Globalizzazione: significato e conseguenze

Globalizzazione: qual è il significato e quali le conseguenze del fenomeno mondiale degli ultimi decenni

Globalizzazione: significato e conseguenze
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Globalizzazione: significato

Globalizzazione è un neologismo di origine inglese che indica la globalizzazione finanziaria, ossia l'esistenza di un mercato mondiale dei capitali. Le decisioni strategiche delle imprese multinazionali sono svincolate dal tema territoriale e sono giustificate da una strategia produttiva in funzione dei costi di produzione (minori) relativi nei diversi paesi e in vista di un prodotto da vendere nel maggior numero possibile di paesi.

Globalizzazione: significato e conseguenze
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In passato tutti erano convinti della necessità di aprire i mercati (e chiudere le menti) al nuovo corso dell’economia. Tutti erano a conoscenza dei presunti benefici. La realtà è invece che solo oggi si cominciano a sperimentare praticamente gli effetti negativi della globalizzazione.

La globalizzazione è l’estensione a livello planetario di un modello unico di economia, pensiero e cultura. Per capire che cos’è la globalizzazione si può parlare dei effetti più evidenti ed eclatanti. Più di tanti discorsi accademici, credo che i fatti spieghino semplicemente come le cose vanno, ed andranno in futuro. 

L'errore di fondo della globalizzazione

Per cambiare il futuro occorre prima di tutto scoprire l’errore dal quale si è sviluppata la rigogliosa pianta delle idee e delle teorie responsabili della globalizzazione dei mercati. Il sistema capitalistico globale si basa sulla convinzione che i mercati, lasciati a se stessi, tendano all’equilibrio. Di conseguenza, il mercato così libero può garantire benessere e ricchezza alla maggior parte della popolazione.

Da questa premessa, totalmente falsa, derivano tutte quelle teorie altrettanto false, che hanno cambiato in modo così radicale, la nostra società. Che i mercati non riescano ad autoequilibrarsi è stato sperimentato nei vari crack borsistici che hanno caratterizzato l’economia mondiale del ventesimo secolo, a partire da quello più famoso accaduto nel 1929. Proprio dalla disomogeneità dei mercati e dai diversi tipi di società esistenti, trae principio e forza la teoria della globalizzazione: produrre in paesi con un basso costo del lavoro e con poche restrizioni sociali ed ambientali, è oltremodo conveniente.

Le differenze sociali ed economiche cresceranno via via mentre le differenze culturali invece verranno distrutte, a favore della nascita di un modello unico di consumatore. Abbagliati dalla promessa di un economia mondiale stabile ed equilibrata, stiamo sacrificando la nostra cultura, la nostra identità, la nostra salute, le pluralità esistenti sul nostro pianeta in nome di un sistema economico distruttivo e dirompente che garantirà solo e soltanto una profonda sperequazione della ricchezza a livello planetario.

Il libero scambio a livello globale è un processo che tende a tutto meno che all’equilibrio. Se l’area in cui avviene è omogenea, se il tessuto sociale entro cui gli scambi avvengono è uniforme, allora il sistema economico sarà stabile. Ma non c’è alcun’istituzione politica a regolare l'equilibrio di questo fenomeno, semplicemente perché non si vuole avere alcun controllo democratico su questo tipo di processo: saranno sempre i più forti ed i più organizzati a trarre il massimo del profitto.

Conseguenze della globalizzazione

Immaginare il futuro del nostro sistema e delle conseguenze della globalizzazione è un dovere che ogni persona, ogni uomo deve prendere in considerazione. Le grandi innovazioni impongono uno sforzo di previsione sulle loro capacità di trasformare il mondo e gli esseri umani.

Finora della globalizzazione si conoscono le qualità a breve termine: si è cercato di far leva soprattutto sui vantaggi che gli uomini riceveranno in quanto "consumatori" o in quanto "investitori". Lasciando da una parte le nostre abitudini al consumo e la globalizzazione, dobbiamo pensare al futuro e pensare come sarà diversa la nostra società. 

Il valore del capitale sociale

La produzione continuerà a crescere, accompagnata dal costante concentrarsii della ricchezza in poche mani e dall'allargamento delle povertà vecchie e nuove e la classe media perderà potere d'acquisto al ritmo dell'1% l'anno. Il ceto medio verrà spazzato dall'avanzata del capitalismo e della globalizzazione.

Il fenomeno sta deteriorando anche il capitale sociale. Con capitale sociale si intende un insieme di valori o norme non ufficiali, condiviso dai membri di un gruppo, che consente loro di aiutarsi a vicenda e di instaurare un senso di fiducia. Si può notare che l'incidenza delle malattie è minore dove il tessuto sociale è più compatto e le differenze di reddito meno marcate, dove il capitale sociale è più elevato e dove lo sapazio pubblico è un luogo socializzante che coinvolge una larga parte della popolazione in attività. La disgregazione data dalla globalizzazione promuove invece l'individualismo come valore unico.

Un'alternativa alla globalizzazione

C'è una mancanza di alternative alla globalizzazione: non c’è attualmente un sistema economico realizzabile nelle moderne società evolute. Questa tesi è sposata anche dalla politica che, negli ultimi decenni, non solo non ha fermato il fenomeno, ma ne è stata completamente fagocitata. 

Voler accettare il libero scambio globale, significa volere od accettare l’ingiustizia globale. I vincitori della Seconda Guerra Mondiale stilarono l’ordinamento futuro dell’economia e della società mondiale: un ordinamento che ovviamente ricalca la società e l’economia di questo gruppo di nazioni. 

Che queste nazioni abbiano deciso un assetto del pianeta a loro immagine e somiglianza, lo trovo più che comprensibile (ma non giustificabile). Quello che noi oggi dobbiamo chiederci è invece: vogliamo standardizzare la cultura? Vogliamo veramente eliminare le differenze culturali?

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