Sociologia dell'ambiente e del territorio

Sintesi completa dei più importanti studi sulla sociologia dell'ambiente e dei principali trattati che regolano la materia

Sociologia dell'ambiente e del territorio
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Cos’è la sociologia dell’ambiente

Cos’è la sociologia dell’ambiente
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La sociologia dell’ambiente nasce negli anni ’70 in opposizione alla sociologia: una critica che muove verso questa è che si occupi solamente dei rapporti tra sociali tra uomini, ma trascura il fatto che questi rapporti si svolgono in un ambiente che li influenza e condiziona.

Una delle caratteristiche principali della sociologia dell’ambiente è che mette in discussione il mito del progresso illimitato, e che con la tecnica l’uomo possa risolvere tutti i problemi. La sociologia dell’ambiente si occupa di problemi ecologici prodotti socialmente, e delle reazioni sociali ai problemi ecologici.

La scuola di Chicago pone le basi alla sociologia dell’ambiente, ma non si accorge dell’artificializzazione messa in atto dall’uomo. Quando se ne accorge nasce un problema sociologico e nascono anche diverse visioni a riguardo. Il conservazionismo: cioè conservare la natura circoscrivendo delle parti grazie a parchi naturali (la conservazione è intesa come gestione economica), e il preservazionismo: la natura deve essere lasciata nella condizione propria senza alcun tipo di interferenza umana.

Sociologia dell’ambiente: protagonisti

I protagonisti di questa particolare branca della sociologia sono fondamentali per capire lo sviluppo del tema. Vediamoli nel dettaglio.

Aldo Leopold

È una figura molto carismatica che opera negli anni ’50, scrive un libro, Almanacco di una vita semplice, costituito da una parte di esperienze della natura e da una parte in cui esprime il suo pensiero. E’ il primo esempio di ecologismo, parla di una coscienza ecologica e conservazione come armonia tra uomo e natura. Sostiene la teoria dell’autoregolazione, secondo la quale tutto ciò che si trova in natura ha un suo scopo e l’uomo non deve assolutamente interferire alterando questi equilibri. Si oppone al conservazionismo di quegli anni, in quanto la natura ha un suo valore intrinseco e non può avere valore economico (primi segni di etica ambientale). Un paragrafo del suo libro è intitolato “pensare come una montagna”, bisognerebbe cioè smettere di pensare sempre antropocentricamente, ma bisognerebbe pensare da un punto di vista biocentrico.

Leopold presenta comunque dei limiti: basa il suo discorso sul sentimentalismo, l’amore per la natura, ma noi non possiamo appellarci al sentimento per creare regole. Questo sentimentalismo sfocia nel primitivismo nostalgico: egli è favorevole alla caccia moderata ed una fruizione limitata della natura. Si immagina l’eden, una prospettiva elitaria che in democrazia non può essere rispettata.

Carson Rachel

Carson Rachel
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Opera negli anni ’60, è una biologa marina che studia l’effetto dei pesticidi ed in particolare il ddt, che venne usato dagli americani nella guerra contro i Viteong, con la scusa di eliminare la malaria. Carson si schierò contro le industrie chimiche, e nel suo libro “primavera silenziosa” spiegò che gli organismi vegetali si adattano producendo caratteristiche di resistenza e le industrie producono pesticidi sempre più potenti che aumentano il degrado ambientale. Dopo la pubblicazione del suo libro fu attuata una legge che vietava l’uso del ddt. Nel 1961 fonda il WWF.

James Lovelock

Opera negli anni ’70, è medico, chimico e biofisico inglese e ha formulato un’innovazione della teoria dell’evoluzione. La terra si autoregola adattandosi ai vari mutamenti e modificazioni attuate dall’uomo, e ricrea sempre la condizione ideale per la conservazione della vita. Il problema non è se la terra sopravviva, ma se l’umanità riuscirà a trovare le condizioni per sopravvivere. La sua prospettiva è di tipo olistico, prende in considerazione tutti gli aspetti e non scinde la natura dall’uomo.

