Storia dell'editoria italiana dall'Unità ad oggi: riassunto

Riassunto della storia dell'editoria italiana dall'Unità ad oggi. Definizione di editoria, editoria e tipografia, la figura di Ulrico Hoepli, l'editoria cattolica, i grandi editori, D'Annunzio e Vittorini, il Gruppo 63, marketing integrato e diritto d'autore, distribuzione e fidelizzazione (19 pagine formato pdf)

Appunto di dpagnoni

EDITORIA: SIGNIFICATO

Storia dell’editoria.

La domanda che guida la prima parte del nostro corso è “Cos'è l’editoria?”. Inizieremo cercando di capire cosa sia una casa editrice. Quest’ultima compare in Italia nella seconda metà dell’Ottocento ed è da distinguere dalla tipografia, gia esistente da tempi molto antecedenti.
Una casa editrice è: 1) istituzione culturale, 2) centro di ricerca, 3) azienda. Fra queste tre, la categoria nella quale una casa editrice rientra meglio è la terza. Essa è infatti un’azienda che produce la merce “libri”, merce particolare in quanto composta da una doppia natura, una materiale ed una immateriale ovvero il contenuto letterario, che va al di la della carta e delle lettere stampate.
Proprio per la particolare natura della merce “libro” la casa editrice è pensabile non solo come azienda ma anche come istituzione culturale e come centro di ricerca, anche se l’istituzione culturale di per se non crea profitto. Inoltre l’editoria non si occupa di ricerca, se non all’interno di una mission aziendale.

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STORIA DELL'EDITORIA ITALIANA DALL'UNITA' AD OGGI: RIASSUNTO

Prima della metà dell’800 non si può parlare di unità d’Italia, quindi neanche di editoria italiana. Nella penisola italica esistono infatti delle differenze linguistiche troppo forti. Per una casa editrice è necessario un territorio con lingua omogenea. Nel 1861 il 78% degli italiani è analfabeta, il che significa che non esiste alcun mercato che possa permettere la nascita dell’editoria. L’unità politica non basta: è attraverso la scuola che passa l’apprendimento di una lingua. Per questo motivo sono importanti la legge Casati, promulgata come decreto legislativo del Regno di Sardegna nel 1859 ed estesa all'unificazione in tutta Italia [la legge intendeva riformare l'intero ordinamento scolastico, dall'amministrazione all'organizzazione della scuola per ordini e gradi (struttura, materie di insegnamento, personale), sancendo il riconoscimento del diritto-dovere dello Stato di intervenire in materia scolastica, sostituendo e affiancando la Chiesa, da secoli detentrice del monopolio dell'istruzione], e la legge Coppino del 1877. Quest’ultima incrementava l'obbligo scolastico portandolo dai 6 ai 9 anni rendendo gratuita l'istruzione elementare. Le spese per il mantenimento delle scuole erano però a carico dei singoli comuni, i quali, nella maggior parte dei casi, non erano in grado di sostenerle e dunque la legge non fu mai attuata pienamente. Nonostante questo, la Legge Coppino ebbe una rilevante importanza e contribuì in buona misura ad una diminuzione sempre crescente dell'analfabetismo nell'Italia di fine '800. L’Italia è molto arretrata rispetto alle altre nazioni europee: quando nel 1848 in Austria venivano stipulate le prime leggi per il diritto d’autore in Italia ancora non esisteva un’opinione pubblica, se non a livello di piccole elite.

BREVE STORIA DELL'EDITORIA ITALIANA

E’ importante capire bene la differenza fra editoria e tipografia. Le grandi case editrici possiedono le loro tipografie, ma nella maggior parte dei casi gli editori preparano il libro per poi affidarlo ad un tipografo. L’editore è colui che si frappone fra un preparatore di contenuti, lo scrittore, ed il pubblico a cui questo si rivolge organizzando il contenuto, occupandosi della commercializzazione. Il libro di cui si occupa l’editore è immateriale!
Vanno anche fatte alcune note sul genere principale di spinta commerciale: il romanzo. Esso è una forma di narrazione che necessita di un substrato linguistico-culturale. Questo vale anche per la poesia, che è vista come la forma letteraria più alta e complessa. Nella nostra tradizione culturale l’irradiamento della lingua parte da Dante e Petrarca, quindi da una forma alta, anzi dalla forma massima di espressione. Negli altri paesi esisteva invece già molto prima un ampio pubblico che leggeva romanzi: il ceto borghese, composto da elementi di media/elevata istruzione tecnico-scientifica, lontano dalla poesia e che vede nella letteratura una forma di intrattenimento. Noi ci troviamo nell’Ottocento senza romanzi perché non abbiamo un ceto borghese; siamo senza pubblico. Manzoni, ad esempio, non è un caso che sia milanese; egli pensa ad un pubblico di letterati allineati con la borghesia europea.