Poesie di Giovanni Pascoli
Appunti e commenti su poesie soprattutto 'minori' di Pascoli: Contrasto, Il bove, Valentino, L’acquilone, Nella nebbia, Nebbia, Di lassù, L’assiuolo, Arano, Per Agosto, Lavandare, Il tuono. (3 pg - formato word) (0 pagine formato doc)
Pascoli CONTRASTO Dalla raccolta “Myricae”, è una ballata minore senza ritornello di due stanze, formata da endecasillabi con rima ABABBC DEDEEC.
Nella prima si parla dell'artista, un uomo che crea la sua opera e la mostra con orgoglio; nella seconda si parla del poeta. Chi è il poeta per Pascoli? È un uomo che ha il dono della visione, che poi porge agli altri facendosi intermediario; sa che la poesia è nelle cose, e consapevole di ciò è umile, modesto e schivo perché sa che non è opera sua. A differenza degli uomini comuni che non riescono a cogliere la poesia, lui è abile in questo: la coglie, la elabora e la offre agli altri, non vantandosene come fa invece l'artista. Il poeta dice: “Chi mi sia, non importa”, l'artista “Io son l'artista”. IL BOVE È un sonetto formato da due quartine in rima incrociata e due terzine in rima rinterzata. Il bove rappresenta il primo potere del poeta: ingrandire per ammirare. S'impossessa di una realtà non rassicurante, misteriosa, che sfugge all'uomo comune, ponendosi in rapporto col mistero. L'ingrandimento del dato reale è un mezzo che permette al poeta di giungere alla percezione dell'essere, ed è legato al senso di paura. Il bove è un veggente, cioè il poeta. Il bove di Pascoli Il bove di Carducci Il punto di vista è del bove, che vede la natura. Il punto di vista è esterno, inserito nella natura. Il bove è forte, paziente, solenne, mansueto. È in un mondo ove il mistero è fondamentale. La natura è priva d'ombre e sfumature. Il bove di Carducci risulta più concreto di quello di Pascoli, la natura dove è posto più tranquilla, con energia pura, positiva, solare. VALENTINO Componimento di sei quartine in rima alternata. Valentino non ha le scarpe, infatti sua madre, avendo dovuto risparmiare con fatica e amore per comprargli il vestito nuovo, non ha più soldi. L'impressione generale non è gradevole, ma alla fine il poeta tempra l'atmosfera, invidiando l'ingenuità del bambino, sottratta all'uomo dalle esperienze della vita. L'AQUILONE Componimento di ventun terzine in rima incatenata e una strofa composta da un solo verso. Il poeta è lontano dai luoghi della sua giovinezza, e il tepore del sole gli fa ricordare quando, nel collegio di Urbino, faceva volare gli aquiloni con gli amici. Tra questi, c'è il ricordo d'un amico morto. Egli lo invidia: infatti, andandosene così presto, non ha potuto conoscere i dolori dell'esistenza: meglio dunque la morte che vivere in mezzo ai dolori della vita. NELLA NEBBIA Componimento di otto terzine in rima incatenata e una strofa composta da un solo verso. Il poeta descrive la sua visione dell'alto di un paesaggio sommerso da una bassa coltre di nebbia; non riesce a vedere che le cime degli alberi e delle rovine, si sentono dei cinguettii, l'uggiolare di un cane e, soprattutto, dei passi misteriosi, né vicini, né lontani, né lenti, né veloci. Non si sa a chi essi appartengano. Gli sembra di vedere un'ombra con un pesante fardello (cioè la fati