Poetica di Leopardi: riassunto

Breve riassunto della poetica di Leopardi: la teoria del piacere e la teoria del vago e dell'infinito (1 pagine formato doc)

Appunto di muco

POETICA DI LEOPARDI: RIASSUNTO

La teoria del piacere, elaborata nel luglio 1820, da una parte costituisce il nucleo geminale della sua filosofia pessimistica, dall’altro è il punto d’avvio della sua poetica, della concezione della poesia che informa la sua produzione.

Se nella realtà il piacere infinito è irraggiungibile, l’uomo può figurarsi piaceri infiniti mediante l’immaginazione. La realtà immaginata costituisce la compensazione, l’alternativa a una realtà parallela, in cui l’uomo trova l’illusorio appagamento al suo bisogno di infinito.
Nelle pagine dello Zibaldone si viene a costruire una vera e propria teoria della visione: è piacevole, per le idee vaghe e indefinite che suscita, la vista impedita da un ostacolo, una siepe, un albero, una torre, una finestra.  Contemporaneamente, viene a costruirsi anche una teoria del suono.

Giacomo Leopardi: riassunto della vita


GIACOMO LEOPARDI POETICA

Leopardi elenca tutta una serie di suoni suggestivi perché vaghi: un canto che vada a poco a poco allontanandosi, un canto che giunga all’esterno dal chiuso di una stanza, il muggito degli armenti che echeggi per le valli, lo stormire del vento tra le fronde. A questo punto della meditazione leopardiana si verifica la svolta fondamentale, e la teoria filosofica dell’indefinito si aggancia alla teoria poetica. Bello poetico, per Leopardi, consiste nel vago e nell’indefinito, e si manifesta essenzialmente in immagini del tipo di quelle elencate nella teoria della visione e del suono. La rimembranza diviene essenziale al sentimento poetico.

Leopardi: pensiero e poetica


CARATTERISTICHE POETICA DI LEOPARDI

La poetica dell’indefinito e poetica della rimembranza si fondono: la poesia non è che il recupero della visione immaginosa della fanciullezza attraverso la memoria. Leopardi osserva che maestri della poesia vaga e indefinita erano gli antichi: essi, perché più vicini alla natura, erano appunto immaginosi come fanciulli. Questo carattere “fanciullesco” è rivelato dal ricorrere spontaneo, nella loro poesia, di immagini vaghe e indefinite. I moderni, invece, per Leopardi, hanno perduto questa capacità immaginosa e fanciullesca. Ai moderni, che si sono allontanati dalla natura per colpa della ragione, e per questo sono disincantati e infelici, la poesia d’immaginazione è ormai preclusa; ad essi non resta che una poesia sentimentale, nutrita di idee, filosofica, che nasce dalla consapevolezza del vero e dall’infelicità. Leopardi non si rassegna a escludere il carattere immaginoso dai suoi versi.