L'inibizione dei farmaci
Appunti sbobinati di una lezione di farmacologia tenuta presso l'Università Cattolica di Roma, sulla ricerca e la prescrizione di una terapia capace di tener conto del fenomeno dell'inibizione dei farmaci. (0 pagine formato doc)
INIBIZIONE DEL METABOLISMO DEI FARMACI
Il metabolismo dei farmaci avviene soprattutto a livello epatico, e può servire:
- per rendere un farmaco più idrosolubile e favorirne così l'eliminazione;
- per detossificare l'organismo dai farmaci (in altre parole per favorire l'eliminazione del farmaco dopo che ha svolto la sua azione farmacologica);
- per trasformare un profarmaco, somministrato in forma inattiva, nel farmaco attivo.
Spesso abbiamo a che fare con pazienti che assumono farmaci diversi per due o più patologie diverse.
Accade per cui che questi farmaci possono interagire a vari livelli, soprattutto a livello del loro metabolismo, in due modi:- attivando la via metabolica di altri farmaci, attraverso l'induzione di enzimi coinvolti in tale metabolismo;
- inibendo la via metabolica di altri farmaci, attraverso l'inibizione di enzimi coinvolti in tale metabolismo.
Molto spesso i meccanismi di interazione tra farmaci convergono sul citocromo P450.
È importante nel prescrivere una terapia tener conto di questi fenomeni, che spesso riguardano farmaci largamente utilizzati in clinica.
Farmaci che sono substrati di un particolare citocromo P450 (= sistema microsomiale), che è il sistema più importante nel metabolismo dei farmaci, possono competere con altri composti a livello dei siti di legame dell'enzima ed inibire il loro metabolismo vicendevolmente (in genere il farmaco che ha maggiore affinità finisce per inibire il metabolismo di quello a minore affinità; l'enzima si comporta grosso modo come un recettore per il suo substrato).
INDUZIONE ENZIMATICA DEFINIZIONE
Questa inibizione competitiva costituisce la base per un numero di interazioni tra farmaci clinicamente importanti.
Alcune classi di xenobiotici, tuttavia, sono di per sé potenti inibitori del metabolismo indotto dal P450 perché formano con esso complessi inattivi, inattivando l'enzima. Molti di questi inibitori sono composti azotati che si legano al sito attivo dell'enzima, ed includono un numero di farmaci che sono usati comunemente in clinica (per es. le amfetamine, metadone, sulfonilamide).Quando si prescrivono questi farmaci bisogna anche tener conto delle eventuali associazioni farmacologiche. Un es. di questi substrati inibitori è il 2-dietilaminoetil difenilpropilacetato, più conosciuto con il suo codice commerciale SFK 525, inizialmente sintetizzato come farmaco barbiturico, ma in realtà dimostratosi non avere alcun effetto come tale, e quindi ritirato dal commercio. Si vide però se era somministrato prima del fenobarbitale, prolungava l'azione farmacologica del fenobarbitale stesso. Quindi il fenobarbitale risultava più efficace se dato in associazione con l'SFK 525. Quando si verificano fenomeni di interazione è sempre necessario “aggiustare” le dosi. Sia l'SFK 525 che altri farmaci che hanno nuclei azotati nella loro molecola si legano all'enzima in maniera all'inizio reversibile, ma poi non competitiva e irreversibile e ne causano l'inattivazione. Di conseguenza tutti i farmaci che sarebber