La progettazione della mesostruttura: la specializzazione verticale
vengono spiegate le variabili organizzative che attengono alla specializzazione verticale: grado di decentramento; il numero di livelli; l'articolazione line-staff (5 pagine formato doc)
La progettazione della mesostruttura: la specializzazione verticale - Le variabili organizzative che attengono alla specializzazione verticale comprendono:
• La distribuzione dell’autorità decisionale fra gli attori organizzativi (grado di accentramento-decentramento).;
• La lunghezza della linea gerarchica (il numero di livelli);
• L’articolazione line-staff (lo sviluppo degli organi dello staff, la loro collocazione e il tipo di relazione con la line).
IL GRADO DI ACCENTRAMENTO O DI DECENTRAMENTO
Il grado di accentramento o di decentramento è la distruzione dell’autorità decisionale fra i diversi attori. Quanto più tale autorità è concentrata in poche persone tanto più vi è accentramento; se invece tale autorità è attribuita a molte persone operanti anche ai livelli bassi dell’organizzazione, allora vi è decentramento.
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Si parla di grado per sottolineare che si tratta di valutare e di scegliere non se un’organizzazione debba essere accentrata o decentrata ma quanto debba esserlo.
Come si può regolare il grado di accentramento/decentramento? Viene regolato agendo su:
• il numero di decisioni: riferimento quantitativo che considera il numero di decisioni assegnate alle diverse posizioni e ai diversi livelli;
• il contenuto delle decisioni: viene analizzato considerando il tipo di problema affrontato; la criticità della decisione; e il tempo di feedback, e cioè il tempo necessario per conoscere i risultati della decisione assunta e quindi l’orizzonte temporale. Una classificazione molto usata è quella che distingue fra decisioni strategiche, decisioni direzionali e decisioni operative. L’accentramento aumenta quando verso il vertice vengono spostate anche le decisioni direzionali e operative, invece, diminuisce quando si ha un trasferimento verso il basso delle decisioni strategiche e direzionali;
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• i margini di discrezionalità: esprimono i gradi di libertà cui gode il decisore e quindi il controllo al quale il decisore è soggetto;
• il processo decisionale: non è sufficiente guardare a chi sceglie che cosa, ma è invece necessario considerare tutte le diverse fasi che precedono e seguono la scelta di una alternativa e gli attori coinvolti in tali fasi. Le fasi del processo decisionale comprendono: lo stimolo (percezione che sia necessario intraprendere qualche azione), l’informazione (individuazione delle alternative di azione possibili), il consiglio (la valutazione comparata delle alternative), la scelta (la determinazione dell’alternativa che si intende seguire), l’autorizzazione (approvazione di ciò che si intende fare), l’implementazione (che determina ciò che viene effettivamente fatto) e il controllo (valuta i risultati della decisione).
LEGGI ANCHE Strategie per lo sviluppo delle organizzazioni
L’accentramento è massimo quando il “decisore”svolge tutte le fasi, per contro l’accentramento è minimo se il decisore solo la fase della scelta.
• La distribuzione dell’autorità decisionale fra gli attori organizzativi (grado di accentramento-decentramento).;
• La lunghezza della linea gerarchica (il numero di livelli);
• L’articolazione line-staff (lo sviluppo degli organi dello staff, la loro collocazione e il tipo di relazione con la line).
IL GRADO DI ACCENTRAMENTO O DI DECENTRAMENTO
Il grado di accentramento o di decentramento è la distruzione dell’autorità decisionale fra i diversi attori. Quanto più tale autorità è concentrata in poche persone tanto più vi è accentramento; se invece tale autorità è attribuita a molte persone operanti anche ai livelli bassi dell’organizzazione, allora vi è decentramento.
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Si parla di grado per sottolineare che si tratta di valutare e di scegliere non se un’organizzazione debba essere accentrata o decentrata ma quanto debba esserlo.
Come si può regolare il grado di accentramento/decentramento? Viene regolato agendo su:
• il numero di decisioni: riferimento quantitativo che considera il numero di decisioni assegnate alle diverse posizioni e ai diversi livelli;
• il contenuto delle decisioni: viene analizzato considerando il tipo di problema affrontato; la criticità della decisione; e il tempo di feedback, e cioè il tempo necessario per conoscere i risultati della decisione assunta e quindi l’orizzonte temporale. Una classificazione molto usata è quella che distingue fra decisioni strategiche, decisioni direzionali e decisioni operative. L’accentramento aumenta quando verso il vertice vengono spostate anche le decisioni direzionali e operative, invece, diminuisce quando si ha un trasferimento verso il basso delle decisioni strategiche e direzionali;
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• i margini di discrezionalità: esprimono i gradi di libertà cui gode il decisore e quindi il controllo al quale il decisore è soggetto;
• il processo decisionale: non è sufficiente guardare a chi sceglie che cosa, ma è invece necessario considerare tutte le diverse fasi che precedono e seguono la scelta di una alternativa e gli attori coinvolti in tali fasi. Le fasi del processo decisionale comprendono: lo stimolo (percezione che sia necessario intraprendere qualche azione), l’informazione (individuazione delle alternative di azione possibili), il consiglio (la valutazione comparata delle alternative), la scelta (la determinazione dell’alternativa che si intende seguire), l’autorizzazione (approvazione di ciò che si intende fare), l’implementazione (che determina ciò che viene effettivamente fatto) e il controllo (valuta i risultati della decisione).
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L’accentramento è massimo quando il “decisore”svolge tutte le fasi, per contro l’accentramento è minimo se il decisore solo la fase della scelta.