Pessimismo ne "I promessi sposi"
Appunto sulla comprensione di "in quali termini il romanzo manzoniano può essere inteso come romanzo pessimista" (file.doc, 2 pag). (0 pagine formato doc)
A mio parere, riguardo al problema di definire o meno il romanzo manzoniano come romanzo pessimista, si deve parlare di un sup Il pessimismo nei Promessi Sposi Riguardo al problema di definire in quali termini il romanzo manzoniano può essere inteso come romanzo pessimista, a mio parere, si deve parlare di un pessimismo non radicale, come quello precedentemente affermato nella tragedia “Adelchi”, bensì di un suo superamento, seppure solamente parziale.
Manzoni non ha alcuna fiducia nelle azioni umane, in particolare nell'azione umana diretta ad un fine politico. Il personaggio di Petronio in un passo dell'opera parla d'”eterogenesi dei fini", riferendosi al fatto che i progetti degli uomini approdano spesso a risultati opposti a quelli voluti. Ciò che illustra al meglio quest'ideale di pessimismo d'insieme è l'epoca nella quale è ambientato il romanzo, che diviene al tempo stesso protagonista e ambientazione della vicenda: il Seicento, che Manzoni illustra nel suo carattere di piena contraddizione. La riflessione sul Seicento non è però solamente dettata dall'interesse del Manzoni per la storia, in aderenza alla sua piena consapevolezza di voler creare con quest'opera un nuovo genere di romanzo storico. Il poeta vuole aiutare anche i suoi contemporanei a prendere coscienza degli squilibri politico-sociali, delle ingiustizie evidenti e dell'inefficienza burocratico-amministrativa che ha frenato in passato,ma frena anche al presente, il processo di crescita economica della Lombardia unita all'unificazione nazionale dei popoli, dell'ingiustizia che colpisce tutti coloro che patiscono l'oppressione dei privilegi altrui, della violenza in ambito sociale, politico e anche familiare, della mancanza di moralità che nasce dal mancato rispetto delle più elementari norme evangeliche. Il critico Somigliano scrive a proposito della contemplazione del dolore manzoniana: “…Egli ha un'inesauribile sapienza delle nostre sventure:le pagine sulle molteplici miserie della carestia ne racchiudono forse la parte maggiore.Sono in un'evidenza rapida, piene di espressioni stringenti, dove balena di quando un sorriso senz'allegrezza, come un amaro senso delle stranezze delle sorti umane. Tutte le gradazioni di quelle sofferenze, più morali che fisiche, sono segnate con precisione intima, come se Manzoni le patisse lui stesso… la tinta è un grigio uniforme, che stringe il cuore e tiene lo spirito in una fissità dolorosa, in uno sgomento dietro il quale non ci può essere che il pensiero di Dio…” Le ultime parole della citazione sopra fatta introducono un altro tema al quale riferirsi parallelamente al tema del pessimismo e che spiega il perché bisogna parlare di un superamento parziale del pessimismo. Nel momento in cui le azioni umane falliscono interviene Dio, che opera al di sopra sia dei progetti buoni sia di quelli malvagi. Il tema religioso, in cui domina il leit-motiv del romanzo, ossia l'opera della Provvidenza di