Psicologia dell’handicap e della riabilitazione
Dettagliata descrizione delle varie patologie dell'handicap e le relative forme di riabilitazione: ipoacusia, cecità, autismo, ritardo mentale, disabilità motorie (56 pagine formato doc)
PSICOLOGIAS DELL'HANDICAP E DELLA RIABILITAZIONE PSICOLOGIA DELL'HANDICAP E DELLA RIABILITAZIONE.
I soggetti, le relazioni, i contesti in prospettiva evolutiva. HANDICAP: DEFINIZIONE, DIAGNOSI, INTERVENTO. Handicap: il problema della definizione. L'Oms effettua una prima distinzione tra: MENOMAZIONE, è qualsiasi perdita o anomalia a carico di strutture o funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche, a carattere permanente o transitorio; DISABILITA', è la riduzione parziale o totale della capacità di svolgere un'attività nei tempi e nei modi considerati come normali. Può essere transitoria o permanente, reversibile o irreversibile, conseguenza di una menomazione fisica, sensoriale o di altro tipo; HANDICAP, è una condizione di svantaggio risultante da un danno o da una disabilità, che limita o impedisce lo svolgimento di un ruolo normale in rapporto alla società, all'età, al sesso, ai fattori sociali e culturali. Quindi è una condizione soggetta a cambiamenti migliorativi o peggiorativi. L'handicap non è dunque una malattia, ma piuttosto la ripercussione che dei danni dati da un evento morboso (biologico) hanno sulla vita di un individuo in relazione al contesto sociale. L'handicap non va neanche confuso con lo svantaggio socio- culturale o disadattamento, che è determinato esclusivamente da fattori sociali. Da qui la doppia connotazione, biologica e sociale, dell'handicap. Nel momento in cui vi è un evento morboso, avvenuto in fase pre/peri/post-parto, si evidenziano: danni primari, ossia le lesioni di partenza; danni secondari, ossia problemi aggiuntivi, che derivano dai danni di partenza. Tali danni possono dar luogo a una disabilità che si traduce in Handicap anche in relazione alle barriere che il soggetto incontrerà quotidianamente, sia fisiche, che psicologiche e sociali: le barriere fisiche sono rappresentate dalle barriere architettoniche; le barriere psicologiche hanno a che fare sull'impatto che la disabilità ha sul soggetto stesso e sulle persone che lo circondano. Le limitazioni imposte dalla menomazione di partenza nelle varie tappe della vita possono essere accettate in misura diversa sia dall'individuo che ne è portatore che da persone diverse. I genitori, per esempio alla nascita di un bambino handicappato, possono reagire in maniera diversa in rapporto alle caratteristiche personali, al rapporto di coppia, al grado di supporto offerto da familiari e amici. Crescendo, altre fonti di barriera o al contrario di sostegno psicologico, possono essere gli insegnanti, gli operatori sociali e i pari. Le barriere sociali sono relative sia al clima culturale prevalente in un epoca, che allo stato socio-economico dei vari soggetti. Quindi nel determinare l'entità e la gravità di una situazione di handicap concorrono vari fattori, non desumibili dal danno di partenza, ma da elementi personali e contestuali che vi sono intorno alla persona disabile. Quindi: Quando si parla di handicap, ci si riferisce ad una popolazione molto eterogenea,