Edward Goldsmith

È il fondatore della rivista The ecologist, ed il contributo più importante è la sua teoria che il progresso sia antievolutivo. Per mantenere il progresso di gaia bisognerebbe non alterare il suo equilibrio, mentre il progresso tecnologico agisce in senso opposto, alterando il climax di gaia, cioè la condizione di massima stabilità; il progresso è quindi antievolutivo. Inoltre l’uomo sostituisce agli ecosistemi naturali ecosistemi sempre meno complessi, e quindi meno capaci di reagire agli attacchi esterni.

Legislazione sul tema ambientale

Ecco alcuni dei trattati fondamentali che sanciscono importanti svolte in senso ambientale.

Trattato di Roma

Con il Trattato di Roma del 1957 si parla per la prima volta di ambiente in Europa, e successivamente, nel 1972 cominciano ad essere stilati dei Trattati.

Il primo è il Rapporto del Club di Roma che commissionò al Mit di Boston una ricerca sullo stato dell’ambiente. La ricerca intitolata “I limiti dello sviluppo”, prevedeva conseguenze catastrofiche e risultati scoraggianti. Apparve chiaro, quindi, che c’era bisogno di intervenire, parlando di limiti allo sviluppo. Abbinare ambiente e sviluppo significava ammettere che le risorse sono limitate.

Conferenza di Stoccolma

La Conferenza di Stoccolma del 1972 sull’ambiente umano, venne organizzata dalle Nazioni Unite, vi parteciparono 11 nazioni e portò alla stesura di una dichiarazione, in cui i principi essenziali si riassumono dicendo che: si prende atto della forte capacità manipolativa umana, che la popolazione sta crescendo e quindi potrebbero esserci problemi per la conservazione dell’ambiente, che la protezione ambientale è un dovere di tutti i governi, ma la novità assoluta consiste nell’introduzione della responsabilità verso le generazioni future e nell’educazione ambientale dei giovani. Venne inoltre elaborato un piano d’azione che conteneva 109 raccomandazioni riguardanti la politica demografica, le risorse e le energie rinnovabili.

Carta di Belgrado

La Carta di Belgrado del 1975 introduce una forte novità nell’etica universale: prima l’etica riguardava solamente il rapporto morale tra uomini, mentre questa nuova etica ambientale radica l’uomo nella biosfera. Tutto ciò è volto a formare una popolazione mondiale cosciente e preoccupata per la questione ambientale e i problemi relativi connessi. Bisogna incentivare la popolazione e coinvolgere la cittadinanza (attraverso l’attuazione di Agenda 21 locale) affinché si sviluppi una coscienza ecologica, si aumentino le conoscenze e si cambino gli atteggiamenti in vista di un’assunzione di responsabilità.

Rapporto di Brutland

Nel 1987, con il Rapporto di Brutland, la presidente della commissione delle Nazioni Unite fu incaricata di formulare una strategia sostenibile da attuare entro il 2000.

Ella propose princìpi e strategie per realizzare lo sviluppo sostenibile. Lo sviluppo sostenibile consente la soddisfazione dei bisogni delle generazioni presenti, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i loro. Il rapporto tra crescita e sviluppo, auspica non un aumento quantitativo, ma un aumento qualitativo che prescinda da quello quantitativo.

Conferenza di Rio

La Conferenza di Rio del 1992 fu la più grande conferenza sull’ambiente. Venne organizzata dall’ONU e vi parteciparono 150, anche se non tutti firmarono la relativa documentazione. La “Dichiarazione di Rio sull’ambiente e sviluppo”, contiene una serie di princìpi considerevolmente rilevanti:

