Socrate, Platone e Aristotele a confronto

Differenze e somiglianze nella filosofia di Socrate, Platone e Aristotele. Confronto tra i tre filosofi sui principali temi del loro pensiero

Socrate, Platone e Aristotele a confronto
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SOCRATE, PLATONE E ARISTOTELE

Quali sono le differenze fra Socrate, Platone e Aristotele?
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Antico quanto l’umanità è l’”educare”, il cui fine è la completa formazione dell’uomo concepito come creatore e operatore di civiltà, che si adatta alla società di suoi simili e tende a perfezionarla.

Inizialmente l’educazione sorge e si sviluppa in rapporto alle tradizioni e ai costumi, dapprima come semplici indirizzi empirici, poi in modo sempre più razionale.

Atene è la città che da origine ai sofisti, che, sotto la convinzione che la verità sia relativa all’individuo che l’afferma, studiano il linguaggio poichè la retorica è l’arma della persuasion; sono cruciali essere buoni cittadini della pòlis, saper parlare in pubblico, difendere le proprie opinioni e farle prevalere.

Noi siamo come nani sulle spalle di giganti così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti (Bernardo di Chartres).

FILOSOFIA DI SOCRATE

Socrate, Platone, Aristotele sono le tre figure più influenti, nel bene e nel male, di tutta la filosofia occidentale.

Nell’Atene dei Sofisti vive Socrate, che, diversamente da Protagora (“L’uomo è misura di tutte le cose”), ricerca una misura oggettiva e universale dei termini della convivenza umana: giustizia, bene, virtù, scienza, verità, felicità, ecc. Un universale che è concreto, da utilizzare nella vita pratica. Sensibile alle dottrine sofiste, ben presto si rende conto che quella brillante eloquenza cela una scienza falsa e inconsistente.

Stando all’Apologia di Platone, un discepolo di Socrate, interrogato l’oracolo di Delfi, si sente rispondere che nessuno è più sapiente del suo maestro. Socrate, stupito e volendo dimostrare che quanto detto è falso, va interrogando sia sofisti che poeti e artigiani deducendo che questi sono solo presuntuosi che si illudono di sapere; l’oracolo ha detto il vero il vero nel senso che Socrate è cosciente della propria ignoranza.

In lui la figura del pensatore e quella dell’educatore sono inscindibili e intraprende la sua missione educativa. Il metodo socratico è di capitale importanza per la filosofia e parte dall’ammissione del “sapere di non sapere”.

Attraverso il dialogo, la discussione critica, l’analisi delle diverse opzioni, l’ironia, sono mostrati i limiti e le contraddizioni delle nostre opinioni; la verità richiede il lavoro del partire da sé (“Conosci te stesso”) attraverso l’arte maieutica (la tecnica della levatrice, infatti Socrate dichiara di avere appreso questa arte dalla madre ostetrica); la verità è conquista personale.

PLATONE

Platone identifica la Verità con il Sommo Bene, la Sapienza con la Moralità: a commettere il male è solo colui che ignora il bene, che non è sapiente.

Le tradizioni della pòlis sono però in conflitto con i nuovi principi di libertà e di autocoscienza introdotti da Socrate: mettere in discussione fin dalle fondamenta le virtù e i valori dei cittadini non poteva che condurre ad uno scontro mortale. La tragedia della condanna di Socrate è quella dell’individuo che si scontra con le opinioni della società e della maggioranza. Socrate venne messo a morte, ma le sue idee gli sopravvissero – non così Atene che pochi decenni dopo venne annessa all’impero di Alessando Magno.

Platone, che dapprima è attivo in politica, si ritira e si da alla filosofia come allievo di Socrate; il filosofo americano Alfred N. Whitehead afferma che tutto il nostro filosofare non è che un annotare a piè di pagina i suoi testi.

Immagina (mito della caverna) che gli esseri umani siano prigionieri costretti a vivere in una caverna illuminata debolmente da un fuoco artificiale, legati fin dalla nascita e posti di fronte ad uno schermo dove vedono passare le ombre degli oggetti che qualcuno muove dietro di loro - conoscenze illusorie. La realtà vera sta dietro le loro spalle, al di fuori della caverna ma uscire può essere pericoloso: la luce esterna può abbagliare fino a far diventare ciechi. La ricerca della verità è un cammino scomodo e faticoso.

