Gli anni tra le due guerre nell'arte
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Tendenze realiste negli anni tra le due guerre Gli anni tra le due guerre sono caratterizzati da un ritorno alla figuratività e da una maggiore razionalità rispetto alle esperienze delle avanguardie.
Questa tendenza è detta “ritorno all’ordine”. In Italia il ritorno ad un’arte più tradizionale ben si coniuga con lo spirito del nuovo regime. È perciò sul versante opposto a quello dei dadaisti che negli anni 20 conversero una serie si esperienze che sfruttando la razionalità produttiva rifiutavano in modo netto e polemico le spirito delle avanguardie.
Questo fenomeno generale si diffuse tra la fine della prima guerra e la metà degli anni 20 come ritorno all’ardine, rappel à l’ordre. In Italia alcuni protagonisti delle avanguardie come boccioni e Carrà avevano dato segni di un forte ripensamento sulla linea da imprimere alle proprie ricerche, richiamandosi alla storia e alla realtà. Alla conclusione del conflitto ad affermare il uovo programma di restaurazione dell’ordine e della tradizione fu la rivista valori plastici diretta da Broglio. Il fascismo italiano dava una grande importanza all’organizzazione del consenso rivolgendosi ai mass media e allo spettacolo attraverso il ministero della cultura popolare.
Essi non riuscirono però ad imporre un’iconografia di tipo statale. In Germania il nazismo andava contro le avanguardie mentre negli USA lo stato divenne protagonista della vita artistica dando vita ad un arte impegnata nel sociale, realista, spesso fredda e distaccata (Hopper). Il realismo arcaico di Arturo Martini.
Arturo Martini,scultore veneto attivo in Italia tra gli anni 20 e gli anni 40 del XX secolo. Adesione alla corrente realista-figurativa tipica di quegli anni (Valori Plastici e Novecento). Sintesi plastica e arcaismo formale, ricerca sui materiali. Egli seppe liberare la scultura dalle scorie accademiche senza irretirla nelle fatiche degli sperimentalismi. Operò una ricerca in varie direzioni con opere dal carattere arcaico.