Descrizione di una battaglia. I rituali del calcio: riassunto
Riassunto del libro di Alessandro Dal Lago, "Descrizione di una battaglia. I rituali del calcio": sport ed eccitazione collettiva, ermeneutica del calcio, ecologia e politica dello stadio, etologia del pubblico (9 pagine formato doc)
DESCRIZIONE DI UNA BATTAGLIA.
I RITURALI DEL CALCIO DI ALESSANDRO DAL LAGO: RIASSUNTODescrizione di una battaglia - i rituali del calcio. Alessandro Dal Lago. Sono cambiate probabilmente le forme della violenza legata al calcio; è certo però che la violenza non è una perversa invenzione di questi ultimi anni. Esiste certamente una violenza sociale nel calcio, ma esiste anche una retorica della violenza. La retorica non consiste nel denunciare la violenza, ma nel nutrirsi del suo mito. Ogni epoca denuncia la propria crisi attribuendola alla mancanza di valori dei membri più giovani della società, e al loro comportamento antisociale. Il fascino del calcio potrebbe dipendere anche dal suo contenere essenzialmente (e cioè, da sempre) la possibilità rituale di violenza.
Violenza rituale significa "trasformata", "celebrata", "simbolica", e quindi non necessariamente praticata. Il gioco del calcio costituisce per un gran numero di praticanti, spettatori e appassionati, una autentica sottocultura, ovvero un sistema o sottosistema di simboli che orienta riti specifici, dotato di linguaggi specifici e capace di promuovere comportamenti specifici.Tema sul calcio
DESCRIZIONE DI UNA BATTAGLIA. I RITURALI DEL CALCIO: SPORT ED ECCITAZIONE COLLETTIVA
CAPITOLO I - SPORT ED ECCITAZIONE COLLETTIVA
Sport e razionalizzazione
Sport: in origine designava principalmente un’attività ricreativa; include oggi qualsiasi attività ludica di tipo agonistico, individuale o di squadra, dilettantesca o professionistica.
I giochi e le feste hanno pressoché perso ovunque, nelle società occidentali, le caratteristiche trasgressive originarie. L’eccitazione come fenomeno di massa legittimo è rintracciabile oggi solo in alcuni riti di massa, come la festa di San Fermìn a Pamplona o il palio di Siena. Ciò è dovuto al carattere puramente formale e commerciale che le feste pubbliche hanno assunto nel mondo moderno, ma soprattutto al progressivo addolcimento degli sport: da un lato sono progressivamente scomparsi quegli sport incompatibili con una sensibilità sociale ed estetica moderna (combattimenti di galli o di cani); dall’altro negli sport praticati e popolari ma realmente o virtualmente violenti (pugilato) sono state introdotte regole che limitano la violenza diretta sugli avversari. Questa umanizzazione degli sport non ha soltanto di mira l’integrità fisica degli atleti, ma la percezione morale della violenza e del pericolo da parte del pubblico. E’ il carattere intenzionale del pericolo o della violenza che viene progressivamente ridotto, ma non il pericolo o la violenza in quanto tale.
COME CAPIRE IL CALCIO
Calcio e ambivalenza emotiva
Da un lato si tende a rimuovere ogni occasione non controllata di pericolo o violenza gratuita; dall’altro si razionalizzano come normali, fatali o necessari, i rischi intrinseci allo sport (corse automobilistiche).
La recente evoluzione delle norme arbitrali mira soprattutto alla sterilizzazione del gioco, ad eliminare dall’evento sportivo l’emotività, l’espressione immediata dei sentimenti.
La stampa interpreta, amplificandoli, il bisogno di consumare emozioni in un contesto in cui le emozioni e la loro espressione non sono riconosciute come legittime.
Il calcio come fatto sociale totale
Il calcio è un "fatto sociale totale" cresciuto intorno al gioco. Con la nozione di "fatto sociale totale" si intende non solo le necessità di integrare nell’osservazione della società una molteplicità di elementi (cognitivi, giuridici, economici, politici, etc.) e la loro connessione, ma anche il riflesso di questa complessità nelle esperienze individuali. In nessuna realtà sociale come quella del calcio, questa nozione di Mauss si rivela utile. L’assistere a una partita di calcio integra un attore in un groviglio di realtà sociali, economiche, simboliche, ludiche e perfino politiche che fanno"sistema" e trovano la propria espressione completa nello stadio. Per questo potremmo definire il calcio come fatto sociale "integrale".