  • Princìpio 1 – gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative lo sviluppo sostenibile.
  • Princìpio 10 – si riconosce l’importanza del coinvolgimento di tutti i cittadini alle questioni ambientali.
  • Princìpio 15 – “al fine di proteggere l’ambiente gli stati applicheranno il metodo precauzionale: in caso di rischio, di danno grave o irreversibile, l’assenza di certezza scientifica assoluta non deve essere un pretesto per rinviare l’adozione di misure adeguate dirette a prevenire il degrado ambientale”. La nostra ignoranza non è una scusante se c’è un rischio di danno ambientale, dobbiamo provare che la nostra iniziativa non sia dannosa, altrimenti dobbiamo astenerci dal compierla. Molti scienziati hanno svuotato di significato questo princìpio, dicendo che la scienza non dà certezze, ed è come mettere un bavaglio alla loro ricerca.
  • Princìpio 17 – introduce la VIA, Valutazione d’Impatto Ambientale. Quando si intraprendono grandi costruzioni d’infrastrutture bisogna attuare la VIA, per vedere la struttura che effetto può avere sull’ambiente.

Altro documento importante è l’Agenda 21 – Cose da fare per il ventunesimo secolo. Questo documento serve a concretizzare lo sviluppo sostenibile, ed è un piano d’azione contenente proposte e suggerimenti per combattere la lotta alla povertà, per preservare le risorse naturali e cambiare i modelli di produzione e consumo. Tutti gli stati l’hanno sottoscritta, impegnandosi a metterla in atto con l’aiuto della popolazione. Agenda 21 propone l’Agenda 21 locale, poiché in certi casi occorre il riconoscimento degli enti locali, ed il coinvolgimento dei cittadini attraverso dei forum, dove si può discutere e proporre soluzioni riguardo situazioni critiche. Dopo Rio l’ONU ha istituito una commissione europea per lo sviluppo, che ha il compito di monitorare l’attuazione di agenda 21 locale in tutti i paesi.

Altro documento prodotto è la Convenzione sulla Diversità Biologica, che riconosce il valore intrinseco della biodiversità, che deve essere preservata esigendo la conservazione naturale degli habitat e degli ecosistemi in sito. La diversità biologica è essenziale in tutti gli ecosistemi terrestri, marini, acquatici, affinché si diversifichino, per l’agricoltura e per motivi etici. La diversità è un bene da preservare, in quanto offre ai sistemi maggiori capacità di sopravvivenza e adattamento ai cambiamenti.

La conferenza di Rio presenta numerosissimi aspetti positivi:

  • Nesso tra sviluppo ed ambiente 
  • Dovere di tutela dell’umanità verso l’ambiente 
  • Il benessere non coincide con la disponibilità di reddito 
  • Prospettiva diversa da quella economica.

L’unico aspetto negativo della conferenza di Rio è che seppur sia stata la conferenza più importate della storia, si è dovuta comunque piegare a dei compromessi di matrice politica, infatti per questi princìpi non sono previsti obblighi giuridici o sanzioni, né tantomeno scadenze temporali da rispettare.

Conferenza di Aalborg

Delegazione di 170 paesi riunita a Kyoto
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Una tappa fondamentale per l’ambiente è la Conferenza di Aalborg del 1994, riguardante le città sostenibili. Furono prodotti diversi documenti in cui si riconosce l’importanza della capacità di carico delle città europee, cioè il numero di persone che può frequentare una località nello stesso periodo senza comprometterne le sue caratteristiche. La città è strategica perché è il nucleo più piccolo e a partire dai doveri si possono iniziare a risolvere i problemi più importanti. La sostenibilità va raggiunta grado per grado e non si può ottenere una volta per sempre.

Protocollo di Kyoto

Il Protocollo di Kyoto del 1997 è una ripresa di Rio, si elaborano una serie di obblighi:

  • Obblighi di breve termine per limitare i cambiamenti climatici 
  • Obblighi di medio termine 
  • Obblighi di lungo termine.

Gli obblighi non sono attribuiti in misura uguale a tutti i paesi, ma si distinguono tre categorie: 1-Paesi aderenti alle Nazioni Unite (che devono rispettare gli obblighi generali)  2-Paesi sviluppati e Paesi con economia in transizione  3-Paesi sviluppati (intenti a rispettare tutti gli obblighi del protocollo).

