Gianni Rodari
Biografia di Gianni Rodari ed elenco dei libri da lui scritti. (file.doc, 2 pag) (0 pagine formato doc)
Gianni Rodari Gianni Rodari Nato a Omegna (Novara) sul lago d'Orta nel 1920 da genitori lombardi, della Valcuvia.
Fu un popolarissimo scrittore italiano di opere per l'infanzia e giornalista. Dal decimo al trentesimo anno è vissuto in Lombardia, tra il Varesotto e Milano. Questo gli permette di dichiararsi, giocando su due tavoli, come del resto fa per mestiere, lavorando contemporaneamente come giornalista (a Roma, nel "Paese Sera") e come autore di libri per bambini. I quali, a loro volta, appaiono spesso giocati su due tavoli: sono senza dubbio libri "per bambini", ma non manca chi li considera libri, tout court, capitati solo per qualche disguido nello scaffale della letteratura infantile. All'attività di redattore di "Paese Sera" affiancò quella di autore, scrivendo una ventina di libri che ebbero fortuna non solo in Italia: Il romanzo di Cipollino (1951), Favole al telefono e Filastrocche in cielo e in terra (1960), C'era due volte il barone Lamberto ovvero I misteri dell'isola di San Giulio (1978) ebbero tanto successo da essere utilizzati spesso come libri di testo nella scuola media inferiore italiana. La Grammatica della fantasia (1973) raccolse le riflessioni su questo tipo di letteratura: il sottotitolo recita infatti Introduzione all'arte di inventare storie. In linea con questi interessi, nel 1970 Rodari curò l'edizione italiana delle fiabe di Hans Christian Andersen. Lo stesso Rodari ha spiegato (in uno scritto per L'Avventura, antologia per la Scuola media ed in La Nuova Italia) che non si tratta di vere e proprie poesie, ma di "materia prima", di esercizi della fantasia, con cui va in cerca di uno spunto per un racconto, di un verso per una filastrocca, di un'immagine da mettere da parte e coltivare per il futuro. Tale tecnica è nota ai surrealisti. Rodari ha cominciato per caso, lavorava all'"Unità" di Milano, tra il '47 e il '50, quando, per una pagina domenicale dedicata genericamente "alla famiglia", scrisse i primi raccontini umoristici, ricordandosi di quelli che aveva inventato anni prima, maestro elementare, per tener buoni i suoi scolari. Ne nacque una rubrica per i più piccoli. In questa rubrica comparve anche una "filastrocca per Ciccio", su richiesta di una lettrice che aveva un bambino malato. Molte altre "filastrocche" vennero, su richiesta e ordinazione di lettori, grandi e piccoli. Egli affermò "Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire ad educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo ... " In molte storie è riconoscibile il momento in cui la logica della fantasia è costretta a fare i conti con una realtà spiacevole e a fare appello ad altre forze della personalità per dominarla. Si può concludere dicendo che le vocazioni si trovano anche per la strada, per caso, o per senso del dovere. Basta poi prenderle sul serio. Pare che Charles Dickens tenesse bene