STORIA DEL CALCIO ITALIANO
Il calcio è :
• attività economica, investimenti leciti e illeciti (totonero, bagarinaggio);
• campo di investimenti simbolici (prestigio per i dirigenti, starship per giocatori e allenatori);
• oggetto di desiderio su cui gli attori sociali investono passioni ed emozioni, riorganizzano stabilmente e periodicamente il significato di una parte non trascurabile della propria esistenza.
Questi piani (materiale, simbolico, affettivo) sono interdipendenti.
Il calcio è uno spettacolo sociale che può divenire il simbolo di ben altri giochi sociali e politici. Una squadra competitiva sul piano strettamente sportivo diviene il simbolo, l’immagine trasfigurata di una intera città o comunità (Napoli - rivalsa del sud contro il nord).
L’uso del calcio come veicolo di prestigio politico o di pubblicità è vecchio quanto questo sport (fascismo, dittatori argentini).
Il fatto nuovo di questi ultimi anni è il ruolo crescente del pubblico come soggetto attivo: più il calcio acquista le caratteristiche di un campo di investimenti emotivi, sociali e politici, tanto più diviene una ribalta per gli attori in grado di apparirvi; costituisce per spettatori e tifosi una straordinaria occasione di essere visibili.
Tre ipotesi sulla logica dei tifosi organizzati
1. In quanto sport di squadra, che permette identificazioni con determinati simboli, il calcio promuove una divisione del mondo, in particolare dei tifosi, in amici e nemici.
Due modalità: quella linguistica del commento e quella attiva del pubblico.
L’opposizione simbolica trascende le tradizionali divisioni politiche e ideologiche e le differenze di ceto o di status. Proprio perché l’identificazione in una squadra non ha ragioni prevalenti legate a un’appartenenza sociologica, etnica o politica giustificabile, riaffermare la propria adesione è un gioco interminabile e aperto, che può essere riempito di qualsiasi contenuto. La metafora dominante del calcio è la divisione amico/nemico, una variante ritualizzata della metafora bellica (terminologia di tipo militare).
2. Una partita non è solo l’incontro tra due squadre di calcio. Per i tifosi organizzati di una squadra, la partita è l’occasione di un confronto rituale amici/nemici, che può trasformarsi, in circostanze determinate e ritualmente prevedibili o ordinate, in scontro fisico.
L’intensità di questa celebrazione o rito e la forma bellica che esso può assume dipendono da un fattore "storico" (le relazioni tradizionali di alleanza o di ostilità prevalenti tra le due tifoserie) ed uno "situazionale" (il comportamento dei due gruppi in relazione a ciò che sta avvenendo in campo). Benché i due fattori interagiscano, è soprattutto il primo che influenza il secondo.
IL CALCIO NEL MONDO
I tifosi organizzati celebrano la metafora della guerra e le loro azioni sono prevalentemente metaforiche, come pure anche le loro provocazioni. In alcuni casi la metafora può non essere compresa (pubblico generico, polizia), e la violenza verbale può trasformarsi in violenza reale.
3. Uno stadio non è solo l’ambiente fisico in cui si gioca la partita. Per i tifosi organizzato è soprattutto la cornice della celebrazione rituale della metafora amico/nemico.
Goffmann: nozione di "cornice": dimensione specifica dotata di particolari regole di rilevanza e di accesso; "provincia di significato".
Uno stadio costituisce una realtà nella realtà, valgono diverse regole, sono parlati diversi linguaggi, verbali e non verbali, si consumano altre esperienze rispetto al mondo della vita. Ciò che i tifosi portano nello stadio - biografie, rappresentazioni, immaginari, tensioni individuali o di gruppo - non viene annullato nella nuova cornice, ma trasformato, soggetto a nuovi codici.
DESCRIZIONE DI UNA BATTAGLIA. I RITURALI DEL CALCIO: ERMENEUTICA DEL CALCIO
CAPITOLO II - ERMENEUTICA DEL CALCIO
Lo stadio come sistema cognitivo e normativo
Una partita di calcio è anche un’occasione in cui un’autorità legittima (arbitro) decide istantaneamente, in base a un regolamento ufficiale e soprattutto a un sistema di riferimenti cognitivi e morali più o meno taciti e consapevoli, che possono influenzare lo svolgimento della partita.
Il Regolamento è il risultato delle modifiche apportate in base all’evoluzione storica del gioco; esso prevede, accanto a norme costutive dettagliate, norme pratiche che includono valutazioni (percettive, cognitive, morali) immediate da parte dell’arbitro. L’intenzionalità è l’aspetto decisivo di questa regola.