Il protocollo impegna i Paesi Industrializzati e quelli in Transizione a ridurre il 5% le emissioni antropogene di gas che alterano l’effetto serra naturale. Non ci sono limitazioni per i Paesi in Via di Sviluppo. La novità del protocollo è la commercializzazione dei diritti di emissione, a ogni Stato viene assegnato un tetto massimo d’inquinamento e se lo si supera si va incontro a sanzioni. Ci sono però degli Stati che non consumano tutta la quota assegnata, ed è quindi possibile comprare la loro parte di diritti di emissione.

Conferenza Internazionale di Salonicco

La Conferenza Internazionale di Salonicco del 1997 propone l’educazione e la sensibilizzazione come pilastri per la sostenibilità, unitamente a sostegni legislativi ed economici. La sostenibilità richiede un approccio olistico ed interdisciplinare.

Carta dei Princìpi di Fiuggi

Anche la Carta dei Princìpi di Fiuggi, sempre del 1997, propone un’educazione ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole. Fu promossa dai ministeri di Pubblica Istruzione e dell’Ambiente. Fornire informazioni per l’educazione ambientale rivolta ai cittadini di ogni età, imprese e agenzie educative.

Vertice di Johannesburg

Il Vertice di Johannesburg del 2002 è stato un bilancio di Rio dopo 10 anni. C’erano ancora tendenze negative: *aumento delle estinzioni delle specie e degli habitat:

  • Estinzione delle foreste 
  • Eccessivo sfruttamento degli stock ittici 
  • Minaccia del geneticamente modificato

Ha anche fattori positivi:

  • Crescita delle aree protette 
  • Riduzione di produzione di cluorofluorocarburi 
  • Emissioni di carbone ferme al ’98 

Lo sviluppo sostenibile fa parte della coscienza comune.

Ci si sofferma sull’utilizzo di una strategia per incrementare l’uso delle risorse rinnovabili, e si pone attenzione sull’acqua, il suolo e le foreste. Princìpio del “Pollutter pays”, chi inquina paga e ne ricava anche un danno reputazionale. Non limitare la crescita, ma cambiarla.

Impegno a dimezzare entro il 2015 il numero di persone con un reddito inferiore a 1 dollaro al giorno, e chi non ha accesso a acqua potabile. Rispetto dei diritti umani e della libertà.

Tutto ciò con l’obiettivo di sviluppare modelli sostenibili di produzione e consumo.

L’ambientalismo

Le conseguenze dell’ambientalismo portano ad un aumento di conflitti sociali, determinati da innovatori ed oppositori di tecnologie. Questi fenomeni sono soprannominati N.I.M.B.Y, ossia not in my back yard, non nel mio giardino.

I cittadini sono consapevoli dell’importanza della tutela dell’ambiente, ma ciò comporta un allungamento dei tempi decisionali e di sfiducia della gente verso le amministrazioni locali. Questa conflittualità sociale deve essere affrontata con la creazione di nuove figure professionali, come il mediatore ed il facilitatore ambientale, che potrebbero assistere la popolazione nell’attuazione degli impegni contenuti in Agenda 21 locale, cosicché anche la popolazione capisca le esigenze dei governi territoriali.

Dagli anni ’70 in poi assistiamo alla sublimazione domestica della richiesta di natura, ovvero, quasi la metà delle famiglie italiane possiede animali domestici o terrazzi in cui ci sono piante ben curate. Con la modernizzazione e l’aumento della popolazione ci sono pochi spazi verdi e gli esseri umani si oppongono all’artificializzazione della vita richiudendosi nei loro spazi ed adattandosi.

L’etica ambientale

L’etica riflette sui valori fondamentali, necessari per valutare la condotta morale degli uomini. La domanda a cui l’etica intende rispondere venne formulata da Socrate: “come uno deve vivere”, ma il deve è inteso come dovrei, cioè scelta individuale e responsabile.

Etica e morale significano entrambi come bisogna comportarsi, ma l’etica è la riflessione sulla morale. Nel secolo scorso l’etica si occupava solamente dei rapporti tra gli uomini, poiché solo questi avevano rilevanza morale.

