati”, “Sono una creatura”, “San Martino del Carso”, “Fratelli” ed altre.

Giuseppe Ungaretti: poetica e pensiero

ERMETISMO UNGARETTI POESIE

La mitologia greca assegnava ad Atropo, una delle tre Parche, il compito di tagliare il filo della vita, e a lei era legato il destino degli uomini.Ma questa non è la morte che aspetta tutti: in trincea uomini e ragazzi sono esposti a tutti i pericoli della guerra, più fragili delle foglie sotto un’improvvisa folata autunnale. Meglio forse che in altre situazioni, nella realtà imperiosa della guerra il poeta riconosce la semplicità delle cose e l’essenza dell’uomo.
Parlando della sofferenza di tutti, Ungaretti maschera la sua sofferenza e amarezza per la sua condizione di soldato, ma a ciò risponde l’innato bisogno dell’uomo di reagire, perché vivere in trincea è quasi un peccato: non si ha più la percezione della vita come tale, ma si tende a desiderare una morte improvvisa pur di non soffrire più.