L'amicizia nella cultura greca antica: tema
Tema svolto sulla celebrazione dell'amicizia nella cultura greca antica e rinascimentale (4 pagine formato doc)
AMICIZIA NELLA CULTURA GRECA ANTICA
Celebrazione dell’amicizia nella cultura antica e rinascimentale. L'amicizia ha sempre rivestito grande importanza e attirato l'attenzione degli autori, di tutte le epoche e civiltà, che l'hanno vista come la più evidente manifestazione dell'amore.
In origine, nel pensiero di estrazione classica, l'amicizia si presenta con una decisa connotazione "guerriera", in un tempo - come quello di Omero - in cui i rapporti erano su di un piano di amicizia della pólis, in cui la solidarietà viene ad essere sempre più necessaria; e successivamente "politica", in un tempo, come quello filosofico, fu Pitagora ad aver coniato il termine amicizia, insegnandola da parte degli dei verso gli uomini, degli uomini fra di loro, dell'uomo verso la donna, i figli, i fratelli, i parenti.Amicizia: saggio breve
AMICIZIA AUTORI GRECI
I fisici greci (V sec. a.C.), invece, ne fornivano una spiegazione puramente meccanicistica: la philía non era altro che la forza cosmica positiva che presiedeva all'unione dei corpi.
Tra i tragici greci chi riserva uno spazio maggiore al nostro tema, tanto da farne l'argomento dominante di una sua tragedia, l'Oreste, è Euripide, nel quale possiamo ritrovare ancora l'amicizia come solidarietà guerriera (Oreste-Pilade), ma nello stesso tempo anche il suo superamento.
Bisognerà arrivare a Socrate, per applicare l'amicizia alle persone, o per meglio dire alla psyché, che era l'elemento più intimo dell'uomo.
Aristotele, discepolo a sua volta di Platone, si dedica all'argomento nell'opera ''Etica Nicomachea'', ponendosi sulla scia della tradizione del suo maestro. Egli divide l'amicizia in tre generi, a seconda che sia basata sull'utilità, sul piacere e sulla virtù, ma mentre le prime due forme sono destinate a perire facilmente, in quanto fallaci, la terza è destinata a durare, perché è stabile e perfetta, la migliore possibile.
Il tema dell'amicizia nell'Etica Nicomachea di Aristotele
L'AMICIZIA NELL'ANTICA ROMA
Oltre che il mondo greco, anche quello romano è ricco di esempi di amicizie significative: Eurialo e Niso, Enea e Pallante, Blossio e Gracco, Scipione e Lelio, Attico e Cicerone. È proprio quest'ultimo l'autore che più di tutti gli altri offre delle pagine stupende sull’ amicizia, al punto da dedicare ad esso un'intera opera: Sull'amicizia, scritta nell'estate del 44. Analizzando l'opera possiamo cogliere il pensiero ciceroniano sull'amicizia.
Essa è un perfetto accordo di tutte le cose divine e umane, accompagnato da benevolenza e amore e, eccettuata la sapienza, rappresenta il dono più grande che gli dei immortali abbiano fatto all'uomo" Tutti gli altri beni: la ricchezza, la salute, la potenza, gli onori, i piaceri sono caduchi e incerti, solo l'amicizia è duratura, perché è basata sulla virtù e senza di essa non può esistere. L'amicizia, dunque, racchiude in sé moltissimi e grandissimi vantaggi, ma ce n'è uno che, senza dubbio, li supera tutti: essa irradia nell'avvenire la luce di liete speranze e non permette che l'animo si stanchi e cada a terra. Chi fissa lo sguardo in un vero amico, scopre, per così dire, un altro se stesso. Per questa ragione l'amico, assente, è presente; povero, è ricco; debole, è forte, e, cosa incredibile a dirsi, morto, rivive: tanto grande è il rispetto, il ricordo e il rimpianto con cui l'amico accompagna l'amico.
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