Pietro Pasquali e le sorelle Agazzi
L'appunto fornisce una spiegazione chiara inerente al metodo, alla figura del docente e ai fini dell'opera educativa delle sorelle Agazzi. Inoltre, fornisce anche alcune parole-chiave utili per un'efficace argomentazione. (2 pagine formato pdf)
Pietro Pasquali, direttore didattico a Brescia, dà avvio alla riforma degli asili infantili: in particolare, egli ritiene che debbano essere “a misura di bambino” ed eliminare le forme di preconizzazione dell’istruzione.
Di conseguenza, le attività svolte devono essere “ponti tra il lavoro ed il gioco”, cioè devono avere una valenza educativa, ma senza togliere al bambino la gioia ed il piacere che derivano dal gioco. Devono essere attività pratiche con le quali il bambino apprende giocando, fornendo al bambino non un’istruzione, ma una formazione pratica, sociale e spirituale. Pietro Pasquali fornì lo stimolo per l’esperienza educativa delle sorelle Carolina e Rosa Agazzi. Queste ultime danno origine alla scuola materna, cioè una nuova concezione di istituto dedito all’educazione infantile che sia caratterizzato da un’atmosfera famigliare ed affettiva a cui il bambino è abituato a casa (infatti le sorelle Agazzi intendono creare una continuità tra ambiente famigliare e scolastico) e segnata dalla presenza materna dell’educatrice. Inoltre, seguendo le orme di Pasquali, vogliono creare un ambiente ancora più a misura di bambino, in cui venga eliminata la preconizzazione dell’istruzione e si punti ad una formazione spirituale, sociale e pratica del bambino.
LA FIGURA DELL’EDUCATRICE
Dal momento in cui si punta soprattutto ad alla formazione del bambino, piuttosto che ad un’istruzione precoce, si delinea anche una nuova figura di insegnante: l’educatrice. Ella viene chiamata in questo modo proprio per sottolineare che la sua attività è essenzialmente indirizzata alla sfera emotiva ed educativa e non all’istruzione. Inoltre, secondo le sorelle Agazzi l’attività dell’educatrice è simile ad un apostolato: l’educatrice deve possedere una vera e propria vocazione ad educare, poiché non è sufficiente il possesso di una preparazione psicologica, occorre saper tradurre le proprie conoscenze in un’opera educativa impregnata di spirito di iniziativa e organizzazione, di sensibilità e amore materno.
Di conseguenza, le attività svolte devono essere “ponti tra il lavoro ed il gioco”, cioè devono avere una valenza educativa, ma senza togliere al bambino la gioia ed il piacere che derivano dal gioco. Devono essere attività pratiche con le quali il bambino apprende giocando, fornendo al bambino non un’istruzione, ma una formazione pratica, sociale e spirituale. Pietro Pasquali fornì lo stimolo per l’esperienza educativa delle sorelle Carolina e Rosa Agazzi. Queste ultime danno origine alla scuola materna, cioè una nuova concezione di istituto dedito all’educazione infantile che sia caratterizzato da un’atmosfera famigliare ed affettiva a cui il bambino è abituato a casa (infatti le sorelle Agazzi intendono creare una continuità tra ambiente famigliare e scolastico) e segnata dalla presenza materna dell’educatrice. Inoltre, seguendo le orme di Pasquali, vogliono creare un ambiente ancora più a misura di bambino, in cui venga eliminata la preconizzazione dell’istruzione e si punti ad una formazione spirituale, sociale e pratica del bambino.
LA FIGURA DELL’EDUCATRICE
Dal momento in cui si punta soprattutto ad alla formazione del bambino, piuttosto che ad un’istruzione precoce, si delinea anche una nuova figura di insegnante: l’educatrice. Ella viene chiamata in questo modo proprio per sottolineare che la sua attività è essenzialmente indirizzata alla sfera emotiva ed educativa e non all’istruzione. Inoltre, secondo le sorelle Agazzi l’attività dell’educatrice è simile ad un apostolato: l’educatrice deve possedere una vera e propria vocazione ad educare, poiché non è sufficiente il possesso di una preparazione psicologica, occorre saper tradurre le proprie conoscenze in un’opera educativa impregnata di spirito di iniziativa e organizzazione, di sensibilità e amore materno.