Il welfare state: definizione, nascita e sviluppo

Welfare state: cos'è, come nasce, cosa significa. definizioni, nascita, sviluppo e storia dello stato sociale nato nel capitalismo

Il welfare state: definizione, nascita e sviluppo
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Cos'è il welfare state

Cos'è e da dove nasce il welfare state?
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Il termine Welfare State si può tradurre in italiano come "Stato del benessere" o "Stato sociale". Viene utilizzato a partire dalla seconda guerra mondiale per designare un sistema socio-politico-economico in cui la promozione della sicurezza e del benessere sociale ed economico dei cittadini viene assunta dallo Stato come propria responsabilità.

Il Welfare State ha la peculiarità di essere ben presente a livello pubblico in importanti settori quali la previdenza e l'assistenza sociale, l'assistenza sanitaria, l'istruzione e l'edilizia popolare. Tale presenza si accompagna generalmente a un atteggiamento di intervento e direzione nella vita economica, sia a livello legislativo, sia attraverso la pianificazione e la programmazione economica, sia attraverso imprese pubbliche.

Il Welfare State, con il corollario dello Stato-imprenditore, rappresenta la modalità di gestione dello Stato contemporaneo nei paesi capitalisti a regime democratico. Dalla metà degli anni '60 si è cominciato a parlare di "Stato assistenziale", come degenerazione dello "Stato sociale", per indicare la crisi profonda del modello negli stati in cui è presente.

Storia del welfare state

Il Welfare State nasce all'interno delle contraddizioni del capitalismo, che annientano la civiltà contadina, la solidarietà familiare e di villaggio, e portano alla nascita di una nuova classe sociale, quella del proletariato. Non solo: il capitalismo porta con sé anche l'urbanizzazione, l'emigrazione, l'estensione del diritto di voto e l'avvento al potere dei partiti socialdemocratici.

Trasformazioni socio-economico-politiche così imponenti fanno emergere nuove forme di povertà: le famiglie vivono una difficoltà crescente, anche a causa del susseguirsi di periodiche recessioni economiche, accompagnate da elevati tassi di disoccupazione. Vedove, orfani, invalidi, anziani e chiunque manchi delle risorse necessarie per vivere rendono necessario il coinvolgimento diretto dello stato.

Esempi di welfare state

Negli anni 1883-1892, in Germania, Otto von Bismarck (1815-1898) istituisce un regime di leggi sociali a favore dei ceti più bisognosi. Precedente sono le poor law, letteralmente "leggi per i poveri", varate in Inghilterra nel 1601 e soppresse nel 1834. Solo dagli anni '20, tuttavia, queste misure raggiungono un'estensione e un'organicità tali da poter parlare di vere e proprie politiche sociali.

Una pietra miliare nell'edificazione dello Stato sociale è il Social Security Act, "Atto per la Sicurezza Sociale", promulgato negli Stati Uniti nel 1935.

In Europa una menzione particolare va alla politica sociale inglese dopo il Rapporto Beveridge del 1942, che diviene il manifesto teorico-programmatico del Welfare State.

Il welfare nel secondo dopoguerra

Nel secondo dopoguerra, grazie anche al dividendo fiscale generato dalla forte crescita economica, la maggior parte dei paesi capitalisti muove a passi veloci nell'edificazione del Welfare State, che raggiunge la sua massima estensione in Svezia e nei paesi nordici.

In Italia, a partire dal primo governo di centro-sinistra (1962-1963) si assiste a una forte crescita di leggi, istituzioni e politiche che configurano un vero e proprio Stato sociale. la punta massima sarà raggiunta alla fine degli anni '70 quando i ritmi di espansione del Welfare State diventeranno incompatibili con un contesto economico profondamente segnato dalla recessione.

Negli anni '80 il Welfare State si consolida, ma i costi per sostenere il sistema non cessano di aumentare, anche a causa di una spirale perversa disavanzo-crescita del debito pubblico-maggiori interessi passivi-disavanzo, e così via.

La crisi del welfare

La politica sociale degli Stati moderni, negli auspìci di chi la promuoveva, dovrebbe attenuare le contraddizioni dell'economia capitalistica, conciliando le esigenze di produttività e di efficienza con quelle di sicurezza, protezione e benessere diffuso.

Queste politiche dovrebbero quindi garantire le esigenze di giustizia distributiva, di equità e di solidarietà nei confronti delle fasce più bisognose della popolazione, promuovendo la pace sociale.

Il Welfare State dovrebbe inoltre rappresentare la terza via fra il sistema capitalista e quello socialista, una via né liberista né dirigistica. Ed ecco perché nascono atteggiamenti consociativi che portano il mondo politico, sindacale e del grande capitale a "cooperare in nome del Bene Comune del Paese".

Tra burocrazia e crisi politica

A partire dalla metà degli anni '60 si è progressivamente assistito a un forte aumento nel numero e nella dimensione degli apparati pubblici, dominati da logiche burocratiche e clientelari, inefficienti e inadeguati.

I trasferimenti di redditi e di ricchezza fra i differenti settori si sono rivelati inoltre spesso arbitrari e iniqui, pervasi da una logica puramente assistenziale. In Italia la spesa pubblica totale in rapporto al PIL, il Prodotto Interno Lordo, è passata da un valore inferiore al 30% negli anni 1950 al 36,3% nel 1970, raggiungendo il 48,8% nel 1980 fino a una punta del 60% verso la metà degli stessi anni '80. L'allargamento del settore pubblico negli ultimi decenni è stato impressionante.

Sul fronte fiscale, l'esigenza di coprire i costi per l'espansione e il mantenimento del Welfare State ha comportato una continua crescita della pressione tributaria, che ha portato meno consumi privati e meno occupazione. Questo apparato non ha apportato benefici ai veri bisognosi, ma alla classe media, da cui proviene la burocrazia che gestisce il sistema. Clientelismo e corruzione sono all'ordine del giorno, insieme a una classe politica sempre meno rappresentativa del corpo sociale.

L'interventismo statale, sempre più pervasivo, ha bloccato la libertà di iniziativa tipica del liberismo, portando spesso a una deresponsabilizzazione dei singoli.

La spaventosa voragine del debito pubblico e la pressione fiscale altissima sono diventate storia quotidiana dagli anni '80 in molti paesi europei.

Cause della crisi

Il fallimento del Welfare State nasce da un sistema sociale-politico-economico edificato sulla base di una visione distorta dei compiti dello Stato in ordine al bene comune.

L'ideologia su cui si fonda il Welfare State è di tipo collettivistico, e punta ad una totale pianificazione della vita sociale ed economica, con l'abolizione della proprietà privata e della libertà di iniziativa, economica e non. Molte caratteristiche del Welfare State nei paesi capitalisti ricordano, seppur in forme meno estreme, aspetti tipici dell'organizzazione sociale ed economica dei paesi del socialismo reale.

Ma è importante che lo Stato aiuti e incentivi chi ne ha bisogno, senza però fornire puro assistenzialismo. non si può perdere di vista, in questo senso, il bene comune o il principio di sussidiarietà.

Welfare state: prospettive

L'evoluzione della struttura demografica di certo non viene in aiuto delle già difficili condizioni in cui versa il sistema previdenziale, assistenziale e sanitario. Il sistema pensionistico e sanitario sono gravemente compromessi.

Per uscire dall'attuale situazione è necessaria una progressiva riduzione dell'intervento pubblico e la rivalutazione dell'iniziativa privata, sia in campo economico che sociale.

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