L’etica ambientale nasce quando si prende atto che l’uomo è parte integrante della natura ed ha il dovere di preservarla. Questa è una vera e propria rivoluzione, perché al centro viene posta la biosfera, non solo l’umanità. L’uomo non ha il diritto di dominare la natura, le risorse non sono inesauribili. La coscienza ecologica solleva un ripensamento critico sull’organizzazione delle società tecnologiche e l’idea di progresso. Tuttavia l’etica ambientale non è contro la tecnica, ma solleva la domanda “tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche moralmente lecito?”.

Nell’etica ambientale si distingue tra ecologia profonda ed ecologia superficiale/moderata. L’ecologia profonda considera un dovere la preservazione della natura senza alcun intervento umano, né valutazione economica, dato che la natura ha un suo valore intrinseco.

Ci sono tre diverse posizioni nell’ecologia profonda:

  1. Il Bioequalitatismo ecocentrico è la posizione più radicale che sostiene l’uguaglianza di tutti i viventi sul pianeta.
  2. L’Equità interspecifica (o uguaglianza biocentrica), cioè tutte le specie viventi in quanto uguali hanno lo stesso diritto a sopravvivere perché hanno un valore intrinseco.
  3. La Comunità biotica, vale a dire che tutti i viventi coappartengono ad un insieme biotico.

L’ecologia moderata ha invece una visone antropocentrica, occorre controllare il consumo di risorse, limitare l’inquinamento e preservare la natura affinché l’uomo possa sopravvivere. In ogni caso non viene valutato il diritto dell’uomo a sfruttare la natura.

L’etica non può essere associata al sentimento, ma dobbiamo avvalerci di argomentazioni razionali piuttosto che sentimentali per descrivere la rilevanza morale della questione ambientale:

  1. Responsabilità verso i nostri simili, l’ambiente sano è fondamentale per la sopravvivenza umana.
  2. Responsabilità verso le generazioni future (anche se quest’idea è un po’ controversa e ci sono diverse obiezioni riguardo la giustizia intergenerazionale, poiché non sappiamo quali saranno i loro bisogni futuri e poi non c’è un rapporto reciproco). Yonas prende a  modello l’amore parentale basato su un rapporto asimmetrico.
  3. Responsabilità verso gli altri viventi, abbiamo un compito morale di salvaguardare l’ambente per far sopravvivere le altre specie (nuova concezione dei viventi non umani, Konrad Lorenz).
  4. Riconoscimento del valore della biodiversità, diritto dell’ambiente e non all’ambiente. Si adotta una prospettiva olistica in cui comprendiamo il diritto degli animali, degli umani e del pianeta.

Riguardo il terzo livello di responsabilità una figura vitale è Konrad Lorenz, che ha inaugurato la Scienza del Comportamento Animale, dimostrando che gli animali agiscono anche per istinto ed automatismi innati, non come affermavano i comportamentisti.

Il movimento per i diritti degli animali ha sempre sostenuto una differenza ontologica tra uomo e  animale, ma oggi quest’idea viene messa in discussione poiché anche gli animali usano un linguaggio, pensano e hanno una coscienza.

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale, nasce nel 1978 a Bruxelles per iniziativa dell’UNESCO, il primo articolo, che è poi il fondamento dell’animalismo, cita: “tutti gli animali nascono uguali davanti la vita ed hanno gli stessi diritti all’esistenza”.

L’animalismo ci dice che l’uomo ha sempre compiuto discriminazioni, anche rispetto alle altre specie; bisogna eliminare lo specismo.

