Iliade di Omero: parafrasi

Traduzione di alcuni brani dell'Iliade di Omero: Parafrasi libri dell'Iliade di Omero (5 pagine formato doc)

Appunto di francesco40000

ILIADE DI OMERO: PARAFRASI

Iliade di Omero - Ulisse e Tersite.

Cosi, da vero capo, riordinava l'esercito; e quelli in assemblea di nuovo accorrevano dalle navi e dalle tende fragorosamente, come quando l'onda del mare sonoro mugghia sul litorale infinito, e la distesa rimbomba. Aveva le gambe storte, zoppo da un piede, le spalle ricurve, cadenti sul petto; sopra le spalle, aveva la testa a peni, e ci crescevano radi i capelli!
Odiosissimo, più d'ogni altro, era ad Achille ed Odisseo: perche spesso li svillaneggiava; quel giorno al divino Agamennone, gracchiando acuto, diceva improperi: contro di lui! gli achei terribilmente sentivano rabbia e sdegno in cuor loro.
Hai bisogno ancora di oro, che ti podi da Ilio qualcuno dei troiani domatori di cavalli, quale riscatto di un figlio fatto prigioniero da me o da un altro degli achei, oppure di giovane donna, per mescolarti con lei in amore, da tenertela tu in privato? No, non sta bene che essendo tu il capo trascini nei guai i figli degli achei.

PARAFRASI DELL'ILIADE DI OMERO

Disse così, ingiuriando Agamennone, pastore di popoli, Tersite; ma subito gli si metteva al fianco Odisseo divino, e, guardandolo storto, lo riprese con aspre parole:
«Tersite, consigliere scriteriato, anche se sei oratore eloquente, smettila e non volere da solo disputare coi re: non penso infatti che uomo peggiore di te
ci sia, fra quanti con gli Atridi son venuti all'assedio di Troia. Perciò non dovresti parlare avendo i re sulla boca4 e rivolgere loro improperi, ed agognare il ritorno. Del resto, nemmeno sappiamo come andranno le cose, se bene o male faremo ritorno, noi figli degli achei.
Per questo ora Agamennone Atride, pastore di popoli, stai ad offendere, perché moltissimi doni gli fanno gli eroi Danai: e tu parli insultando.

PARAFRASI OMERO ILIADE PROEMIO

I dubbi di Diomede
Glauco, figlio di Ippoloco, ed il figlio di Tideo
s'incontrarono in mezzo ai due eserciti, iinpazienti di darsi battaglia.
Quando poi furono a fronte, venutisi incontro,
all' altro diceva per primo Diomede possente nel grido dì guerra: «Chi sei tu, guerriero arditissimo, fra gli uomini mortali?
Poiché mai t'ho veduto nella battaglia gloriosa per il passato; ma ora precedi tutti di molto
con il tuo coraggio, hai atteso a piè fermo la mia lunga lancia: disgraziati coloro i cui figli alla mia furia offrono il petto! Se
invece uno degli immortali sei qui disceso dal cielo, io con gli dei celesti non ingaggerei davvero battaglia! poiche
nemmeno il figlio di Driante, il forte Licurgo, sopravvisse a lungo, lui che si mise a competere con gli dei celesti; lui che
un giorno le nutrici del folleggiante Dioniso
insegni per le pendici del bel monte di Nisa; quelle tutte insieme a terra gettarono i tirsi, tormentate col pungolo da Licurgo
massacratore; spaventato Dioniso.

Iliade, riassunto proemio di Omero