La visione manzoniana del 1600
Appunto sull'immagine del 1600 che il Manzoni trasmette nelle pagine del suo romanzo (file. doc, 1 pag) (0 pagine formato doc)
Il 1600 secondo Manzoni Il 1600 secondo Manzoni Dalle descrizioni riportate nell'opera del Manzoni, nel `600 italiano regnava la più completa anarchia sia in campo legislativo che in quello sociale, dovuta soprattutto al giogo della dominazione spagnola.
Come s'è visto sin dal primo capitolo, nessuno poteva essere sicuro di non rientrare nei piani malefici di qualche potente signorotto, anche un mite prete di campagna, quale don Abbondio, ebbe di che temere a causa dei capricci di don Rodrigo. Questi tirannelli locali si muovevano su tutto il territorio a loro disposizione, sempre seguiti da uno spavaldo stuolo di bravi, uomini sempre pronti ad eseguire per ordine del padrone ogni sorta di ribalderia; il potere pubblico li perseguitava soltanto formalmente, attraverso gride il cui tono prolisso e autoritario stonava con la nullità dei risultati raggiunti. Era una società in cui “la forza legale non proteggeva in alcun conto l'uomo tranquillo, inoffensivo e che non avesse altri mezzi di far paura altrui” col risultato che “l'impunità era organizzata, e aveva radici che le grida non toccavano o non potevano raggiungere”. A queste gravi inadempienze, esistenti sul piano sociale dove ci si accorge di come il male fosse intrecciato anche nei rapporti personali con il tessuto istituzionale, si aggiunge una restrittiva mentalità fondata su pregiudizi che rispecchiavano una desolante povertà d'animo. E anche nella vita intellettuale la popolazione denuncia poi il grado massimo della sua ottusa vacuità, il suo esasperato formalismo, la sua smisurata arretratezza. Così si completa il quadro di una società in cui ogni valore è perso, in cui tutti sono troppo liberi di agire alle spese del prossimo che a sua volta, in un unico tentativo di salvarsi dalle grinfie della “mafia” locale, si vede sbattere in faccia le porte della giustizia al servizio dei potenti,