La poesia lirica: definizione e caratteristiche

La poesiia lirica: definizione, la poesia lirica greca e la poesia lirica italiana: dal Medioevo al Seicento, dal Settecento al Novecento (3 pagine formato doc)

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LIRICA: DEFINIZIONE

La lirica
1.    INTRODUZIONE   
Lirica Genere letterario che comprende i componimenti in cui si esprime in prevalenza la soggettività del poeta.

In senso più concreto indica il componimento poetico in cui si esprime tale soggettività, attraverso sentimenti, opinioni, stati d'animo, fantasie.

POESIA LIRICA GRECA

2.    L'ANTICHITÀ GRECO-ROMANA  
Oggi si fanno rientrare nel grande genere della lirica alcuni generi che gli antichi greci tenevano distinti. I greci chiamavano lirica la poesia cantata "con accompagnamento della lira" (secondo l'etimologia) o di altro strumento a corde (pratica derivata dal mondo orientale).

I filologi dell'età alessandrina, che fissarono il canone dei più significativi rappresentanti di tale genere, distinsero tra i componimenti intonati sulla lira da una sola persona (lirica monodica) e i componimenti cantati da un gruppo guidato da un corifeo (lirica corale). Per la prima forma (dedicata all'amore, all'amicizia, alle passioni politiche) essi decretarono il primato di Alceo, Saffo e Anacreonte; per la seconda (riservata alla celebrazione di vittorie sportive, all'esaltazione di divinità o di ideali patriottici) indicarono l'eccellenza di Alcmane, Stesicoro, Ibico, Simonide di Ceo, Bacchilide e Pindaro. Non inclusero gli scrittori di elegie (Tirteo, Mimnermo, Teognide, Solone) e di giambi (Archiloco e Ipponatte) perché tali poesie venivano recitate con l'accompagnamento del flauto. Oggi, con l'espressione "lirici greci" si allude in senso lato ai poeti del VII e VI secolo distinti dagli scrittori di testi epici e di tragedie. Dopo il V secolo la lirica mutò sostanzialmente: da allora la poesia fu destinata a gruppi d'élite che la leggevano. Dai lirici greci e dagli alessandrini derivarono i loro modelli i romani (Catullo, Orazio, Tibullo, Properzio, Ovidio).

La poesia lirica dalla Scuola siciliana al Dolce stil novo

POESIA LIRICA ITALIANA

3.    DAL MEDIOEVO AL SEICENTO  
La moderna lirica occidentale nacque in Provenza, dove nel XII secolo e, in parte, nel XIII fiorì la poesia dei trovatori, che costruirono il modello lirico poi diffuso in Germania con la poesia dei Minnesänger e in Italia. Secondo tale modello la donna è un essere superiore all'amante, come il signore rispetto al vassallo (secondo la tipologia sociale del feudalesimo); la donna è dunque irraggiungibile, e l'amore ha senso indipendentemente dal raggiungimento e dal possesso della donna. Il modello provenzale venne riproposto in Italia con la scuola siciliana e rielaborato in seguito fino alla grande lirica del Dolce stil novo e di Petrarca. Il codice di quest’ultimo avrebbe poi dominato incontrastato fino a tutto il Cinquecento, producendo il fenomeno del petrarchismo.

Gli imitatori quattrocenteschi di Petrarca (Tebaldeo, Cariteo, Serafino Aquilano) diffusero la tematica e gli artifici stilistici petrarcheschi in Europa, e su questo linguaggio lavorarono i petrarchisti inglesi (Thomas Wyatt, Henry Howard Surrey) e quelli francesi (Clément Marot, Mellin de Saint-Gelais, Maurice Scève). Il petrarchismo cinquecentesco, che fa capo a Pietro Bembo, fu continuato non solo dagli italiani ma anche dagli spagnoli (Juan Boscán Almogáver, Garcilaso de la Vega), dai poeti francesi della Pléiade e dai poeti inglesi che dettero vita al sonetto elisabettiano (Thomas Watson, Philip Sidney fino a Edmund Spenser, a John Donne e a William Shakespeare.