Keynes: risparmi e investimenti

Il problema, la diagnosi keynesiana, la cura keynesiana, i limiti del keynesismo (formato word pg 1) (0 pagine formato doc)

Appunto di michaelstipe
KEYNES: risparmi e investimenti KEYNES: risparmi e investimenti Fondamenti e limiti dell'analisi keynesiana Il problema Abbiamo imparato che un'economia fortemente innovativa e progrediente è un'economia instabile.
Negli ultimi dieci anni il tasso giapponese dei fallimenti d'impresa è stato doppio di quello americano, ma il Giappone si sviluppava a una velocità tripla degli Stati Uniti. C'è un secondo motivo per cui l'instabilità tende ad aumentare con lo sviluppo, ed è un motivo sul quale Keynes insistette molto, forte dell'esperienza della grande crisi mondiale cominciata nel 1929. Un'economia sviluppata è un'economia ricca, in cui è facile rinunciare al consumo e risparmiare, mentre l'investimento può essere poco attraente, giacché il capitale, che è stato ormai accumulato in grandi quantitativi, non è più così scarso come all'inizio dello sviluppo.
Se l'innovazione tecnologica e merceologica rallenta, se si dorme sugli allori, diventa probabile che si voglia risparmiare troppo rispetto agli investimenti giudicati convenienti. E la situazione opposta a quella dei Paesi poveri, in cui si risparmia troppo poco rispetto agli investimenti, che bisognerebbe realizzare per progredire. Vi sono dei correttivi naturali, s'intende. I Paesi poveri importano risparmi e capitali dai Paesi ricchi, che li esportano. Inoltre, un'economia di mercato possiede meccanismi anche interni per fare affluire il risparmio agli investitori nella giusta misura. Se per esempio il risparmio è troppo, il risparmiatore sarà poco remunerato, e l'investitore potrà indebitarsi con poca spesa, finanziare con poca spesa la costruzione del nuovo stabilimento o l'acquisto delle nuove macchine. Supponiamo che il nuovo stabilimento e le nuove macchine rendano, prevedibilmente, il 10% come tasso di profitto al lordo degli interessi passivi; e supponiamo ancora che l'investitore debba cedere al risparmiatore-creditore, che gli ha prestato i soldi, solo il 4% sotto forma di interessi passivi, e non il 5 o 6%. In tal caso rimane all'investitore il 6% di profitto netto, e non appena il 5 o 4%. Gli investimenti sono incoraggiati e i risparmi sono scoraggiati, proprio ciò che occorre per eliminare l'eccesso di risparmi. Tali meccanismi di mercato sono preziosi, però non sempre operano con sufficiente tempestività e ampiezza. La diagnosi keynesiana L'eccesso di risparmi libera una capacità produttiva esistente, che potrebbe essere impiegata per produrre beni di consumo, ai quali tuttavia si rinuncia. Al loro posto bisognerebbe produrre, con quella capacità produttiva liberata, più beni di investimento, altrimenti essa si sciupa, rimane senz'uso. Ma sappiamo quanto l'investimento dipenda dagli umori degli imprenditori, dal loro ottimismo o pessimismo: la caduta della domanda di beni di consumo può spingere la psicologia imprenditoriale verso il pessimismo, e indurre a investire di meno, non di più. E il pessimismo può trasformarsi in panico, quando la capacità produttiva inutilizzata signifi