La filosofia ambientalista

I creatori della filosofia animalista sono:

  • Peter Singer: riconosce un princìpio di uguaglianza di trattamento non solo tra le persone razionali, se no dovremmo escludere anche chi ha problemi mentali, i neonati etc. Gli animali hanno una sensibilità e va tutelato ogni essere umano che abbia interesse alla vita.
  • Tom Regan: introduce il concetto “soggetto di una vita”; chiunque è soggetto di una vita ha interessi, pensieri, sentimenti… si ha un valore inerente e dobbiamo riconoscere  gli stessi diritti a tutti, anche agli altri esseri viventi. Dobbiamo tutelare l’ambiente anche per i diritti degli animali.
  • Mary Midgley scrive un libro “perché gli animali”, in cui critica il contrattualismo (l’uomo si associa in comunità per essere più forte), ma è favorevole ad un rapporto asimmetrico anche con gli animali.

Le biotecnologie

Le biotecnologie sono tecnologie che intervengono sul patrimonio genetico, ed una delle principali problematiche connesse è che la biodiversità non viene tutelata.

Nel Protocollo di Cartagena del 2000 si è compreso il rischio che gli organismi geneticamente modificati possono avere sull’uomo e nei riguardi dell’uso sostenibile della biodiversità. Nel rispetto del princìpio 15 gli Stati sono tenuti a comunicare tra loro le informazioni riguardanti la biosicurezza.

Modificando organismi viventi si da origine a organismi transpecifici. Secondo alcuni tali organismi sarebbero incompatibili al metodo evolutivo, ed eticamente inammissibili, perché si monetizza la materia vivente (biopirateria). Inoltre la biodiversità non viene preservata, perché le specie più deboli vengono sopraffatte, la varietà rende l’ecosistema più stabile e resistente; ed anche l’uso di pesticidi non potrebbe essere eliminato, poiché le piante svilupperebbero capacità maggiori di resistenza. Oltre tutto gli ogm non risolvono il problema della fame nel mondo, il problema non è di scarsità di risorse e poi non è provato che gli ogm siano più produttivi. Le industrie purtroppo lasciano prevalere gli interessi economici rispetto ai problemi ambientali, e brevettando semi gm hanno il monopolio sulla situazione alimentare.

In Italia è stato sottoscritto un documento non ufficiale riguardo le biotecnologie, dove vengono sollevate perplessità riguardo gli ogm, l’integrità dell’uomo e il rispetto della vita.

La sostenibilità ambientale

Tra i compiti dei sociologi vi è anche quello di individuare degli indicatori sociali: indici sintetici di descrizione di un fenomeno, relativo ad un aspetto della realtà. Gli indicatori generalmente sono oggettivi, ma quando si parla di indicatori sociali vi è sempre una parte soggettiva, misurata attraverso opinioni ed atteggiamenti. Gli indicatori vengono usati nella definizione della qualità ambientale, e i sociologi ne hanno definiti alcuni:

  • La rarità 
  • La biodiversità 
  • La stabilità 
  • La sensibilità 
  • La fragilità 
  • La capacità di carico, a cui è collegata l’impronta ecologica (ecological foot print), cioè la rappresentazione in ettari di superficie terrestre occupata dall’attività umana e da quanto le risorse sono ancora sfruttabili.

Indicatori della sostenibilità ambientale

La sostenibilità ha diversi indicatori:

  • Economico, cioè adatta allocazione delle risorse necessaria ad ottenere equità sociale
  • Ambientale, conservazione del capitale naturale
  • Sociale, ossia equità nella distribuzione di reddito e di ricchezza.

Abbiamo sue tipi di sostenibilità: la sostenibilità forte consiste nell’avere un valore costante tra capitale naturale e quello prodotto dall’uomo, la sostenibilità debole separa le due sfere. Nasce un’opposizione tra ecologisti e sviluppisti, gli ecologisti propongono una strategia di sufficienza (produrre di meno moderando le esigenze, ma è difficile da attuare perché esige un cambio radicale degli stili di vita), gli sviluppisti sostengono una strategia di efficienza (ridurre l’intensità delle risorse per unità prodotta, ovvero è sempre un aumento produttivo). L’economista Herman Daily ha individuato tre indicatori per ottenere uno sviluppo economico sostenibile: *i tassi di consumo delle risorse rinnovabili non devono superare quelli di rigenerazione 

*i tassi di consumo delle risorse non rinnovabili non devono superare i tassi di sviluppo delle risorse sostitutive rinnovabili 

*il tasso d’inquinamento non deve superare la capacità di assorbimento e rigenerazione da parte dell’ambiente.

