Relativismo culturale
Analisi e commento personale sulla definizione di cultura data da Z. Baumann.(2 pagine, formato word) (0 pagine formato doc)
RELATIVISMO CULTURALE: RELATIVISMO CULTURALE: una conquista dell'uomo del XX secolo o una meta a cui tendere? Spesso l'abitudine porta a dare per scontate tantissime cose.
Personalmente sono talmente abituata a vivere in mezzo al traffico, al cemento, all'asfalto e alle automobili che mi sembra assurdo pensare che questi siano prodotti della nostra epoca e che sia esistito un tempo in cui l'uomo riusciva a vivere senza essi. Sono talmente parte della mia routine che, non volendo, ogni giorno do per scontato la loro esistenza e la loro onnipresenza. Li vedo ormai come qualcosa di naturale e che è sempre esistito, così come, almeno sino alla scorsa settimana, ho sempre dato per scontato il concetto di cultura. Ho sentito parlare di cultura almeno da quando ho iniziato ad andare a scuola ed ho assimilato questo termine senza pensare tanto alla sua storia o alla sua evoluzione, sicura che fosse nato parallelamente e simultaneamente alla nascita dell'umanità. Pensavo questo perché da quanto avevo appreso a scuola, in famiglia o davanti alla televisione pensavo che cultura coincidesse con gli usi, i costumi, i pensieri, le religioni, le lingue, le arti, le scienze, insomma con tutto ciò che l'uomo ha materialmente e spiritualmente costruito e raggiunto nell'arco dei secoli. Non mi sono mai soffermata più di tanto su questo termine ed ho sempre dato per scontato la sua esistenza perché vedevo la cultura semplicemente come un qualcosa che non poteva non esistere se esisteva l'uomo e la società. Ecco perché sentire a lezione che il termine cultura in realtà non significava nulla e non veniva praticamente mai usato prima del XVIII secolo mi ha costretto a rivedere alcune certezze acquisite e ad affrontare con spirito critico e curioso le letture consigliate in classe. Tra tutte quella che più mi ha stimolato e spinto a riflettere è stata sicuramente “La scoperta della cultura”, capitolo tratto dal “La decadenza degli intellettuali” di Z. Baumann (pp. 97-113). Baumann ritiene responsabile del ritardo della nascita del termine cultura una prolungata e diffusa “cecità collettiva” che non ha impedito “alla gente di vedere e di sapere che gli abitanti di paesi diversi sono diversi gli uni dagli altri”(pag. 98) ma che ha ostacolato la curiosità verso il diverso e la consapevolezza che le differenze tra razze, classi sociali e sessi non scaturissero da motivi naturali o genetici ma dall'uomo e dal suo vivere in società. Secondo Baumann la “pluralità delle culture era guardata ma non vista”(pag.111) perché invece di apprezzare la diversità come una ricchezza e riconoscere la relatività delle azioni e delle opinioni umane, l'Occidente ha storpiato il concetto di cultura e soprattutto di civiltà intendendolo come qualcosa di assoluto, unico e gerarchico verso il quale tutti dovevano tendere e adeguarsi. Durante il `700 e l'800 il progetto civilizzatore dell'Occidente ha tentato di estirpare le differenze,