Lettere dal carcere di Antonio Gramsci: riassunto
Lettere dal carcere: cenni biografici e breve riassunto dell'opera di Antonio Gramsci (0 pagine formato doc)
LETTERE DAL CARCERE GRAMSCI: RIASSUNTO
“Lettere dal carcere”. Antonio Gramsci è stato uno dei protagonisti del novecento italiano. Nasce ad Ales, vicino ad Oristano in Sardegna, ai primi del 1891. Di famiglia modesta, quarto di sette figli, conclude gli studi liceali a Cagliari ed entra in contatto con il movimento socialista. Nel 1911 si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Nell’ottobre del 1911 concorre ad una borsa di studio per studenti universitari disagiati e la vince (con lui sono altri giovani che diverranno famosi: il latinista Augusto Rostagni, il germanista Lionello Vincenti e un imminente compagno di lotta, Palmiro Togliatti). La facoltà di Lettere lo entusiasma ma la vita politica lo attrae sempre di più. Nel 1913 si iscrisse al partito Socialista, di cui divenne segretario della locale federazione nel 1917. Sarà sempre più spesso al fianco di studenti e operai, impegnato nelle varie forme di propaganda e lotta politica. Nel 1915 entra a far parte della redazione torinese dell’ ”Avanti” come cronista politico, critico letterario e teatrale. Partecipe delle lotte e i travagli del movimento operaio torinese, il suo nome si afferma fuori Torino come quello di un protagonista del rinnovamento ideologico e culturale del socialismo italiano. Insieme a Togliatti, Angelo Tasca, Umberto Terracini, nel 1919 anima la rivista “Ordine Nuovo” che ha come motto: “istruitevi perché avremo bisogno della vostra intelligenza. Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno della vostra forza”.LETTERE DAL CARCERE DI ANTONIO GRAMSCI AL FIGLIO
Attento ai fermenti della lotta operaia internazionale Antonio Gramsci, non ancora 30enne spicca come teorico autorevole e geniale. Sua è l’impostazione del problema delle commissioni interne di fabbrica come centri e futuri organi del potere proletario. Nel gennaio del 1921 a Livorno al XVII Congresso del partito Socialista, la frazione comunista del PSI, costituitasi nel 1920 ad Imola, delibera la costituzione del P.C. d’Italia (aderente alla III Internazionale) e Gramsci è chiamato a far parte del Comitato Centrale. Nonostante le malferme condizioni di salute che lo travagliano dall’infanzia, Gramsci è un leader ascoltato e rispettato, anche nelle più aspre divergenze ideologiche. I Fascisti che a partire dall’ottobre del ’22 (il mese della marcia su Roma) si stanno impadronendo di tutte le leve del potere, iniziano a perseguitare i dirigenti comunisti e socialisti. In un clima di violenza che obbliga alla clandestinità, il lavoro di Gramsci diventa sempre più difficile. Emigra prima in Russia (dove conosce Giulia Scucht, che diverrà la sua compagna), poi a Vienna. Nell’aprile del 1924 viene eletto deputato e rientra in Italia. E’ uno degli ispiratori dell’opposizione antifascista, sia nelle riunioni di partito, sia alla camera dei deputati, come nel maggio del 1925, quando pronuncia un discorso contro un D.D.L. sulle associazioni segrete presentato da Mussolini. Il regime fascista, però, è deciso a stroncare ogni forma di opposizione.
Interpretazioni storiografiche del fascismo
GRAMSCI LETTERE DAL CARCERE ALLA MADRE
L’8 novembre del 1926, benché protetto dalla immunità parlamentare, Gramsci viene arrestato e rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli, nel più assoluto isolamento. Negli stessi giorni i parlamentari comunisti vengono dichiarati decaduti. A 35 anni l’opera di Gramsci, grande pensatore e organizzatore politico, è riconosciuta in tutte le capitali del socialismo internazionale, da Mosca a Londra, da Parigi a Vienna. Ma lo sforzo più grandioso deve ancora produrlo. Lo attendono 11 anni di ininterrotta reclusione. Da Regina Coeli viene trasferito ad Ustica, da qui a Milano, al carcere di San Vittore. Nel 1928 ha inizio il cosiddetto “processone”. Gramsci viene condannato a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione.