Capitalismo e socialismo
Sintesi riguardante le due teorizzazioni: economia e società nella prima metà dell'Ottocento, le origini del socialismo, Karl Marx e la fondazione del "socialismo scientifico", la Prima Internazionale (2 pagine formato rtf)
Nell'Ottocento, in seguito all'estensione della Rivoluzione industriale, la divisione della società fra proletari e capitalisti diventa sempre più evidente.
La principale caratteristica di questo periodo consiste nel trionfo di un'economia fondata sul mercato.
In altri termini, viene a compimento quel processo, già iniziato da tempo, ma che subisce nell'Ottocento una brusca accelerazione, per il quale non si produce più per il consumo, ma per mercati sempre più vasti, a livello nazionale ed internazionale. Insieme con il mercato e la rapida moltiplicazione degli scambi, gli altri due protagonisti della prima Rivoluzione industriale sono il capitale e il lavoro salariato.
Si verifica una netta distinzione tra l'imprenditore, fornito di capitali, e coloro che lavorano per lui. Le nuove ricchezze prodotte si distribuiscono in modo molto ineguale. La diffusione di sistemi di produzione capitalista provoca un fenomeno sociale rilevante: la progressiva eliminazione di varie categorie di lavoratori indipendenti e la loro trasformazione in salariati o, come si comincia a chiamarli, in proletari.
Si è molto discusso sulle condizioni delle classi lavoratrici in questo periodo. Prima di tutto occorre notare che, nella logica del capitalismo, il lavoro è considerato una merce come le altre, che si compra e si vende sul mercato. Le frequenti crisi economiche e la conseguente disoccupazione sono minacce sempre pendenti sulla testa dei lavoratori salariati ed in particolare degli operai di fabbrica, subordinati e legati al ritmo delle macchine. Questi ultimi ricevono paghe in genere superiori a quelle degli altri lavoratori salariati, ma non si può non considerare la gravosità degli orari di lavoro, le cattive condizioni igieniche e di sicurezza, la disciplina da caserma vigente nelle fabbriche.
In Inghilterra nascono le prime forme di resistenza e di tutela dei lavoratori dell'industria. L'impossibilità di ogni protesta legale scatena dapprima una reazione negativa e violenta contro l'introduzione delle macchine e la proletarizzazione del lavoro operaio: è il fenomeno del luddismo, al quale aderiscono gruppi di operai, che si danno alla distruzione delle macchine e all'incendio degli stabilimenti. In seguito sorgono le prime forme di associazione tra operai, le Trade Unions, inizialmente segrete, poi legalmente riconosciute.
La principale caratteristica di questo periodo consiste nel trionfo di un'economia fondata sul mercato.
In altri termini, viene a compimento quel processo, già iniziato da tempo, ma che subisce nell'Ottocento una brusca accelerazione, per il quale non si produce più per il consumo, ma per mercati sempre più vasti, a livello nazionale ed internazionale. Insieme con il mercato e la rapida moltiplicazione degli scambi, gli altri due protagonisti della prima Rivoluzione industriale sono il capitale e il lavoro salariato.
Si verifica una netta distinzione tra l'imprenditore, fornito di capitali, e coloro che lavorano per lui. Le nuove ricchezze prodotte si distribuiscono in modo molto ineguale. La diffusione di sistemi di produzione capitalista provoca un fenomeno sociale rilevante: la progressiva eliminazione di varie categorie di lavoratori indipendenti e la loro trasformazione in salariati o, come si comincia a chiamarli, in proletari.
Si è molto discusso sulle condizioni delle classi lavoratrici in questo periodo. Prima di tutto occorre notare che, nella logica del capitalismo, il lavoro è considerato una merce come le altre, che si compra e si vende sul mercato. Le frequenti crisi economiche e la conseguente disoccupazione sono minacce sempre pendenti sulla testa dei lavoratori salariati ed in particolare degli operai di fabbrica, subordinati e legati al ritmo delle macchine. Questi ultimi ricevono paghe in genere superiori a quelle degli altri lavoratori salariati, ma non si può non considerare la gravosità degli orari di lavoro, le cattive condizioni igieniche e di sicurezza, la disciplina da caserma vigente nelle fabbriche.
In Inghilterra nascono le prime forme di resistenza e di tutela dei lavoratori dell'industria. L'impossibilità di ogni protesta legale scatena dapprima una reazione negativa e violenta contro l'introduzione delle macchine e la proletarizzazione del lavoro operaio: è il fenomeno del luddismo, al quale aderiscono gruppi di operai, che si danno alla distruzione delle macchine e all'incendio degli stabilimenti. In seguito sorgono le prime forme di associazione tra operai, le Trade Unions, inizialmente segrete, poi legalmente riconosciute.