Bisogna ripensare il modello di crescita e produttività non più legato al profitto, e quindi nasce l’esigenza di un indicatore diverso dal PIL, che misura solamente il benessere monetario, viene creato l’ISU – Indice di Sviluppo Umano, che ai dati del reddito somma quelli della sanità, l’istruzione, qualità ambientale. I valori dell’ISU sono compresi tra 0e1.

Si afferma in economia l’idea di una contabilità ambientale, con l’adozione da parte di qualche grande impresa del bilancio ambientale; un bilancio in cui si affermano le relazioni tra l’impresa e l’ambiente, si valuta l’impatto ambientale di un prodotto dalla culla alla tomba. Talvolta però l’ecobilancio ha solo finalità di marketing, per conferire all’impresa un’immagine sostenibile.

Nel 1992 venne creato da una direttiva CEE il marchio ECOLABEL, un’etichettatura ecologica su scala comunitaria. Introduce due vantaggi:

  • La commercializzazione di prodotti a minore impatto ambientale 
  • Una migliore informazione verso i consumatori.

Non si applica però a cibi bevande e  prodotti farmaceutici. Nel 2003 l’ECOLABEL è stato esteso anche alle strutture ricettive, che offrono come servizio principale il pernottamento, con il fine di ridurre il consumo energetico ed idrico e favorire l’uso di fonti rinnovabili riducendo l’impatto ambientale. Anche le norme ISO 14000 e l’EMAS (Eco Management and Audit Scheme) sono rivolte ad una maggior protezione ambientale. Tutte queste certificazioni sono volontarie, vengono rappresentate da un logo e spesso costituiscono uno stratagemma nelle decisioni aziendali.

Turismo sostenibile

Il turismo sostenibile è quel tipo di turismo che non compromette il patrimonio ambientale, culturale e sociale del territorio, che deve essere programmato con le comunità locali, che sia giusto e equo per il paese ricevente e che non provochi danni all’ambiente naturale ed alle attrazioni turistiche.

L’impatto del turismo di massa sull’ambiente ha provocato notevoli disastri:

  • Desertificazione 
  • Deforestazione 
  • Distruzione di habitat naturali 
  • Acque di scolo mal depurate 
  • Perdite di petrolio dalle navi 
  • Scarichi di benzina dalle barche 
  • Conseguenze dell’uso di aerei, riscaldamenti e condizionatori.

I documenti più importanti riguardanti il turismo sostenibile sono: il Codice Mondiale di Etica del Turismo e la Carta di Lanzarote per un Turismo Sostenibile.

La definizione di ecoturismo per il WTO è: “turismo in aree naturali che contribuisca alla protezione della natura ed al benessere della popolazione locale. Minimizzare gli impatti negativi sul paesaggio naturale e socio-culturale. Generare benefici economici e sensibilizzazione alla protezione ambientale”.

La capacità di carico turistica è il numero di persone che può frequentare una località nello stesso periodo senza compromettere le sue caratteristiche. E’ fondamentale nello sviluppo sostenibile.

Il soft turism è un tipo di turismo che tiene conto della sostenibilità ambientale, si basa sullo sviluppo di piccole imprese turistiche locali. Il tasso di crescita turistica deve essere abbastanza basso e la quantità di turisti non deve compromettere le risorse.

Questo tipo di turismo è indicato per un turista responsabile ed è adatto per le zone ancora marginali.

La Carta di Rimini del 2001 si ispira all’Agenda 21, che invita i paesi dell’area mediterranea che sono giunti a un turismo maturo, a ripensare i loro modelli turistici. Vengono diffuse buone pratiche di gestione sostenibile del turismo.

Anche il Touring club ha creato la Carta sull’Etica del Turismo e dell’Ambiente, in cui si lancia l'idea del turismo e dell’equilibrio ambientale.

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