L'intelligenza
Sintesi delle informazioni più importanti del capitolo sull'intelligenza del Manuale Psicologia Generale, McGrawHill, 2009 (4 pagine formato pdf)
Le teorie sull’intelligenza
Per gli psicologi l’intelligenza è la capacità di comprendere il mondo, di pensare razionalmente e usare con efficacia le risorse disponibili in caso di difficoltà.
Per gli occidentali viene intesa come l’abilità di una persona a formare categorie, abilità verbali, discutere razionalmente, abilità di problem solving e competenze sociali; per gli orientali corrisponde alla capacità di
comprensione, relazione interpersonale, pensare velocemente, cogliere l’essenziale, risultati scolastici, calligrafia, ascolto e memoria; mentre per gli africani è l’abilità nelle relazioni sociali.
Gli psicologi si sono trovati ad affrontare un problema sul fatto che l’intelligenza sia un’abilità generica o fatta di capacità specifiche. Inizialmente Spearman (1927) pensava che l’intelligenza era determinata solo dal fattore g, l’unico fattore in grado di determinare qualsiasi manifestazione di abilità mentale.
Le teorie moderne pensano che l’intelligenza sia più un concetto multi-dimensionale. Intelligenza fluida e intelligenza cristallina. Negli anni sessanta sono stati individuati due tipi di intelligenza:
- intelligenza fluida: la quale riflette le rielaborazione delle informazioni, il ragionamento e la memoria e viene usata per esempio quando si raggruppano una serie di lettere secondo un dato criterio o memorizzate in gruppo;
- intelligenza cristallizzata: consiste nell’accumulazione di informazioni, abilità e strategie che si apprendono con l’esperienza e si applicano in situazioni analoghe a quelle già vissute.
Le differenze tra questi due tipi di intelligenza si trovano in particolar modo nelle persone anziane, le quali vedono un declino dell’intelligenza cristallizzata ma non di quella fluida.
I fattori dell’intelligenza
Alcuni teorici pensano che l’intelligenza sia formata da più fattori: secondo Louis Thurstone (1938) sostiene che esistono sette fattori che lui chiama attitudini intellettiva primarie che comprendono l’abilità numerica, la visualizzazione spaziale, la memoria, il ragionamento, la fluidità verbale e la comprensione verbale.
Per gli psicologi l’intelligenza è la capacità di comprendere il mondo, di pensare razionalmente e usare con efficacia le risorse disponibili in caso di difficoltà.
Per gli occidentali viene intesa come l’abilità di una persona a formare categorie, abilità verbali, discutere razionalmente, abilità di problem solving e competenze sociali; per gli orientali corrisponde alla capacità di
comprensione, relazione interpersonale, pensare velocemente, cogliere l’essenziale, risultati scolastici, calligrafia, ascolto e memoria; mentre per gli africani è l’abilità nelle relazioni sociali.
Gli psicologi si sono trovati ad affrontare un problema sul fatto che l’intelligenza sia un’abilità generica o fatta di capacità specifiche. Inizialmente Spearman (1927) pensava che l’intelligenza era determinata solo dal fattore g, l’unico fattore in grado di determinare qualsiasi manifestazione di abilità mentale.
Le teorie moderne pensano che l’intelligenza sia più un concetto multi-dimensionale. Intelligenza fluida e intelligenza cristallina. Negli anni sessanta sono stati individuati due tipi di intelligenza:
- intelligenza fluida: la quale riflette le rielaborazione delle informazioni, il ragionamento e la memoria e viene usata per esempio quando si raggruppano una serie di lettere secondo un dato criterio o memorizzate in gruppo;
- intelligenza cristallizzata: consiste nell’accumulazione di informazioni, abilità e strategie che si apprendono con l’esperienza e si applicano in situazioni analoghe a quelle già vissute.
Le differenze tra questi due tipi di intelligenza si trovano in particolar modo nelle persone anziane, le quali vedono un declino dell’intelligenza cristallizzata ma non di quella fluida.
I fattori dell’intelligenza
Alcuni teorici pensano che l’intelligenza sia formata da più fattori: secondo Louis Thurstone (1938) sostiene che esistono sette fattori che lui chiama attitudini intellettiva primarie che comprendono l’abilità numerica, la visualizzazione spaziale, la memoria, il ragionamento, la fluidità verbale e la comprensione verbale.