La Mandragola di Niccolò Machiavelli: commento

Analisi della commedia teatrale di Niccolò Machiavelli, La Mandragola. Linguaggio, personaggi, temi trattati. Di cosa parla l'opera

La Mandragola di Niccolò Machiavelli: commento
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La Mandragola

La Mandragola è una commedia teatrale di Niccolò Machiavelli
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La Mandragola, capolavoro teatrale di Niccolò Machiavelli, fu scritta intorno al 1518 e rappresenta l’opera di maggior risalto del teatro comico cinquecentesco.

Questa commedia prende il titolo da un’erba medicinale, la mandragola, appunto, che secondo la credenza popolare avrebbe la capacità di combattere la sterilità femminile.

La commedia è in prosa e si compone di cinque atti con una canzone iniziale, quattro canzoni che chiudono i primi quattro atti, e un prologo nel quale si narra agli spettatori la vicenda.

La Mandragola, ambientazione e tempo

La storia è ambientata in una sola città: Firenze.

I luoghi sono indicati in modo esplicito, al punto che lo spazio dove si svolgono le vicende sono sia esterni che interni: la casa di Callimaco, quella di messer Nicia, la Chiesa dove operava fra' Timoteo, la piazza dove si incontrano per la prima volta il finto Callimaco e messer Nicia, il mercato dove Ligurio fa finta di prendere un ragazzo destinato a giacere con Lucrezia.

La parte di città in cui si svolgono le vicende è quella più lontana dal popolo, dal momento che messer Nicia aveva paura che la sua reputazione fosse rovinata se si fosse venuto a sapere che non poteva procreare. Quindi i luoghi descritti nella storia sono reali e non immaginari.

Analizzando il tempo durante il quale si svolge tutta la storia è evidente che prevalgono le azioni diurne su quelle notturne.

La vicenda dura approssimativamente due o tre giorni: lo capiamo attraverso le espressioni dirette dei personaggi, che pur non dando precise indicazioni temporali, si limitano ad indicare il giorno, la sera e la notte. 

Nel racconto viene rispettato l’ordine cronologico dei fatti.

La Mandragola, personaggi

Analizzando i personaggi, notiamo che non sono presenti nel testo indicazioni sul loro aspetto fisico: di Lucrezia, nel dialogo tra Callimaco e il suo servo Siro, si dice solamente che è bella, mentre di Nicia si dice che è vecchio.

Per quanto riguarda la condizione psicologica dei personaggi, Machiavelli lascia intendere i vari stati d’animo che i personaggi stanno provando. Si può comprendere la condizione sociale ed economica di varie figure: di messer Nicia e di Callimaco si sa la loro professione (avvocato e presunto medico) e di conseguenza si può dedurre che la loro situazione sia piuttosto florida.

I personaggi della commedia di Machiavelli sono introdotti nel prologo attraverso indizi che ne riassumono le caratteristiche morali e sociali. I personaggi della storia sono Nicia, Ligurio, Callimaco, Timoteo e Lucrezia.

Nicia è il protagonista della vicenda, nonché marito della bella Lucrezia; è benestante, presuntuoso al punto da credere d’essere bello ed elegante, capace di sedurre qualsiasi donna. Per lui il denaro non costituisce un problema, tanto da elargirlo a fra' Timoteo che avrebbe dovuto convincere Lucrezia a passare la notte con uno sconosciuto. Nicia è una testardo e pigro.

Ligurio è lo stratega della beffa, il suo linguaggio è equilibrato e sarcastico: il suo compito è quello di illudere i personaggi con doppie verità.

Callimaco è un dottore che si innamora di Lucrezia e riesce a passare la notte con lei avvalendosi dei consigli di un sensale di matrimoni, Ligurio. Nel prologo viene presentato come un giovane “amante meschino”. Utilizza un linguaggio molto colto.

Fra' Timoteo è il personaggio meno caratterizzato di tutti; di lui si sa poco. Le considerazioni fatte dal frate nel suo monologo rivelano la sua capacità di ragionare in modo freddo sul calcolo economico. 

Per Timoteo la religione è uno strumento per fare soldi: il denaro rappresenta il suo unico scopo di vita.

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Lucrezia è la moglie di Nicia, nonché l’amata di Callimaco. Si tratta di una figura in grado di adattarsi alle circostanze e mutare con esse. Passa dall’accettazione al rifiuto della Fortuna e può essere paragonata al principe machiavelliano.

Subisce una trasformazione rispetto all’inizio della vicenda: non accetta le mezze misure, per cui o si è tutti buoni o del tutto cattivi.

Il linguaggio della commedia è a tratti aulico e a tratti popolare. Nel periodo in cui è ambientata la commedia, nel '500, il latino era considerato linguaggio aulico, colto. Invece dei tratti del linguaggio popolare è rappresentante messer Nicia. Machiavelli opera questa scelta proprio per evidenziare il carattere, le idee morali e la sociologia di questo personaggio: è un provinciale, sciocco e presuntuoso.

Perciò vengono utilizzati due tipi di linguaggio: quello colto e quello più da “popolare”.

La Mandragola, linguaggio

Nella costruzione sintattica prevale la paratassi. Il ritmo della narrazione talvolta si fa più vivace, più incalzante specialmente all’omissione delle congiunzioni coordinanti.

Il linguaggio utilizzato dall’autore è piuttosto elevato per tutta la commedia.

Il tema principale della Mandragola è sicuramente l’inganno.

Il narratore è interno. Si può capire dal fatto che essendo un personaggio, può narrare solo ciò che conosce, ciò che ha visto o che qualcuno gli ha raccontato. Le sue descrizione non appaiono mai “oggettive”, ma soggettive.

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