Da questa famosa immagine, emergono almeno tre elementi fondamentali della filosofia di Platone, al centro della quale troviamo la superiorità della ragione, come del resto vale per Socrate:

  1. La conoscenza si acquisisce, come dall’ombra alla luce, dall’opinione alla scienza vera e propria.
  2. La natura umana consta di sfera del desiderio e degli istinti vitali primari; forza e coraggio; sfera della ragione. Si inaugura così una scissione tra la parte razionale (l’anima) e quella irrazionale (il corpo).
  3. Costruzione di una teoria dello stato perfetto in cui regnano armonia e giustizia. Così come nell’uomo è la ragione a comandare, nella città devono governare i filosofi.

Altra grande novità del pensiero platonico è l’aver teorizzato l’esistenza di idee (modelli della realtà) che sono immateriali, eterne, perfette, sempre identiche a se stesse. La realtà sensibile si ispira a quei modelli del perfetto mondo sovrasensibile di cui nel mondo sensibile vediamo solo copie imperfette.

Per Platone il Sommo Bene è anch’esso al di fuori del mondo, espressione massima della vita e quasi rimanda al bene cristiano.

Platone pensa ad un’educazione universale basata sulla selezione delle attitudini; le materie fondamentali della formazione primaria devono essere ginnastica e musica, seguite da lettura, scrittura e aritmetica sperimentale pratica (fino ai trent’anni), dai trenta ai cinquant’anni si deve sviluppare la partecipazione alla vita politica per potersi accingere a governare con giustizia.

Gli anni che separano Platone da Aristotele sono pochi, eppure il clima in cui vivono è profondamente diverso: la pòlis è in crisi sotto la pressione macedone e il cittadino perde fiducia nella politica, non essendo più coinvolto nelle questioni governative.

Aristotele è l’uomo più rappresentativo del passaggio dalla civiltà greca a quella ellenistica. Aristotele ci dice che la filosofia è “figlia della meraviglia”. Una meraviglia che appare duplice: da una parte lo stupore di fronte al mondo, dall’altra la coscienza della nostra ignoranza che causa questo stesso stupore. Si deve così ad un certo punto abbandonare l’iniziale meraviglia, e dedicarsi allo studio del mondo.

ARISTOTELE

All’idealismo di Platone contrappone l’indagine scientifica della realtà: figlio di medico ed animo di scienziato, non nega le idee platoniche ma nega che siano distaccate in un mondo superiore; non esiste l’uomo in sé, perché ogni uomo ha qualità proprie che lo distinguono dagli altri. Ma ciò che accomuna tutti è proprio l’essere uomini.

Se Socrate e poi Platone sono di fondo razionalisti, Aristotele è empirista, non c’è conoscenza che non passi attraverso i sensi. Aristotele è il primo filosofo enciclopedico: non c’è praticamente nulla della realtà che non venga da lui studiato ed analizzato. Il suo interesse principale è lo studio del movimento e delle sue cause, di cui fa una formidabile sintesi nei concetti di potenza e atto: la materia è potenza, cioè possibilità di assumere una forma, e tale realizzazione è l’atto. Se ogni mutamento ha una causa, qual è la causa prima (archè) del movimento? È Dio, motore immobile, può muovere senza essere mosso da altro, perfetto. Lo scopo dell’umana attività è la vera felicità (eudemonia) consistente nel pieno e compiuto sviluppo di tutte le potenzialità della natura razionale a cui si arriva solo tramite l’esercizio della virtù (etiche e dianoetiche).

Mentre Platone crede nella finalità politica della conoscenza e il filosofo è la sua massima incarnazione, Aristotele vede lo scopo della filosofia nella conoscenza disinteressata del reale e il filosofo è un sapiente dedito alla ricerca e all’insegnamento. Il fondamento della pedagogia è l’etica, poiché la virtù è esercizio, e la formazione morale è superiore all’educazione intellettuale.

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